In Italia

In Italia

Cataldi Madonna: forno d’Abruzzo e iper-riduzione

20 Luglio 2012 Roger Sesto
Annate storiche di vini mitici (16): Umbria e Abruzzo Fondata nel 1920, la Cantina di Ofena (L’Aquila) subì una svolta nel 1968, quando Antonio Cataldi Madonna l’ampliò e ne rinnovò le strutture, reimpiantando le vigne. La prima bottiglia “ufficiale” è del 1975. Suo figlio Luigi, attuale patron, ha deciso di condividerne la filosofia, con un’impostazione che valorizza le specificità del territorio attraverso i vini. Ofena è in una conca a450 metri, alle pendici del Gran Sasso, il cosiddetto “forno d’Abruzzo”, chiamato così per l’eccezionale esposizione solare, associata alle sensibili escursioni termiche; un’area che, sia per il clima sia per i suoli ricchi di scheletro, è perfetta per la viticoltura. Proprio qui infatti si fecero i primi impianti del Montepulciano; una zona da sempre poco produttiva - lo dicono i catasti agricoli - ma del tutto originale quanto a potenzialità espressive. IL "FORNO D'ABRUZZO" - I vigneti di proprietà si estendono su 24 ettari, di cui sette del 1968. I vitigni presenti sono: Montepulciano d’Abruzzo (che domina), Trebbiano d’Abruzzo, Pecorino e Cabernet Sauvignon. Chiediamo a Luigi di raccontarci della longevità dei suoi Montepulciano, in particolare del suo Tonì. «È il nostro terroir (poi viene il vitigno), date le sue alte acidità, che è adatto a produrre vini di lungo corso. Il forno d’Abruzzo giace sotto l’unico ghiacciaio dell’Appennino: un calderone esteso 4 ettari e spesso 25 metri, ma posto al di sotto di un frigorifero: una culla eccezionale. La capacità evolutiva dei nostri vini è aumentata da quando, nel 2003, il nostro consulente Lorenzo Landi ha introdotto la vinificazione in iper-riduzione, che ritarda di molto i tempi di ossidazione». TONÌ: LE ANNATE MIGLIORI - Continua Cataldi Madonna: «Io sono un artigiano, punto al meglio lavorando di precisione; mi piace produrre nettari unici, che durino nel tempo. Conservo diverse vecchie annate per monitorare la loro evoluzione nel tempo, organizzando delle degustazioni sia interne sia rivolte a operatori e appassionati. L’annata di Tonì impressa nella mia memoria è la prima, la 1988. Mio padre addirittura mi chiese come mi fosse venuto in mente un vino del genere. Altre grandi annate: 1997, 1998, 2000, 2001, 2003 (a dispetto del gran caldo e a testimonianza del buon funzionamento del nostro forno); infine 2004 e 2006, queste ultime ancora in divenire».

In Italia

Cadgal, l’altra faccia del Moscato d’Asti

Alessandro Varagnolo, che guida la Cantina piemontese dal 2023, mira a dare […]

Leggi tutto

VinoVip al Forte: alla 3^ edizione del summit riflettori puntati sui grandi bianchi e sui giovani

La biennale “marittima” di Civiltà del bere si è svolta l’8-9 giugno […]

Leggi tutto

9 Morellino del Cuore + 1 di vecchia annata

I 10 campioni di Tenuta Agostinetto, Poggioargentiera, Cantina Vignaioli del Morellino di […]

Leggi tutto

La linea Ritratti di La-Vis si rinnova

Rinasce la storica gamma della Cantina trentina che comprende Sauvignon, Chardonnay, Gewürztraminer, […]

Leggi tutto

Monteverro all’Enoluogo: il grand vin bordolese-mediterraneo sfida il tempo

Il salotto milanese di Civiltà del bere ha ospitato una verticale di […]

Leggi tutto

Il futuro del Cannonau è giovane

Non solo rosso, ma anche spumante, rosato, passito e liquoroso. È quanto […]

Leggi tutto

Breve giro in Calabria, tra pionieri ed emergenti

Durante il Vinitaly abbiamo incontrato cinque imprenditori, dalle storie molto diverse, che […]

Leggi tutto

Il Ludwig di Elena Walch è il miglior Pinot nero d’Italia

Seguono a stretto giro la Riserva Burgum Novum di Castelfeder e la […]

Leggi tutto
X

Hai dimenticato la Password?

Registrati