In Italia

In Italia

Decugnano dei Barbi: la vigna e il vignaiolo

31 Agosto 2012 Roger Sesto
Annate storiche di vini mitici (17): Umbria II parte «A Decugnano dei Barbi, nei pressi di Orvieto, tenuta acquisita dalla mia famiglia nel 1973 e dove si fa vino sin da epoca etrusca, con mio padre Claudio» racconta Enzo Barbi «abbiamo da sempre puntato sulla qualità, evitando la seduzione di più facili scelte commerciali. Questo perché per noi il vino è fonte di emozioni, materia viva ottenuta dalla comunione fra vigna e vignaiolo: per avere nettari longevi, contano un terroir vocato, cloni di qualità e basse rese per pianta». ORVIETO IL ROSSO - Come gestite la vostra biblioteca enoica? «Conserviamo almeno un paio di casse per ogni vendemmia. Ma de Il Rosso 1999 e 2001, data l'eccezionalità delle due annate, decidemmo di accantonarne importanti partite, per poi porle in vendita successivamente, convinti che sarebbero ancora migliorate. E abbiamo avuto ragione». Nel corso degli anni sono stati cambiati i protocolli di vinificazione de Il Rosso? «Sì: produttività più basse; diminuzione dei tempi di macerazione; elevazione in barrique dimezzata (da 24 a 12 mesi), con una parte della massa affinata in inox; impiego dello Syrah al posto del Cabernet, a fianco di Montepulciano e Sangiovese». ORVIETO IL BIANCO - Sappiamo che avete un altro asso nella manica: «Sì, l’Orvieto Classico Superiore Il Bianco, caratterizzato da una forte mineralità. Anche in questo caso conteniamo molto le rese di uva per ettaro, oltre a effettuare pressature assai soffici; nel corso degli anni abbiamo anche aumentato la sua permanenza sulle fecce fini». Enzo, il suo Orvieto del cuore? «Senz’altro il 1981, annata incredibile che segnò il passo decisivo verso la qualità compiuto dalla nostra azienda: cominciammo a ridurre le rese, a curare meglio la vigna, a operare in cantina con un approccio moderno, senza più interventi invasivi e filtrazioni stressanti. Quell’Orvieto piacque così tanto che un nostro importatore americano comprò metà della produzione e pretese che il vino destinato a lui non venisse filtrato: una richiesta del tutto fantascientifica negli anni Ottanta».

In Italia

Gabe Tenute, nuova voce di carattere nel cuore del Conegliano Valdobbiadene

Un progetto recente (la fondazione risale al 2024) ma già ben avviato, […]

Leggi tutto

Doc Monreale: per i produttori il vitigno su cui puntare è il Catarratto

La tendenza va in particolare verso i biotipi Lucido ed Extra Lucido, […]

Leggi tutto

Paternoster, per i 100 anni arriva Barone Rotondo

L’azienda del Vulture, di proprietà della famiglia Tommasi, festeggia un secolo di […]

Leggi tutto

Addio a Luigi Cataldi Madonna, il professore e filosofo del vino abruzzese

Grande promotore delle varietà autoctone regionali, che ha contribuito a rilanciare, il […]

Leggi tutto

Cinzia Merli è la nuova presidente del Consorzio di tutela Bolgheri e Bolgheri Sassicaia

Passaggio di testimone tutto al femminile per il Consorzio di tutela Bolgheri […]

Leggi tutto

Doc Monreale, la nuova vita del “vigneto di Palermo”

Il disciplinare, in vigore dal gennaio 2024, valorizza gli autoctoni storici Catarratto […]

Leggi tutto

Il ritorno di Fonzone all’Enoluogo. Alla scoperta dei molti volti del Fiano

In soli 20 anni, la Cantina irpina ha conquistato il pubblico e […]

Leggi tutto

Ottavia Vistarino lancia la Réserve des Amis e il Wine Club per gli amici-estimatori

Dalla Casa del Pinot nero in Oltrepò Pavese un nuovo progetto “per […]

Leggi tutto
X

Hai dimenticato la Password?

Registrati