Scienze Scienze Riccardo Oldani

Escafix, una startup per combattere il mal dell’esca

Escafix, una startup per combattere il mal dell’esca

Nemico di lunga data del viticoltore, il mal dell’esca pare diffondersi sempre di più nei vigneti italiani, soprattutto a danno di quelli più longevi e qualitativi. Tre agronomi hanno messo a punto un rimedio che sperimentano con successo da anni. Ora, grazie anche alla creazione di una startup innovativa, mirano a condividerla con il più ampio numero di colleghi.

Da tanto tempo i viticoltori italiani lottano contro il mal dell’esca. Questa patologia della vite è causata da varie famiglie di funghi le cui spore colonizzano i vasi linfatici delle piante, intasandoli e e riducendone drasticamente la funzionalità quando questa è più richiesta, cioè nei mesi più caldi di maggiore fabbisogno idrico. La conseguenza è molto spesso la morte della pianta. E anche quando si riesce in qualche modo a salvarla, con rimedi che finora hanno dimostrato scarsa efficienza, i frutti sono di scarsa qualità.

Dettaglio di una pianta colpita da mal dell’esca; rilevamenti in un vigneto toscano nell’ambito del lavoro di sviluppo di Escafix; il taglio centrale della pianta colpita, praticato per applicare il trattamento

Dalla sperimentazione all’impresa

Dal 2017 però tre agronomi, Alberto Passeri, Mario Guerrieri e Roberto Ercolani, stanno sperimentando in alcuni vigneti toscani, nelle aree di produzione di Montalcino, del Chianti, della Maremma e del Morellino di Scansano, un rimedio da loro formulato che sta dando ottimi risultati. Al punto che i tre hanno deciso di dare vita a una startup innovativa, battezzata Escafix, con cui intendono allargare l’area delle sperimentazioni ad altre regioni italiane e condividere il più possibile i loro risultati.

Tre modi di applicazione

Abbiamo raggiunto Alberto Passeri, general manager e agronomo di La Gerla, uno dei tre fondatori di Escafix, per farci raccontare questa esperienza.
«Escafix», racconta a Civiltà del bere, «è una pasta cicatrizzante che si può utilizzare sia sulle piante già malate sia in via preventiva sui tagli della potatura o dopo la spollonatura, un’operazione, spesso eseguita manualmente, che lascia ferite sulla pianta da cui le spore che causano il mal dell’esca possono trovare una via d’ingresso. Oltre che per applicazioni sulla pianta, la pasta si può anche utilizzare per il trattamento del terreno». In questo caso, lo scopo è riequilibrare il microbioma e ridurre le probabilità che la malattia venga contratta dalle viti attraverso l’apparato radicale. Un’eventualità possibile, come hanno dimostrato, in un altro filone di ricerca sul mal dell’esca, recenti studi condotti dal Crea di Conegliano e dall’Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante del CNR.

Efficacia elevata

«Le sperimentazioni che abbiamo condotto nei vigneti test», dice Passeri, «hanno mostrato che le piante trattate con Escafix guariscono per l’85% dei casi nel caso dei vitigni di Sangiovese, e con una percentuale molto simile anche per il Sauvignon, con molti vantaggi per i produttori. Non è più infatti necessaria l’estirpazione delle piante. E, soprattutto, gli esemplari guariti tornano a produrre uva perfettamente sana, pur se in quantità minori; si evita così una perdita di qualità soprattutto nel caso di vigneti longevi, che costituiscono la vera ricchezza di molte nostre aree produttive».

Formulazione “biologica”

La formulazione della pasta nasce da una lunga esperienza condotta dai tre agronomi nella viticoltura biologica.
«Abbiamo sempre lavorato», spiega Passeri, «per fare in modo che la vite rispondesse in modo efficace ai cambiamenti climatici e per mettere a punto e testare prodotti in grado di rendere la vite più resistente alla siccità e all’erosione, irrobustendone le radici. Questo approccio ci ha portato a fare delle prove nei nostri vigneti, per sperimentare prodotti e tecniche». Il mal dell’esca è un nemico di lunga data dei viticoltori; ma l’osservazione degli agronomi indica come il progressivo riscaldamento del clima, decisamente percepibile anche nei nostri vigneti, ne stia favorendo la diffusione.
«Sauvignon, Merlot, Sangiovese e Glera sono tutti vitigni molto sensibili a questa patologia», spiega ancora Passeri, «al punto che alcuni vigneti possono esserne colpiti in una percentuale variabile tra il 5% e il 7% delle piante».

Otto risultati importanti

Passeri dichiara di conformarsi, insieme con i suoi colleghi, a un atteggiamento improntato sullo scetticismo. 
«Non crediamo nelle cure miracolose, quindi in tutto quello che facciamo, compreso lo sviluppo di Escafix, vogliamo vedere il riscontro sul campo. Abbiamo iniziato con due anni di monitoraggio sulle nostre vigne, confrontando il comportamento di piante malate e trattate con il nostro metodo e piante malate e non trattate. Ci siamo fatti aiutare e consigliare da studiosi del settore. Ora, a cinque anni dagli inizi, possiamo dire con ragionevole certezza che il nostro trattamento porta ad almeno otto risultati fondamentali». Oltre alla guarigione di oltre l’80% delle piante trattate si riscontrano, infatti, minore mortalità nei vigneti trattati, maggiore vegetazione delle piante trattate, uva con caratteristiche identiche a quella piante sane, miglioramento della gestione idrica delle piante, minore incidenza delle infezioni nel vigneto, migliore traspirazione fogliare e ripristino al livello pre-malattia della fotosintesi.

Progetti per il futuro

Ora la creazione della startup innovativa nasce per allargare ad altre aree viticole italiane le sperimentazioni. «Non è un’azienda che abbiamo voluto per produrre e commercializzare un prodotto», spiega Passeri, «ma per ampliare il bagaglio di esperienze, entrare in contatto con altri agronomi che operano in aree colpite dal mal dell’esca e confrontarci con loro riguardo alle nostre esperienze. Il primo obiettivo è quindi trovare una risposta a un problema sempre più presente nei nostri vigneti». Poi va da sé che la conferma dei risultati e la diffusione della conoscenza del trattamento potranno anche portare a uno sviluppo commerciale. Ma questo è un obiettivo futuro. La priorità adesso è impedire che i nostri vigneti, soprattutto quelli storici, vengano colpiti. Escafix sta pensando a organizzare una giornata di studio con visite in campo e con la partecipazione di aziende impegnate nella sperimentazione, allo scopo di condividere con i partecipanti le loro esperienze.

Foto di apertura: vite trattata con Escafix dopo la guarigione

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© Riproduzione riservata - 20/06/2022

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