In Italia In Italia Luciano Ferraro

Il vino non serve, ma nulla è più necessario. Parola di monsignore

Il vino non serve, ma nulla è più necessario. Parola di monsignore

In occasione dell’udienza privata con Papa Francesco organizzata da Veronafiere-Vinitaly per gli imprenditori del vino italiano, Martino Signoretto, vicario episcopale di Verona, ha parlato di vino e Sacre scritture. Dalle nozze di Cana a Noè e la vite, fino al ruolo del nettare di Bacco nelle diverse religioni.

C’è un monsignore che sa raccontare il vino meglio di mille giornalisti, sommelier e critici. Si chiama Martino Signoretto, è il vicario episcopale di Verona, insegna Antico Testamento all’Istituto San Zeno. È un biblista e uno scrittore. È un divulgatore moderno delle Sacre scritture. In una dolce notte romana, nel gennaio scorso, ha incantato un centinaio di commensali nella Casa dei Cavalieri di Rodi, spettacolare edificio affacciato sui Mercati Traianei.

I produttori del vino a Roma

Riuniti in tavoli rotondi da dieci posti, c’erano gli imprenditori del vino italiano, invitati a Roma da Veronafiere-Vinitaly per una udienza privata con Papa Francesco, che si era tenuta poche ore prima. Accanto al presidente di Veronafiere, Federico Bricolo, c’erano due ministri, Giancarlo Giorgetti (Economia) e Francesco Lollobrigida (Agricoltura), e il presidente della Camera Lorenzo Fontana. Piatti del 2 stelle Michelin Giancarlo Perbellini, abbinati a quattro vini: Metodo Classico Abissi Riserva Marina 2018 di Bisson, Gorgona di Frescobaldi, Valpolicella Superiore Ognisanti di Novare 2021 di Bertani e il Vino Santo Trentino 2006 di Gino Pedrotti. Paolo Massobrio li ha descritti con efficacia e sapienza.

Il format della “Cena dei 4 calici”

Ma il protagonista della serata è stato il racconto del monsignore. Sembrava di essere a teatro, con Signoretto protagonista di un monologo che ha trasformato gli studi teologici in uno spettacolo. Con una serie di citazioni, tra Antico e Nuovo Testamento, il monsignore ha fatto capire a tutti che esiste un modo alto e semplice, sublime ma alla portata di tutti, di raccontare il vino. Un liquido che accompagna la storia del Cristianesimo. Nessun’altra bevanda al mondo contiene così tanta storia, ed è così ricca di simboli e significati.
Il format ideato da Signoretto si chiama “Cena dei 4 calici. Il brindisi di Gesù”. Quattro atti, il calice del benvenuto, del racconto, della benedizione, dell’alleanza. Si è capito subito che non sarebbe stata una seriosa serata all’insegna della teologia.

Per cominciare il calice del benvenuto

«Sono un prete e il mio lavoro ha qualcosa in comune con quello dei sommelier: entrambi beviamo sul lavoro», ha esordito sorridendo il monsignore. «Il calice del benvenuto», ha spiegato, «è quello che si beve all’inizio della cena, quando ci si siede, un gesto che ci separa dal mondo. Come quello di spegnere il cellulare, gesto profetico e di grande potenza».
Questo registro, in equilibrio tra modernità e citazioni dei testi sacri, è stato mantenuto per tutta la serata. Come nel racconto in cui nelle Sacre scritture iniziò il rapporto tra l’uomo e il vino dopo il diluvio universale.

Tre modi di intendere il vino da Noè in poi

«Quando Noè scende dall’arca, che in ebraico significa scatola, come se dovesse contenere tutto il mondo, la sua azione viene spiegata con un solo versetto: piantò la vigna e vinificò. Certo, per voi produttori non è così semplice, il lavoro della vinificazione è più complesso. Noè si ubriacò, come si può vedere nel famoso quadro di Michelangelo. E da quel momento sono nati tre filoni sul consumo di vino nelle Sacre Scritture. Il primo è il divieto di bere, proprio per effetto dell’ubriacatura di Noè. Il vino come Satana. Una linea che finisce nel Corano, anche se poi si garantisce un paradiso pieno di vino. Il secondo filone è la moderazione. Se agli uomini piace bere, ma io riesco a contenermi, è segno di virtù. Il terzo filone è la contemplazione, come nel Cantico dei cantici. Il vino che ubriaca di senso. Il vino usato per spiegare la sensualità di un bacio».

Bisogna insegnare ai giovani come bere vino

Con questa forza narrativa, monsignor Signoretto ha spiegato come si può convincere i giovani a evitare abusi: «La prevenzione dall’alcol si fa insegnando a bere vino», ha detto. Ricordando il dialogo con una ragazza: «Mi disse che aveva bevuto un superalcolico e si era sentita aggredita, mentre si era sentita accolta con un bicchiere di vino». E il miracolo di Cana? «Dimostra che il vino non serve, ma nulla è più necessario del vino. Perché vogliamo non solo nutrirci. Ma anche celebrare. E un po’ trasgredire». Parola di monsignore.

Foto di apertura: in autunno le foglie della vite si colorano di rosso © Pixabay – congerdesign

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© Riproduzione riservata - 06/02/2024

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