Il valore della Malvasia nelle pagine di un libro
Alla presentazione online del libro Malvasia, il vino prezioso d’Oriente che Venezia rese nobile nel Mediterraneo di Angelo Costacurta e Sergio Tazzer è nata una riflessione attuale sul suo rilancio e la sua valorizzazione.
Non sarà forse un vino che cavalca i trend attuali di consumo, ma la Malvasia, e la varietà da cui deriva, possono vantare una storia avventurosa quasi millenaria. Anzi sarebbe più corretto parlare di Malvasie, perché ampia è la famiglia delle varietà che a partire dal Peloponneso e dal Basso Medioevo si diffusero nel bacino del Mediterraneo fino ad arrivare, oltre lo Stretto di Gibilterra, a Madeira e alle Canarie. Il loro viaggio è ben illustrato nel volume Malvasia, il vino prezioso d’Oriente che Venezia rese nobile nel Mediterraneo di Angelo Costacurta e Sergio Tazzer (Kellermann Editore, 2020) presentato on-line sabato scorso.
La collana Grado Babo
Il libro fa parte della collana Grado Babo, che già conta un altro testo (Marsala. Il vino di Garibaldi che piaceva agli inglesi). «Ogni titolo della raccolta racconta un vino protagonista», spiega Roberto da Re Giustiniani di Kellermann Editore, «un vino che è passato attraverso guerre, invasioni, conquiste, scambi commerciali, un vino che ha fatto la storia».
Il ruolo dei mercanti veneziani
Il viaggio comincia «nel segno della croce», ricorda il professor Angelo Costacurta, «con l’enciclica di papa Innocenzo III che chiamava i cavalieri cristiani alla quarta crociata». E prosegue con il coinvolgimento della Repubblica di Venezia e dei mercanti veneziani, a cui bisogna riconoscere il merito di aver introdotto le Malvasie nelle regioni adriatiche e mediterranee.
Da Shakespeare a Lutero
Gli episodi citati nel libro che vedono protagonista la Malvasia sono davvero tanti. «Nel Riccardo III di Shakespeare», racconta il giornalista Sergio Tazzer, «l’uccisore del duca di Clarence minaccia: “Ti annegherò in una botte di Malvasia”. E proprio in una tinozza di Malvasia Giorgio Plantageneto, duca di Clarence, finì i suoi giorni, affogato in segreto da due sicari… durante la Guerra delle due rose». Interessante la metafora di Martin Lutero: “Dio non sta con un randello dietro di te, ma ti è davanti con un bicchiere di Malvasia”.
Il racconto della Malvasia
La presentazione del libro è stata l’occasione per riflettere sul rilancio e la valorizzazione della Malvasia, con un passato da vino di gran pregio e un futuro tutto da costruire, basato, per esempio, sul racconto della sua storia. «Si potrebbe innestare una narrazione, raccontando le sue vicissitudini nel bacino del Mediterraneo. Perché alla fin fine i vini si vendono anche per la storia che rappresentano, non solo per la tendenza che incarnano», è stato il focus del mio intervento (Elena Erlicher era tra i relatori della presentazione, ndr). L’economista Maurizio Sorbini ha parlato di “pillole di storia dinamica”, che dovrebbero accompagnare il racconto del vino come prodotto artigianale.
Alla ricerca di identità e del giusto abbinamento
Il produttore friulano Alberto d’Attimis Maniago, da parte sua, auspica che la Malvasia possa trovare una propria identità. La voce della ristorazione è stata portata, in primo luogo, dal sommelier e ristoratore trevigiano Eddy Furlan (La Panoramica), che ha sottolineato la versatilità nell’abbinamento con il cibo (per esempio, è ottima con i formaggi erborinati); e poi dal ristoratore veneziano Sergio Fragiacomo (Bistrot de Venise) che ha parlato del valore del legame della Malvasia (istriana) con la cucina della tradizione. Proprio a quest’ultima, la Malvasia istriana, è stata conferita unanimemente da parte dei presenti la palma della qualità.
Malvasia, il vino prezioso d’Oriente che Venezia rese nobile nel Mediterraneo
di Angelo Costacurta e Sergio Tazzer, Kellermann Editore, 2020, 15 euro
Foto di apertura: il Collio, patria della Malvasia istriana
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