Scienze Scienze Riccardo Oldani

I probiotici e il cibo della felicità

I probiotici e il cibo della felicità

Batteri capaci di resistere alla digestione e di insediarsi nel nostro intestino, i probiotici sono ampiamente impiegati in Italia nell’industria alimentare, al punto da avere prestato il nome a una categoria di alimenti come i latti fermentati. La loro azione è positiva per il benessere psicofisico, al punto da essere considerata decisiva nella prevenzione di diabete e obesità. Ora nuovi studi parrebbero indicare la loro capacità di influire sul nostro umore.

Probabilmente non lo avrete notato, a meno di essere specialisti del settore food, ma il termine “probiotico”, che troviamo impresso sulle etichette di tantissimi alimenti e integratori in tutti i supermercati italiani, in altri Paesi, come per esempio la Francia, non viene utilizzato. O meglio, Oltralpe adesso le cose cambieranno, perché il DGCCRF, l’ente che vigila su frodi, concorrenza e tutela dei consumatori, ha ammesso da gennaio un uso più allargato del termine rispetto a quello ristretto riconosciuto dalla Commissione Europea.

Farmaci o alimenti?

Probiotico, secondo l’accezione comunitaria, può infatti essere soltanto un alimento o una sostanza che ha effetti sulla salute e, quindi, in sostanza, un farmaco. Ma questa semplice raccomandazione non è seguita in diversi stati membri, tra cui l’Italia, tra i primi a decidere di usare il termine anche sugli alimenti. Scelta giusta per una serie di motivi.

Dentro il microbiota

Il primo è che i probiotici, in realtà, sono batteri, microrganismi che compongono la nostra flora intestinale, resistenti ai succhi gastrici e alla digestione. Assumerli con un alimento significa arricchire il nostro “microbiota”, cioè la comunità vivente che tappezza le pareti del nostro intestino. Se quindi sono presenti in un alimento, come un latte fermentato o uno yogurt, per esempio, pare naturale segnalarlo in etichetta.

Primato tecnologico

Un altro motivo importante è che l’Italia è all’avanguardia nella ricerca collegata ai probiotici orientata innanzi tutto, un po’ come avviene per i lieviti del vino, a selezionare varietà con caratteristiche particolari in grado di arricchire il valore nutritivo di un cibo. Leader in questa attività è Sacco System, gruppo comasco all’avanguardia nella selezione e produzione di batteri alimentari ampiamente utilizzati nell’industria alimentare, per formaggi, salumi, yogurt e anche in quelli che per estensione sono divenuti nel linguaggio comune gli “alimenti probiotici”.

Effetti positivi

Ma perché andare a introdurre questi microrganismi in un cibo? Arricchire il microbiota ha un profondo significato, in realtà, per irrobustire la nostra salute. Questa comunità di microrganismi gioca un ruolo chiave nell’obesità o nell’insorgenza del diabete, al punto che il suo trapianto è diventato una tecnica diffusa per contrastare queste patologie.

Connessione con la psiche

Non solo. Ricerche cliniche hanno individuato la capacità di alcuni probiotici di produrre molecole che hanno un influsso positivo sul nostro umore, per effetto di un canale di comunicazione bidirezionale tra intestino e cervello che mette in connessione diretta questi due “compartimenti” del nostro organismo (qui un recente studio in materia). La vecchia convinzione popolare che la felicità coincida con l’avere la pancia piena, insomma, parrebbe trovare la sua effettiva realizzazione nell’attività positiva di questi batteri.

Un’accesa competizione

Le aziende alimentari fanno a gara per individuare prima delle altre, e poi brevettare, ceppi di probiotici con caratteristiche particolari, che diventano caratteri distintivi dei loro prodotti. E aziende come Sacco System hanno il compito non solo di scoprire e differenziare questi ceppi e la loro attività, ma anche di capire come arrivare a produrli a livello industriale, mantenendone inalterate le caratteristiche e proteggendoli dai loro nemici naturali. Sì, perché come ogni essere vivente anche i batteri probiotici possono avere predatori. Nel nostro caso sono i batteriofagi o fagi, che possono danneggiare una coltura e, se si insinuano al suo interno, compromettere in modo catastrofico la produzione di un’industria alimentare.

Contro le allergie?

Tornando alla ricerca, l’Italia è attiva in questo settore anche a livello universitario. Un gruppo di studiosi dell’Università di Verona, per esempio, sta studiando l’effetto che alcuni probiotici potrebbero avere nel contrastare le allergie; sia quelle che ci procurano i fastidiosi raffreddori primaverili, sia quelle collegate alle punture di insetti. I “batteri buoni” sembrano infatti avere un’azione immunoterapica, contrastando un effetto legato alle allergie; il fatto cioè che la loro insorgenza coincide con un depauperamento della flora intestinale.
Insomma, pare proprio che i probiotici abbiano mille risorse per migliorarci salute e umore. Naturalmente ognuno ha una sua azione specifica, per cui il consumo dei prodotti da supermercato non significa che saremo immuni da qualsiasi disturbo e sempre felici. Ma il loro consumo di certo ha tanti aspetti positivi.

Foto di apertura: i probiotici, batteri che arricchiscono la flora intestinale, sono ampiamente utilizzati nell’industria alimentare per produrre alimenti funzionali. L’Italia è all’avanguardia nel loro sviluppo. Foto Unsplash/Julien Tromeur © J. Tromeur- Unsplash

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© Riproduzione riservata - 27/04/2023

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