
Dalla Vespaiola non solo Torcolato

La Vespaiola è un’uva di Breganze il cui nome deriva dalla sua appetibilità per le vespe. Non si sa a quale epoca risalga il suo insediamento nel Vicentino, ma le prime citazioni sono del 1754, dove si parla di un “liquore sopraffino che si fabbrica a Breganze”; il che fa intuire come sia sempre stata impiegata per la produzione di vini dolci.
«Trova il suo ambiente ideale nei terreni collinari di origine vulcanica, su pendii ben esposti e arieggiati», spiega Maria Vittoria Maculan, figlia di Fausto, tra i principali interpreti di questa varietà. «Con una potatura lunga esprime al meglio il suo potenziale produttivo; i grappoli sono piccoli, cilindro-conici, con ala pronunciata. A metà settembre l’uva è pronta per la raccolta; il grado zuccherino non è mai troppo elevato, e l’acidità sempre spiccata. Tradizionalmente le uve vengono lavorate in due modi: i grappoli più spargoli sono destinati all’appassimento, quelli più compatti alla produzione del vino bianco».
Maculan propone entrambe le declinazioni
Il Breganze Torcolato Doc, ossia la versione passita dolce, è sicuramente l’espressione più famosa della Vespaiola, ma con alcune accortezze enologiche si possono ottenere grandi nettari anche con l’interpretazione secca. È questo il caso del Breganze Vespaiolo Doc di Maculan, da uve provenienti dalle colline vulcanico-tufacee del comprensorio: raccolta manuale, criomacerazione e iper-riduzione permettono di portare nel calice aromi notevoli di frutta matura a polpa bianca, dalla banana alla pera, per un vino di grande freschezza gusto-olfattiva.
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© Riproduzione riservata - 15/01/2019
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