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Cantina San Michele Appiano: Appius 2021 è figlio di un’annata difficile, ma dal gran potenziale

Cantina San Michele Appiano: Appius 2021 è figlio di un’annata difficile, ma dal gran potenziale

Presentata la 12^ edizione della celebre cuvée pensata da Hans Terzer e oggi realizzata dal suo discepolo Jacob Gasser. Un Super White che racconta l’Alto Adige, anche in un millesimo complicato. La verticale dal 2010 ad oggi, tra maturità espressiva e freschezza alpina

Appius, il “sogno” di Hans Terzer, è oggi un vino enciclopedico, un romanzo a puntate che illustra l’intimo carattere viticolo dell’Alto Adige come pochi sanno fare. Ogni capitolo è un riflesso di umori stagionali, una pagina che restituisce i caratteri di un’annata, un paragrafo che racchiude i cangianti caratteri dei vigneti cru e dei vitigni di cui è espressione, un segnalibro nella storia della Cantina San Michele Appiano. L’edizione 2021, la dodicesima dalla nascita della cuvée, è stata presentata in anteprima nella storica sede della Cooperativa alla vigilia del Merano Wine Festival 2025. L’ultimo racconto di questa storia porta la firma di Jacob Gasser, per anni a fianco del mitico kellermeister Terzer e dal 2024 suo sostituito alla guida enologica dell’azienda.

L’esordio nel 2010

Appius, il cui nome è radice storica e latina del nome Appiano, è stato battezzato con l’annata 2010. Dopo la realizzazione della linea di selezioni monovitigno Sanct Valentin (non a caso proposte in assaggio di diverse annate come “antipasto” della verticale di Appius durante la presentazione alla stampa), l’ispirazione di Terzer fu quella unire Chardonnay, Pinot bianco, Sauvignon blanc e Pinot grigio dalle parcelle ai piedi della Mendola, a San Michele e Appiano Monte, per «raccogliere a parte proprio l’uva di queste viti, affinarla e produrne un vino completamente nuovo e strepitoso. Un vino come nessun altro prima nella Cantina San Michele Appiano».

Cuvée diversa ad ogni annata

Appius, oggi come allora, è selezione della selezione, nata assaggiando alcune barrique del futuro Sanct Valentin «che meritavano di essere imbottigliate a sé», ha spiegato Gasser prima delle tappe di degustazione delle diverse annate, in una sorta di simbolico rituale di avvicinamento per capire come il tempo scolpisca il vino e come ogni vendemmia, con il suo uvaggio unico, esprima una diversa faccia dello stesso sogno. «Dopo i primi anni la ricetta non è più cambiata, ma ogni anno la composizione dell’assemblaggio è differente. Le uve della stessa varietà di ogni socio della Cooperativa vengono vinificate separatamente prima di affinare un anno in barrique e tonneau. I risultati che meglio esprimono l’annata danno vita all’assemblaggio finale, che rimane per altri tre anni in speciali serbatoi da 50 e da 35 hl in acciaio satinato con forma conica».

Figlio di un millesimo difficile

In quest’ultima incarnazione, la percentuale di Chardonnay scelta è la più alta di sempre (73%) ed è affiancata, come di consueto, da Pinot grigio (12%), Pinot bianco (10%) e da una piccola quota di Sauvignon (5%). E diverso ogni anno è l’abito della bottiglia: l’etichetta 2021, disegnata da LifeCircus, mostra un vortice dorato che ricorda il gesto del vino che ruota nel calice. Un invito a entrare nel movimento stesso del tempo.
La versione 2021 è un’interpretazione luminosa di un’annata dal carattere rustico, difficile, per certi versi ombroso. Sulle alture alto atesine le viti hanno vissuto un inverno lungo e nevoso e una primavera insolitamente fresca. Il ciclo vegetativo della vite durante è iniziato con un ritardo di circa due settimane. L’estate, segnata da frequenti precipitazioni, ha messo a dura prova i viticoltori. Ma i mesi di settembre e ottobre, asciutti, soleggiati e con forti escursioni termiche, sono stati manna per la maturazione aromatica delle uve. Un’annata dalla quale è nata una cuvée dal carattere nitido e verticale, espressione della freschezza d’altura. E che rivela in maniera più netta il nuovo paradigma stilistico portato dal suo giovane artefice.

