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Dalla Valpolicella un nuovo autoctono per l’Amarone

4 Marzo 2014 Elena Erlicher
Si chiama Spigamonti ed è un vitigno autoctono della Valpolicella dal Dna finora mai censito, che è stato iscritto nel Registro nazionale a fine gennaio 2014. L’uva prende il nome dalla località in cui è stata individuata la prima volta (nell’estate del 2000), nei pressi di Montecchio di Negrar (Verona), a 450 metri d’altezza, in un vigneto della Cantina Valpolicella Negrar (in foto, un filare). OTTIMA SE APPASSITA - «Quest’uva si è dimostrata fin da subito ottima per l’appassimento e la produzione di Amarone», dice Daniele Accordini, direttore della Cantina, «tanto che stiamo pensando di utilizzarla per la produzione dei nostri vini, per renderli ancora più unici e irripetibili». Dal 2010 il disciplinare della Docg Amarone prevede la possibilità di inserire un 10% di vitigni classificati autoctoni. LE ALTRE QUALITÀ - La pianta di Spigamonti produce grappoli molto spargoli, con il rachide rosso e le foglie molto scure e arrossate. Una volta pressata l’uva dà vita a un mosto dal colore molto intenso e il vino che ne deriva è troppo potente per essere consumato da solo. Dal 2000 la varietà è stata oggetto di sperimentazione, ricerca di laboratorio e microvinificazioni (in collaborazione con il Centro Viticolo di San Floriano, la Provincia di Verona e il Cra-Vit di Conegliano Veneto) rivelando buona resistenza sia alla malattia sia alla grandine e dando ottimi risultati come uva da taglio. Utilizzata anche in piccole percentuali nel Valpolicella e nell’Amarone farebbe già la differenza.

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