L'altro bere L'altro bere Jessica Bordoni

Come stanno le nostre distillerie? Soffrono ma resistono

Come stanno le nostre distillerie? Soffrono ma resistono

Pubblichiamo gli ultimi dati dell’Osservatorio congiunturale sull’industria dei distillati relativi al terzo trimestre 2012. I risultati sono il frutto di uno studio effettuato dalla società specializzata in ricerche di mercato Format per conto di AssoDistil, l’associazione nazionale degli industriali distillatori.

IL 91,7% DELLE DISTILLERIE A FINE 2012 MANTIENE INVARIATO IL N. DI DIPENDENTI – Rispetto al complesso delle imprese italiane, le aziende della distillazione, pur soffrendo, sembrano affrontare meglio la crisi con una buona tenuta dell’occupazione: il saldo tra i marchi che hanno aumentato il personale e quelli che lo hanno ridotto si chiude in positivo e le stime per la fine del 2012 parlano di un 91,7% delle distillerie che manterrà invariato il numero dei dipendenti.

MEGLIO PER LE GRANDI E AL NORD-OVEST – Le imprese più solide sono quelle più grandi (oltre 49 addetti) mentre le realtà più piccole manifestano difficoltà maggiori. Quanto alla dislocazione geografica, le migliori prestazioni economiche interessano l’area del Nord-Ovest.

TEMPI DI PAGAMENTO SEMPRE PIU’ LUNGHI – Notizie non molto rassicuranti sul versante finanziario e creditizio. L’indagine sottolinea come i clienti abbiano dilazionato i tempi dei pagamenti e quasi il 48% delle imprese dichiara un allungamento delle tempistiche. Le realtà più colpite sono quelle al di sotto dei 9 addetti (77%), in particolare al Centro-Sud. Più in generale,  il 62% delle distillerie denuncia di aver fatto fronte ai propri impegni finanziari, ma con difficoltà. Nel terzo trimestre  il 21% delle imprese della distillazione è stata costretta a rivolgersi alle banche per chiedere finanziamenti.

IL 30% NON RINUNCIA A INVESTIRE – Passando agli investimenti, nonostante la crisi circa il 30% delle distillerie dichiara di aver investito nella propria azienda, in particolare in macchinari (30%), in pubblicità e comunicazione sul marchio (34,5)  e in innovazione di processo (19%). In media, circa il 15% del fatturato delle distillerie proviene dall’export, specialmente dall’Europa, a cui fanno seguito il Nord America e l’Estremo Oriente.

IL COMMENTO DEL PRESIDENTE ASSODISTIL ANTONIO EMALDI – “Le nostre aziende hanno dimostrato di credere ancora nell’Italia, continuando ad investire, a dare lavoro, a creare valore aggiunto, evitando di delocalizzare. Sono perlopiù piccole aziende che si basano su una tradizione familiare, eppure hanno mostrato grande capacità di reazione. I distillati rappresentano un pezzo importante del made in Italy e per questo meritano tutela e riconoscimento da parte delle istituzioni di settore, italiane ed europee”.

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© Riproduzione riservata - 21/12/2012

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