In Italia In Italia Luciano Ferraro

Il coronavirus insegna a guardare il mondo con occhi diversi

Il coronavirus insegna a guardare il mondo con occhi diversi

Cosa resterà di queste giornate con la mascherina, nelle città svuotate dai decreti e dalle paure? Mentre scriviamo l’Italia sta provando timidamente a trovare una nuova normalità.

Quando tutto sarà davvero finito, come ha assicurato il sindaco di Torino, Chiara Appendino, ci sarà una grande festa di piazza. Grande quanto il Paese. Ma, nell’attesa, quali insegnamenti può trarre il mondo del vino dall’era del coronavirus?

#1

L’assenza dell’Europa unita

Si è notata la mancanza di una strategia comune, con misure diverse da nazione a nazione. Con frontiere chiuse, riaperte, richiuse all’interno e poi all’esterno, talvolta in ordine sparso. Con la corsa ad accaparrarsi mascherine e respiratori dei singoli Paesi, bloccando l’export.

Anche il mondo delle fiere del vino ha scontato la concertazione che non c’è. Mentre la società che gestisce la ProWein di Düsseldorf ha deciso di annullare l’evento 2020, Vinitaly l’ha prima rinviato da aprile e giugno, poi, solo dopo lungo travaglio, ha deciso (alla fine di marzo) di cancellarlo. Quando Giovanni Mantovani, l’ad di VeronaFiere, parla dei giorni in cui è stata presa la strada del rinvio corto, li ricorda come “i più terribili della mia vita professionale”. Non deve essere stato semplice valutare i rischi di una fiera in cui diminuiscano, a causa dell’epidemia, il pubblico e gli espositori, anche se il contagio sarà nella fase discendente in Italia o, come tutti sperano, risolto.

L’arrivo dei visitatori a Prowein 2019 @Messe Düsseldorf, C. Tillmann.

La necessità di una visione comune

Ma è proprio in questi momenti duri e oscuri che sarebbe servita una linea comune: tutto sarebbe stato più semplice se gli organizzatori dei più grandi eventi europei del vino avessero preso assieme la stessa decisione, sedendosi allo stesso tavolo e firmando un comunicato congiunto. In fondo le aziende che partecipano ai grandi appuntamenti in Italia e in Germania, sono le stesse. Dare una indicazione univoca sarebbe stato un modo per rassicurare gli imprenditori del vino. Poi, quando tutto sarà finito, si potranno rimettere in campo le rivalità (e magari anche qualche sgambetto).

#2

La grande distribuzione con un nuovo ruolo

Con la chiusura di ristoranti ed enoteche, i supermercati sono rimasti l’unica zona franca in cui acquistare bottiglie di vino. Molte aziende si sono trovate impreparate su questo fronte. Le Cantine che ritenevano che gli scaffali affollati di etichette spesso a basso prezzo non fossero abbastanza titolati per ospitare le loro bottiglie, ora trovano precluso l’unico canale di vendita aperto. In questi mesi abbiamo ascoltato i racconti di vignaioli che hanno visto aumentare gli ordini dalle catene della grande distribuzione perché da tempo coltivavano un rapporto d’affari. In qualche caso, la gamma si è ampliata.

Una strada per raggiungere più consumatori anche al tempo del Covid-19

La catena che acquistava solo l’etichetta entry level di una Cantina, ha allargato l’offerta verso l’alto. L’era del coronavirus insegna, quindi, che la grande distribuzione può essere guardata con occhi diversi, con meno sufficienza e con una consapevolezza mutata. Arrivare a un numero elevato di consumatori è un fattore di sviluppo. Chiudersi in un circuito di enoteche e ristoranti di alto livello può diventare pericoloso in momenti di crisi e di recessione come questo (ovviamente con l’eccezione dei super vini della fascia più alta).

#3

Le vendite online

Anche in questo caso la maggior parte delle Cantine italiane non si è mostrata preparata ad affrontare la crescita della domanda. Esistono ottimi siti per l’acquisto di bottiglie online, come Tannico, Wineshop o Vino75. Il problema è che la consegna dei pacchi è rallentata, tra scioperi di Amazon e modifiche delle attività delle Poste, soprattutto dopo i decessi del personale a causa del virus.


I canali tradizionali non bastano più

Quante Cantine hanno investito sulla comunicazione per invitare i consumatori ad acquistare sulla rete, magari a prezzi scontati? Si preferiscono, per ovvi motivi, la vendita diretta o i canali tradizionali di distribuzione. La distribuzione online è un modo per raggiungere in questo momento le case degli italiani, dove il consumo del vino è aumentato. Questo, e non solo, può insegnare il Covid-19 al mondo del vino. Nell’attesa di ripartire, con la forza e l’orgoglio dei vignaioli italiani.

Questo articolo è tratto da Civiltà del bere 2/2020. Acquista

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© Riproduzione riservata - 22/05/2020

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