Brunello ed export un’ottima intesa

Brunello ed export un’ottima intesa

Nonostante la crisi e i problemi di cui fu protagonista suo malgrado due anni fa, il Brunello di Montalcino continua a calamitare l’interesse della stampa internazionale e degli operatori. Se n’è avuta conferma in occasione della diciottesima edizione di Benvenuto Brunello, l’appuntamento con il quale si conclude a metà febbraio la settimana delle Anteprime dei grandi rossi toscani a Docg. Nelle quattro giornate, le prime due riservate ai giornalisti e le altre agli operatori, sono intervenute a Montalcino (Siena), nonostante il pessimo tempo, circa 4 mila persone, tra cui più di 200 giornalisti di 28 Nazioni. Tra gli stranieri, molte le facce note, veri habitués degli eventi vinicoli italiani, ma anche tante new entry di Paesi da poco affacciatisi sul pianeta vino di qualità.
Un interesse dettato dalla curiosità di valutare lo stato di salute del Brunello 2005, dallo scorso gennaio in commercio, e anche della Riserva 2004. Due annate contrastanti che però fanno parte di una bella sequenza di ottime vendemmie, continuata con la più recente, la 2009, che l’apposita commissione di esperti nominata dal Consorzio ha valutato a 4 stelle. «Salutiamo con soddisfazione l’ultima vendemmia», ha dichiarato il presidente Patrizio Cencioni, «che ci permetterà di mantenere la nostra forza sui mercati per continuare a proporre Montalcino, nel panorama internazionale, come un classico assoluto dell’enologia toscana e italiana».
A 4 stelle era stata valutata anche l’annata 2005 ma non sono stati pochi, come vedremo più avanti, coloro che ritengono sia stata all’epoca un po’ sopravvalutata. «Personalmente penso sia un’annata molto valida», ci dice Stefano Campatelli, il direttore del Consorzio, «con vini sicuramente più pronti rispetto a quelli del 2004. Diciamo pure che il Brunello 2005 è un vino da consumare in tempi brevi rispetto a quelli del 2004 e del 2006. Per la verità, un po’ eravamo prevenuti perché la ritenevamo, a posteriori rispetto a quando fu stabilito il rating, di qualità inferiore. Invece, e per fortuna, ci siamo dovuti ricredere».
Quest’anno Benvenuto Brunello ha visto la partecipazione di 136 aziende produttrici, tutte quante presenti con l’annata 2005 e molte di esse anche con le Riserve 2004 e il Rosso di Montalcino 2008. Non sono mancati alcuni campioni di Moscadello e di Sant’Antimo. Come di consueto l’allestimento è stato predisposto sotto la grande tensostruttura all’interno della fortezza trecentesca. I giornalisti avevano la possibilità di degustare sia ai tavoli serviti dai sommelier Ais (volendo anche con campioni bendati) che nel settore dov’erano disposti i banchini delle aziende e perciò alla presenza dei produttori.
Tra un assaggio e l’altro abbiamo avuto modo di raccogliere qualche impressione dai colleghi, specie quelli stranieri. Il tedesco Jens Priewe, tra i più vecchi frequentatori di Montalcino, non ha difficoltà ad ammettere che il Brunello 2005 avrebbe meritato 3 stelle anziché 4: «Francamente non mi ha entusiasmato: è un buon vino, però manca di quelle caratteristiche che fanno grande il Brunello, e cioè la profondità e la complessità. È un vino pronto da bere. Anche la Riserva 2004 non mi ha convinto del tutto, erano meglio i vini d’annata. Tra quelli che ho assaggiato ne ho trovati infatti molti surmaturi, con tannini ed estratti esagerati». E il mercato dei vini italiani in Germania? «Nel 2009 ha recuperato terreno, con un +10% in quantità e +6% in valore. È un buon risultato, e l’Italia è sempre leader delle nostre importazioni».

Anteprima Brunello - foto 2
In apertura, la cerimonia del premio Leccio d’Oro 2010 al Teatro degli Astrusi di Montalcino (Siena). Sopra, il presidente del Consorzio Patrizio Cencioni, che ha sottolineato la forza crescente del Brunello sui mercati esteri, e il direttore Stefano Campatelli, che ha confermato il rating a 4 stelle dell’annata 2005.

