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Boccadigabbia: da Napoleone III, il modello bordolese

23 Novembre 2010 Roger Sesto
Conservate uno storico del vostro Akronte? «Abbiamo in cantina un buon numero di bottiglie di ciascun millesimo» ci racconta Elvidio Alessandri, patron di Boccadigabbia di Civitanova Marche, «che presto localizzeremo in un apposito caveau climatizzato in via di ultimazione, confezionate in cassette di pino marittimo di Bordeaux che non rilascia odori e quindi adatte a conservare il vino allo stato ottimale». Quali i millesimi della memoria? «I nostri vini mutano carattere di anno in anno, ricalcando fedelmente l’andamento climatico. L’annata del debutto dell’Akronte, targata 1989, non fu un granché a dire il vero: poca polpa e tanto peperone, ma già la seconda, il 1990, fu eccezionale e la considero oggi la mia annata del cuore: ricordo ancora come accudivo personalmente quelle dodici barrique. Il 1992 fu pronto rapidamente, molto morbido e di grande successo. Ben più maschio, tannico e longevo il 1993. Il 1994 ricorda un po’ il ’92. Il 1995 è oggi tra i millesimi più equilibrati. Il 1997 è elegante e ancora relativamente giovane. Il 1998 è tra i più duri e tannici Akronte mai prodotti, scontroso all’esordio, ma oggi quasi perfetto». Cabernet Sauvignon, in purezza, nelle Marche... Era proprio il caso? «Nel 1986 decidemmo di impiantare Cabernet per ripristinare la tradizione locale dei vitigni francesi, già presenti qui dall’800. Basti dire che Napoleone III, durante il suo esilio a Londra dopo la disfatta di Sedan, fu costretto a fare il commerciante di vini per rinvigorire le sue esauste finanze, vendendo con profitto sul mercato inglese gli splendidi prodotti delle sue proprietà di Civitanova, sicuramente a base di Cabernet e Merlot. Un altro motivo per cui scelsi la varietà transalpina fu proprio perché intendevo produrre vini da invecchiamento». Nel caso specifico del suo cavallo di razza, l'Akronte appunto, a parte il ruolo giocato dal vitigno, quali sono i perché del suo potenziale di invecchiamento? «Penso che gran parte delle ragioni siano insite nella struttura sabbiosa e argillosa del nostro terreno e alla estrema vicinanza al mare dei vigneti. Lunghe macerazioni e permanenza in barrique nuove per oltre 14 mesi, fanno probabilmente il resto».

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