La verticale di Appius dalla prima edizione ad oggi

Appius San Michele Appiano

2010

65% Chardonnay, 15% Sauvignon blanc, 10% Pinot bianco, 10% Pinot grigio

L’esordio di Appius è oggi un vino distante dai paradigmi più recenti. Un’ipotesi di bianco con ispirazione borgognona, in cui l’uso del legno, con le sue scie terziarie e le sue dolci coccole gustative (la parte burrosa, le spezie dolci che si incastrano sull’anima agrumata e ne sottolineano il nerbo acido), ne caratterizza lo stile. Senza, si badi, scalfirne l’eleganza. Anche a distanza di ormai di una decade. Emozionante.

2011

Sauvignon blanc 34%, Chardonnay 33%, Pinot grigio 33%

Unica cuvée senza Pinot bianco (le cui parcelle ad Appiano Monte «sono state fustigate da una violenta grandinata in quell’anno», spiega Gasser) e in cui Chardonnay, Pinot grigio e Sauvignon blanc figurano con identica percentuale. Ha un timbro fuori dal coro, con un volume aromatico più marcato visto l’insolito saldo di Sauvignon, che sposta il profilo olfattivo verso note più esotiche, intrecciandole a echi di gelsomino, camomilla, albicocca. Un sorso che unisce eleganza e profondità.

2015

Chardonnay 55%, Pinot grigio 20%, Pinot bianco 15%, Sauvignon blanc 10%.

«Se mi chiedessero che vino porterei stasera per una cena io risponderei questo», confessa il giovane enologo, sintetizzando in una frase la maturità espressiva che questo millesimo ha raggiunto. Un’annata calda e luminosa, con un andamento climatico eccellente, soffia nel calice rara finezza olfattiva. Dove il frutto maturo e una sfumatura balsamica si intrecciano alla scia sapida, quasi salmastra, e alle note di pietra focaia. Austerità, fascino e compiutezza nel lunghissimo finale.

2016

Chardonnay 58%, Pinot grigio 22%, Pinot bianco 12%, Sauvignon blanc 8%.

“Annata del secolo” per i rossi italiani, la 2016 ha dato grande intensità e struttura anche ai bianchi più importanti. Il perfetto andamento climatico, caldo e soleggiato, regala una versione di Appius «più giocata sull’intensità che sull’eleganza». La ricerca di maturazioni, soprattutto sullo Chardonnay, porta a una materia voluminosa e una struttura marcata. Ma in bocca è impeccabile: lungo, teso, profondissimo.

2019

Chardonnay 60%, Pinot grigio 15%, Pinot bianco 13%, Sauvignon blanc 12%.

Edizione specchio di un’annata straordinaria. Che segue il fil rouge balsamico delle precedenti annate ma lo incorona con profumi più decisi e seducenti, echi di frutta tropicale, sensazioni di pietra focaia e una vena boisé. Sapidità, tensione gustativa e ricchezza in bocca ne fanno una dei millesimi con più avvenire in assoluto.

2020

Chardonnay 60%, Pinot grigio 20%, Pinot bianco 10%, Sauvignon blanc 10%.

La decima annata di Appius, la prima “post Terzer” e imbottigliata dal suo successore. Annata bella e tardiva, con una vendemmia iniziata a metà settembre. Un vino dai profumi maturi e complessi, in cui i sentori di frutta esotica incontrano seducenti afrori floreali, di erbe alpine e tratti di nocciola. In bocca è armonico, ampio, attraversato da una bella freschezza e con una chiusura elegante.

2021

Chardonnay 73%, Pinot grigio 12%, Pinot bianco 10%, Sauvignon blanc 5%.

Eleganza alpina. Due parole per descrivere l’ultima cuvée che racchiudono la visione di Jacob Gasser. «Il mio vino ideale deve raccontare il territorio. E il nostro è un territorio di montagna, che parla di freschezza». Un vino dal tratto intimo e identitario, forse meno espressivo dei precedenti, ma capace di mettere sulla bilancia struttura, finezza aromatica e tensione gustativa, licenza e rigore. E che trova un miracoloso equilibrio tra profondità e immediatezza. Lasciando la sensazione di un radioso futuro.

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