Tannini ed estratti esagerati anche a detta di Nicole Barrette Ryan, direttrice della canadese Vins & Vignobles: «Alcuni erano anche disequilibrati e di non piacevole beva, mentre buone cose ho assaggiato tra le Riserve e il Rosso di Montalcino. Penso che il Brunello 2005 avrà qualche difficoltà a essere acquistato dal monopolio del Québec, sia perché i vini non sono di grande qualità sia perché sul mercato ci sono ancora scorte delle annate precedenti. Per il resto, i vini italiani stanno andando bene, specie i toscani. Ma dove i prezzi sono troppo alti la gente preferisce orientarsi verso le etichette del Sud».
Pierre Thomas (www.thomasvino.ch) è uno dei più noti giornalisti svizzeri e anche a suo avviso l’annata 2005 avrebbe meritato solo 3 stelle: «È vero che sono vini un po’ più morbidi, ma si avverte che hanno tannini verdi, più legno di altri e sono molto eterogenei, anche se freschi e facili a bersi». Anche a lui chiediamo del mercato: «In Svizzera ci sono due mercati a velocità diverse, quello dei cantoni tedeschi e del Ticino e quello della parte francese. Nel primo i vini italiani sono ben posizionati mentre nel secondo sono giudicati troppo cari».
Giovane, faccia nuova, spigliato e ottima padronanza della lingua italiana, il polacco Wojciech Bonkowski (Wino Magazine e Polish Wine Guide) è fortemente critico verso il Brunello 2005: «È un’annata non proprio entusiasmante, con problemi a livello di riduzione, tannini un po’ troppo duri e vini complessivamente mancanti di frutto. Poche le vette interessanti. Il problema per le aziende sarà venderli ai prezzi di oggi perché, secondo me, non li valgono. Migliori sicuramente le Riserve, con bella struttura, eleganza, potenziale di longevità importante». Bonkowski avverte anche la necessità della zonazione: «Il Brunello è un prodotto eterogeneo, non solo per le diverse zone ma anche per standard qualitativi non dappertutto altissimi. Da una denominazione come questa il consumatore si aspetta di più e spesso la qualità nel bicchiere non c’è». Quanto al mercato in Polonia, il vino italiano è al primo posto tra i prodotti di qualità davanti a Francia e Spagna. «Il Brunello gode di una certa fama e popolarità», dice il collega polacco, «e anche il Rosso potrebbe essere un vino capace di aprire meglio la strada allo stesso Brunello».
Più benevola verso il Brunello 2005 l’americana Kerin O’Keefe (Decanter): «Ho trovato interessanti sia i vini di quest’annata che le Riserve 2004. I primi sono quelli che vorrei bere adesso, mentre i secondi vorrei poterli conservare in cantina per almeno una decina d’anni prima di consumarli». Ottimi giudizi sulle Riserve 2004 anche dalla sudafricana Petronella Salvi (Tasted): «Ne ho trovati alcuni eccezionali, mentre tra i Brunello 2005 ho notato certe diversità organolettiche».
In ogni caso, Montalcino ha chiuso positivamente il 2009 perché, nonostante la difficile congiuntura economica, il Brunello tiene nei mercati di tutto il mondo, confermando le proprie posizioni nei principali Paesi di riferimento. Dei 7 milioni di bottiglie commercializzate, il 60% ha preso la via dell’export (25% negli Usa, seguiti da Germania, Svizzera e Canada). Conferme anche da Nord Europa, Russia e Polonia, mentre in America Latina spicca il Brasile e cresce il Messico. In Asia guida la Corea del Sud davanti a Cina e India. Il programma della manifestazione prevedeva anche, com’è tradizione, l’apposizione della formella celebrativa dell’annata 2009 sulla facciata dell’antico palazzo Comunale, realizzata quest’anno dai disegnatori giapponesi del popolare “manga” The Drops of God (Le gocce di Dio), il fumetto che parla di vino. E infine la consegna dei premi Leccio d’Oro 2010, destinati a ristoranti, osterie ed enoteche distintisi nella presentazione, nel servizio, nella diffusione e nella valorizzazione del vino, in particolare del Brunello.

Anteprima Brunello - foto 3
Sopra, la formella “manga” celebrativa dell’ultima vendemmia e i disegnatori giapponesi del fumetto The Drops of God.

Quest’anno i riconoscimenti sono andati, rispettivamente, alla celebre Locanda Locatelli di Londra, all’osteria La Fattoria del Campiglione di Pozzuoli (Napoli) e all’Enoteca Bonatti di Firenze.
A margine del programma i giornalisti hanno avuto l’opportunità di visitare alcune aziende del territorio dove sono stati assaggiati anche vini non presenti in fortezza. Tra queste, molto gettonate Il Poggione e Col d’Orcia, che per il secondo anno consecutivo hanno organizzato una serata in comune, e inoltre Pieve Santa Restituta di Angelo Gaja e il duo Podere Le Ripi – Mastrojanni dei fratelli Francesco e Riccardo Illy.


© Riproduzione riservata - 19/04/2010

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