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Capitoni: il bello della variabilità (delle annate)

7 Aprile 2011 Roger Sesto
«Il nostro podere è costituito da 50 ettari, in lieve collina, davanti all’abitato di Pienza, dove i campi coltivati a cereali si alternano a prati, boschi di quercia, ulivi e vigneti. Ed è proprio verso la viticoltura che negli ultimi 10 anni si sono orientati di più i nostri sforzi: al vecchio ettaro, ne abbiamo aggiunti altri quattro». Così esordisce Marco Capitoni, patron della Casa, che prosegue: «Tutte le operazioni colturali sono fatte con l’obiettivo di vendemmiare uva sana e ricca. In cantina, poi, mille attenzioni, ma sempre atte a mantenere la bontà del frutto di partenza. Il nostro modo di fare vino è molto legato a quanto ci offre la natura, quindi cerchiamo di ottenere sempre il massimo da ciò che abbiamo a disposizione, sereni anche in presenza di annate meno brillanti». Più nello specifico, chiediamo come si spieghino la capacità dei loro migliori prodotti di evolvere così bene nel tempo: «Quando piantammo le vigne, a 460 metri sul livello del mare, prestammo attenzione alla scelta dei portainnesti, dei cloni e all’esposizione; inoltre tutta l’area gode di buona ventilazione e di escursioni termiche; i suoli sono stratificazioni di sabbie e argille risalenti al pliocenico, picchiettati da tante conchiglie fossili. Determinanti per la nascita dei nostri vini sono anche i lavori in vigna, in particolare a livello di potature e diradamenti». Rispetto al discorso vecchie annate dell’etichetta di punta, il Capitoni Orcia Rosso, ci dicono: «Ogni volta che abbiamo fatto degustazioni verticali è stata una bella esperienza e la cosa che più mi rende felice è l’aver notato quanto il carattere delle bottiglie risultasse segnato dal clima di quell’annata: la pioggia nel 2002, la siccità nel 2003. Inoltre per buona parte dell’anno cerchiamo di avere disponibili due vendemmie: adesso stiamo per distribuire la 2008, ma in cantina (vendita diretta) propongo anche la 2007 e la 2006. Noto che gli stranieri, in particolare, preferiscono vini più evoluti». E le annate migliori? Ecco la risposta: «Per noi la 2001 è stata davvero grande; per ritrovare condizioni climatiche simili dobbiamo passare direttamente alla 2007».

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