Scienze Scienze Elena Erlicher

Covid-19 e la paura di perdere olfatto e gusto

Covid-19 e la paura di perdere olfatto e gusto

Due sintomi tipici del coronavirus sono anosmia e ageusia, cioè la mancanza di olfatto e gusto. I timori del professionista del vino, gli studi medici e la terapia di riabilitazione.

Si chiamano anosmia e ageusia, ossia mancanza di olfatto e di gusto. E sono due dei sintomi tipici del Covid-19. Tutti noi abbiamo esperienza della perdita di gusto e olfatto quando siamo raffreddati, ma nei pazienti affetti da Covid-19 pare che questo disturbo si manifesti in modo particolare. Alcuni di loro lamentano un’improvvisa e completa perdita della capacità di sentire e riconoscere odori e sapori, come se tutto “sapesse di cartone”. Per chiunque questa è una condizione spiacevole. Immaginate quindi cosa possa significare per un professionista del vino!

L’esperienza di un professionista del vino

Di quest’esperienza ha parlato il Master of Wine inglese Alistair Cooper, sul sito della nota critica internazionale Jancis Robinson. Cooper riferisce di essersi ammalato a metà marzo ed è proprio grazie a quei segnali (anosmia e ageusia) che avrebbe capito di aver contratto il Covid-19. “E per me è un sintomo particolarmente preoccupante, oltre a essere estremamente terrificante e sconvolgente: l’anosmia, la completa perdita dell’olfatto, e la perdita del gusto. Per chiunque questa è una condizione irritante, scomoda e spiacevole, eppure per un professionista del vino è un calvario straziante […]. Infilare il mio naso in un barattolo di senape inglese e non sentire assolutamente nulla, zero, è stato il momento peggiore della mia personale battaglia contro l’infezione da Covid-19. Anche gli altri sintomi sperimentati sono stati piuttosto spiacevoli, ma questo – per carità – mi ha fatto andare nel panico oltre ogni immaginazione”.

Alistair Cooper MW ha raccontato lo shock di annusare della senape inglese senza percepire alcun odore

Sulla via della guarigione

Dopo un primo miglioramento e una successiva ricaduta, Cooper dopo 20 giorni riferisce che lentamente sta riacquistando la capacità olfattiva e gustativa. E questo, a suo dire, anche grazie al percorso di rieducazione cui si sarebbe sottoposto autonomamente. “Ogni giorno continuavo a inalare sostanze dall’odore forte – senape, profumi, deodoranti, marmite, ecc. Il mio olfatto sembrava tornare un po’ più velocemente di quello di altri miei amici che erano stati infettati. Il sedicesimo giorno […] decisi di provare un bicchiere di vino, un Pinot nero sudafricano […]. Il sapore era piatto, metallico e l’acidità spiccava davvero. Non mi è piaciuto affatto. Quindi, anche se il mio odore e il mio gusto sono certamente in via di guarigione, non sono ancora a posto”.

Gli studi dell’Humanitas e dell’Università di Chieti

Per un recupero completo, potrebbe volerci una settimana, un mese o anche di più. “A chi è preoccupato per la perdita dell’olfatto e del gusto, dico: bisogna avere pazienza”, è l’ultima raccomandazione di Cooper. Per capire perché, come e quanto spesso i malati di Covid-19 perdano gusto e olfatto si sono fatti e si stanno facendo numerosi studi in Italia. Uno di questi, svolto dall’Humanitas di Rozzano (Milano) ha rilevato attraverso la risonanza magnetica la presenza di alterazioni cerebrali compatibili con l’infezione del virus. L’Università di Chieti ha messo a punto un test rapido che, in appena 2 minuti, permette di capire se un paziente è in grado di percepire gli odori, e quindi di stabilire il grado di alterazione olfattiva.

Uno studio dell’Humanitas di Milano ha rilevato con la risonanza magnetica la presenza di alterazioni cerebrali compatibili con l’infezione del virus

La correlazione tra virus e anosmia/ageusia

Dallo studio dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Sassari è emerso che l’80% dei pazienti affetti da Covid-19 ha avuto alterazioni del gusto e dell’olfatto. Per il 30% è stato il primo sintomo dell’infezione, mentre per il 10% l’unico segno della malattia, anche senza febbre. La ripresa della funzionalità olfattiva e gustativa è arrivata dopo 10 giorni, mentre per alcuni ci sono voluti 30 giorni.

Terapia del training olfattorio

Qual è la terapia più adatta per questo tipo di disturbo? «A oggi l’unica terapia che si è dimostrata efficace nel migliorare le performance olfattorie dopo anosmia post virale è la riabilitazione o training olfattorio», spiega la dott.ssa Luigia Brugliera del San Raffaele di Milano. «Nella fase valutativa vengono utilizzati Sniffin’ Sticks, delle penne profumate che permettono di ricavare un valore numerico che indica il grado di compromissione dell’olfatto. Nella fase successiva di riabilitazione o allenamento olfattivo il soggetto si sottopone di media due volte al giorno all’esposizione e all’annusamento di odori ad alta concentrazione». Cooper, quindi, sembra aver percorso da solo la strada giusta per la completa guarigione. I professionisti del vino possono dormire sonni tranquilli: una cura ad anosmia e ageusia c’è e funziona.

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© Riproduzione riservata - 15/06/2020

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