Il comprensorio veronese conta 7.000 ettari vitati, di cui circa 4.700 rivendicati a denominazione. Nell’agosto 2024 il Consorzio ha istituito il tavolo per la modifica del disciplinare con l’obiettivo di snellirlo e di far diventare le Uga la punta della piramide, avviando la relativa regolamentazione produttiva.
A Soave si sta lavorando senza proclami ma con fermezza sulla gestione della produzione, sull’orientamento della domanda-offerta e su un maggior controllo in vigna.
«A gennaio 2024», afferma il presidente del Consorzio Soave Cristian Ridolfi, «è entrato nel vivo il Progetto Identità Soave, un insieme di direttive e buone pratiche, fra cui la riduzione delle rese per ettaro, passando da 150 a 135 quintali, e l’aumento delle verifiche in vigneto fino al 30% annuo da parte dell’organismo di certificazione Siquria, a campione, nel periodo di presenza del grappolo sulla pianta. La mia nomina, avvenuta a fine marzo 2024, è stata nel segno di continuità con i due mandati di Sandro Gini».
I numeri chiave del Soave
Il comprensorio del Soave si estende su 7.000 ettari vitati di cui circa 4.700 rivendicati a denominazione, in 13 comuni a est di Verona, fra i quali Soave e Monteforte d’Alpone che sono classificati nella zona di produzione del Soave Classico. Alcuni numeri, per inquadrare la denominazione: 40 milioni di bottiglie prodotte, destinate per il 75% alla Gdo e per il 25% all’Horeca. Il biologico certificato non copre più del 6%. L’export è del 55%, primariamente nel Regno Unito e in Germania, mercati selezionati e consolidati, ai quali è stato aggiunto nel 2024 il Canada.
«Quest’anno vorremmo attuare uno studio di mercato mirato», spiega Ridolfi. «Ci consentirà da un lato di verificare il valore economico della denominazione, dall’altro di individuare i mercati di maggior appeal per il nostro vino per concentrarvi le nostre promozioni, come abbiamo fatto per Regno Unito e Germania».