Il primato delle risorse umane

Il primato delle risorse umane

Continuano i segnali di crisi nel mondo del lavoro. Il più palese riguarda la ristorazione e il commercio al dettaglio: manca il personale. Bisogna tornare a investire sulle risorse umane, puntando sulla formazione e sulle nuove competenze digitali.

Nell’industria, in agricoltura e nei servizi è scattato l’allarme risorse umane, che è più insidioso di un’altra preoccupazione attuale, la scarsità di materie prime. Le difficoltà di reperire bottiglie e cartoni, la crisi energetica e l’inflazione galoppante, infatti, stanno senza dubbio creando uno stallo economico. Tuttavia, il nostro Paese dovrà affrontare un altro problema la cui soluzione prevede una merce più rara di qualsiasi combustibile: la visione politica. Stiamo parlando di lavoro e di uno scenario sociale preoccupante.

La mancanza di personale

Sono innumerevoli i segnali di crisi nel mondo del lavoro. Il più palese, per l’esposizione mediatica di questi mesi, riguarda la ristorazione e il commercio al dettaglio: manca personale. Il problema ha raggiunto dimensioni così eclatanti da mettere in discussione il modello. Sembrano (per fortuna) evaporati i “grandi lavoratori” che per mantenere la famiglia si dedicavano alla causa con abnegazione, noncuranti di orari folli e remunerazioni scarse.

Le possibili cause

Qualcuno carica la responsabilità sul reddito di cittadinanza, in combinata col malcostume del lavoro nero, per cui gli italiani non sarebbero più incentivati a prendersi impieghi ordinari, nemmeno quando si tratta di assunzioni a tempo indeterminato. Qualcun altro ritiene che due anni di pandemia abbiano accelerato un cambiamento nella visione del futuro, soprattutto dei giovani, sempre meno inclini a sacrificare amicizie e tempo libero. Anche la tendenza demografica segnala un tracollo delle nascite e una fuga dagli impegni familiari che rendevano un tempo inevitabile trovare un lavoro stabile. Il quale, per altro, oggi suona come un ossimoro.

Il ruolo del Covid

Ma ristorazione & co. stanno soffrendo così tanto per la mancanza di collaboratori che auspicabilmente si innescherà un processo virtuoso, che porterà a una diversa considerazione dei collaboratori. Lo scenario è comune a tanti altri settori, forse tutti. Potremmo chiamare in causa anche una inadeguata rappresentanza sindacale, che si sta sgretolando come quella politica lasciando sul campo milioni di persone sole. Ma questo è un altro problema, ben più drammatico. Non dimentichiamo neppure la contingenza della pandemia che affligge la forza attiva, provocando interruzioni di servizi essenziali, come reparti ospedalieri o scali aeroportuali, e meno essenziali (botteghe e locali) per improvvisa assenza di personale causa virus.

L’importanza della formazione

Per rimanere nel nostro ambito, i manager segnalano da tempo carenza di forze nel vigneto, in cantina e nelle posizioni più appetite da giovani neolaureati, nella comunicazione e nel marketing. Se si trovano giovani entusiasti, questi spesso non hanno ricevuto una formazione adeguata.
Chi si occupa di istruzione segnala una mancata corrispondenza tra competenze richieste in azienda e conoscenze acquisite dagli studenti. Secondo il World Economic Forum il 65% dei bambini, oggi alle scuole primarie, farà un lavoro che non esiste ancora: la digitalizzazione ha accelerato i cambiamenti, a partire dai software utilizzati in azienda e dagli strumenti di comunicazione. Facebook per i nostri figli è roba da boomer, la definizione con cui ci danno elegantemente dei vecchi.

Bisogna avere mente aperta e curiosità

Chi si occupa di unire i mondi della scuola e del lavoro svolge un ruolo determinante. Sono necessarie soft-skills, competenze fluide: la mente deve rimanere elastica e aperta. Un obiettivo vitale e complesso, considerata la resistenza umana al cambiamento, ma inevitabile: il dipartimento del lavoro Usa stima che chi entra quest’anno nel mondo del lavoro arriverà all’età di 38 anni con in media sei lavori alle spalle.
Ci ritroveremo a VinoVip Cortina per discutere proprio dei temi della formazione e delle nuove competenze e ci auguriamo che la fiammella accesa nel piccolo del nostro settore possa essere di buon auspicio per una presa di coscienza generale della centralità delle risorse umane, che per il made in Italy in particolare sono decisive.

Foto di apertura: le risorse umane hanno un ruolo centrale nel mondo del lavoro che sta affrontando un serio problema di mancanza di personale © A. Moca

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© Riproduzione riservata - 08/07/2022

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