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Bucci: le vigne bonsai

2 Marzo 2011 Roger Sesto
Ampelio Bucci di Ostra Vetere (Ancona) è tra coloro che per primi hanno capito il potenziale del Verdicchio. «Alla fine degli anni Settanta decisi di puntare sul territorio e quindi sul Verdicchio per i bianchi e Montepulciano e Sangiovese per i rossi. Provvidenziali furono l’incontro (scontro?) con l’enologo bolzanino Giorgio Grai, esami analitici ai vini, ricerca di terreni con alta presenza di calcare, la fortuna di trovare una vigna oggi cinquantenne». Fu un’avventura per capitani coraggiosi. Ci dice: «Infatti! Per le prime vendemmie forgiammo le vigne esistenti quasi a bonsai, per produrre poco e concentrare. Si fermentava senza controllo delle temperature; per l’affinamento, vecchie botti di rovere di Slavonia da 75 e 50 ettolitri, che mi confermarono la loro attitudine a far evolvere i bianchi, facendo emergere la mineralità dei terreni e stabilizzandoli per effetto di una lentissima microssigenazione naturale. Oggi la mia Riserva Villa Bucci sosta ben due anni in botte e almeno un anno in bottiglia!». Gli domandiamo cosa voglia dire fare un bianco da invecchiamento. Risponde: «Commercialmente è interessante poter proporre bianchi che maturano almeno un quindicennio: questo è ciò che garantisco per il Villa Bucci. I segreti della longevità sono suoli adatti, calcarei con una frazione d’argilla per i bianchi, vitigni giusti, selezione massale, vigne vecchie, densità di ceppi per ettaro, vendemmie verdi, potature sapienti, agricoltura biologica. In cantina? Il meno possibile!». Gli chiediamo di parlarci delle vecchie annate. «Abbiamo cominciato ad accantonarle non subito, perché la lunga evoluzione positiva del Villa Bucci Verdicchio dei Castelli di Jesi Riserva ha sorpreso anche noi. Per cui ho anche ricomperato bottiglie già vendute (30 cartoni a New York, del 1988)». I millesimi più significativi di Villa Bucci sono il mitico 1988, ancora con margini di sviluppo, il complesso 1994, in crescita, l’ottimo ma relativamente più pronto 1997, l’eterno e vibrante 1998, con un grande avvenire, l’altrettanto giovane e minerale 2001, il floreale 2004, che ha bisogno di crescere in bottiglia per anni. L’annata 2006, dal lunghissimo potenziale evolutivo, è quella oggi sul mercato.

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