Bisogna camminare le vigne e dialogare con la terra. Una chiacchierata con Andrea Lupi
L’enologo toscano ha intrapreso da qualche anno la carriera da “solista” e si dedica soprattutto all’interpretazione dei diversi territori attraverso l’espressione del vitigno, con particolare predilezione per il Sangiovese.
«Bisogna fidarsi dei territori». Questo aforisma sintetizza l’approccio dell’enologo fiorentino classe 1981. Schivo il giusto, sguardo del sognatore, Andrea Lupi si racconta dietro tre espressioni di Sangiovese che esprimono il suo modo di vedere il vino. «Si parte dal sapore del suolo, dalla personalità del terreno, di cui il frutto è solo un tramite».
Lupi lavora principalmente in Toscana, dov’è nato e cresciuto professionalmente, dapprima al fianco di Luca D’Attoma. Spazia da Massa Carrara a Bolgheri, da Suvereto alla Maremma, per arrivare a Radda in Chianti. Collabora con una Casa vinicola ticinese e con una realtà particolare a Sant Martí Vell (Girona), che fu proprietà di Elsa Peretti, musa di Dalì e disegnatrice per Tiffany. Questa azienda è stata poi ceduta a un’associazione che si pone lo scopo di sostenere gli abitanti del luogo.
Collaborare con gli agronomi che conoscono i vigneti
Tornando ad Andrea e alla sua Toscana, dove ricerca una «sintesi tra bellezza, sostenibilità, armonia e prodotti eccellenti», l’attenzione è sulle vigne e si rivolge spesso ai consigli di Claude e Lydia Bourguignon, «micidiali nella valutazione dei suoli». Il galestro, per Lupi, restituisce la massima espressione del Sangiovese. Per trasmettere il senso della terra è necessario ridurre al minimo l’impatto ambientale, «bisogna fidarsi dei territori», come dicevamo, nel senso di conoscerli e assecondarli: «A volte sono sufficienti infusi di ortica ed equiseto». Ma non esistono formule: per questo Andrea lavora in contatto costante con gli agronomi delle aziende, che lo aggiornano sulla “vita quotidiana” dei vigneti.
Per comprendere i risultati del suo approccio abbiamo assaggiato tre vini a base Sangiovese da zone diverse.
I vini più rappresentativi
La Lupinella Rossa, Chianti Superiore 2021 da Montespertoli, terreni argillosi, fermentazione in cemento e affinamento di botte grande: fresco e accessibile, con il frutto maturo e caldo dell’annata e note tipicamente gessose, tabacco e ciliegia. In Maremma con Le Pupille, Andrea opera al fianco di Ettore, figlio di Elisabetta Geppetti. Il cru Poggio Valente 2021, etichetta già celebre ma in continua evoluzione, stupisce per l’ampiezza del bouquet e del sorso, in un vino che combina eleganza, frutti rossi e note balsamiche e gessose. Infine, da Radda in Chianti, assaggiamo Barlettaio Chianti Classico 2019: naso ampio e complesso con note di radice, liquirizia, fragola e prugna. Ingresso morbido al palato, finale fresco e speziato, setoso e concentrato. Questa ricchezza è la voce dei terreni scisto-argillosi di galestro.
Foto di apertura: Andrea Lupi in vigna
Tag: Andrea Lupi, Barlettaio Chianti Classico, Le Pupille, Luca D'Attoma, Lupinella Rossa© Riproduzione riservata - 23/08/2024