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Tenuta Ballasanti, inedite espressioni dall’Etna

Tenuta Ballasanti, inedite espressioni dall’Etna

La Cantina Ballasanti rinasce per volontà di Manuela Seminara, siciliana Doc, e del marito Fabio Gualandris, astrofisico lombardo, con originali interpretazioni di Carricante e Nerello Mascalese realizzate dall’enologo piemontese Gianluca Scaglione. In assaggio Il Temerario, Il Tenace e Il Sublime.

Una storia di rinascita, contaminazione e ritorno alle radici alle pendici dell’Etna. Tenuta Ballasanti è la seconda vita di BerDiVino, Cantina sulla culla del versante est della “Muntagna”, come i catanesi battezzano il vulcano che ne ingombra lo sguardo. Un nuovo inizio pensato e voluto da Manuela Seminara, siciliana invaghita della sua terra, e dal marito Fabio Gualandris, astrofisico bergamasco con la passione per la botanica, i bonsai e la filosofia giapponese. Insieme hanno imbottigliato un meltin pot di idee, visioni e principi dando nuova vita a vini “diversi per natura”, proprio come loro. Tenace, Temerario e il nuovo Sublime, i tre monovarietali da Carricante e Nerello Mascalese, sono stati presentati al nuovo ristorante di Andrea Aprea a Milano.

Tenuta Ballasanti
Manuela Seminara e il marito Fabio Gualandris

Legame col vulcano

Il seme di Ballasanti è stato piantato dal bisnonno di Manuela, Don Lorenzo, che agli inizi del ‘900 “produceva vino e lo vendeva ai francesi” a San Giovanni Montebello, una frazione di Giarre. E che qui piantò due pini marittimi alla nascita dei primogeniti maschi. Un luogo dove col vento “ballano anche i santi” diceva la moglie di Lorenzo, Donna Mara, che sulla collina intarsiata da muretti a secco usava ritirarsi coi suoi pensieri.
«Angelo, mio nonno, “uno dei due pini” simbolo dell’azienda, raccolse il testimone di famiglia. Era un uomo taciturno e reso quasi cieco da un incidente di guerra; con lui potevi ragionare solo togliendoti le scarpe e a piedi nudi prendevi contatto con la terra. È lui che ci ha trasmesso la magia di questo luogo, e la voglia di restituire bellezza e armonia al mio Etna», racconta Manuela.

Impronta piemontese in cantina

Questo rispetto è alla base delle scelte imprenditoriali di Tenuta Ballasanti, che impiega principi biologici in vigna e si affida a maestranze locali. Con l’obiettivo, racconta Fabio Gualandris, «di esaltare il bello in tutte le sue forme, attraverso il concetto di armonia, valorizzando il lavoro di chi è del posto e applicando metodo e studio per andare sempre alla ricerca della qualità». Per la stretta di mano con Gianluca Scaglione, enologo albese di origini contadine, uomo di Barolo e Dolcetto, che ha dato originale impronta anche in cantina, è bastato uno sguardo e una zolla tastata con amore. «Questa terra, nera, sciolta, ricca di sostanze organiche che bagnano le dita».

Focus su Nerello Mascalese e Carricante

I vigneti di Tenute Ballasanti, attualmente un totale di 5,5 ettari, sono equamente divisi tra Carricante (a Mascali), e Nerello Mascalese (tra San Giovanni Montebello e Piedimonte Etneo). Gli appezzamenti, a un’altezza compresa tra 400 e 880 metri, hanno un suolo permeabile, grazie alla presenza di uno scheletro di classe granulometrica con dimensioni superiori a 2 mm, ricco di potassio e mediamente povero di azoto e fosforo.
«I cambiamenti climatici dell’ultimo decennio hanno favorito la faccia Est-Sudest del vulcano, dove ci troviamo», annota Scaglione. «Correnti marine e altitudine mitigano il clima, favoriscono le escursioni termiche, concentrano gli aromi e consentono maturazioni ottimali». Il futuro? «A Milo, dove è stato acquisito un appezzamento di 5 ettari e mezzo, nascerà in futuro un Etna Bianco Superiore (che solo qui può fregiarsi dell’appellativo, ndr). Piedimonte, dove sono stati aggiunti altri 7 ettari di proprietà, accoglierà invece la nuova cantina. Le sue forme avveniristiche affiancheranno lo storico palmento, col suo antico torchio e le botti di rovere francesi che cullano i rossi della casa.

I vini in assaggio

Tenuta Ballasanti
Il Tenace, Il Temerario e Il Sublime di Tenuta Bellasanti sono stati i protagonisti del pranzo stampa al nuovo ristorante di Andrea Aprea a Milano

Il Tenace, Etna Bianco Doc 2020

Carricante in purezza da un vigneto condotto a guyot con alta densità di impianto (5 mila ceppi per ettaro). Siamo tra i 650 e gli 880 metri di altitudine sul Parco dell’Etna, nella zona di Mascali, tra Milo e Linguaglossa e precisamente a Contrada Chiusitti. La raccolta delle uve avviene manualmente e i grappoli subiscono una macerazione pellicolare «dalla sera al mattino». Il vino fa un affinamento sur lie per circa 60 giorni con bâtonnage settimanali; viene travasato a fine inverno e imbottigliato nella primavera successiva la vendemmia. La particolarità è che non svolge fermentazione malolattica. Ha profumi citrini, gessosi, che ricordano il fieno e rimandano a sensazioni salmastre. La sua sapidità, donata dal terreno ricco di sali minerali e metalli, trova sulla lingua la bilancia di una vibrante freschezza.

Il Temerario, Sicilia Doc 2019

Le viti giovani di Nerello Mascalese sono impiantate a 400 metri sul livello del mare in contrada Ricciari Ciappari, a San Giovanni Montebello (Giarre), col sistema ad alberello singolo a tre branche seguendo precetti biologici. Il terreno è vulcanico, permeabile, con presenza di potassio e ferro. Una macerazione sulle bucce per 10-12 giorni ammanta il vino di un elegante rubino-cerasuolo. Circa il 30% della massa non tocca legno per mantenere la freschezza dei profumi; il resto evolve in barriques e tonneau di rovere francese per 12 mesi e almeno altri sei in bottiglia. Al naso emergono note balsamiche, di frutta fresca, ematiche e rugginose. Il sorso è marcato dalla gioventù tannica, ma è succoso e dalla buona mineralità.

Il Sublime, Etna Rosso Doc 2020

Nuovo arrivato nella gamma della Cantina etnea che uscirà solo nelle migliori annate (piogge nel periodo vendemmiale hanno per esempio portato problemi alla sanità dell’uva nel 2021, che infatti non sarà imbottigliata). Le uve di Nerello Mascalese vengono da Piedimonte Etneo, leggermente più a Nord di Giarre, da un vigneto centenario, allevato ad alberello sui pendii scoscesi del vulcano. La fermentazione alcolica si svolge sempre in serbatoi d’acciaio termocondizionati, con macerazioni prolungate sulle bucce accompagnate da rimontaggi e bâtonnage. Il vino affina interamente in barrique nuove per 18 mesi con la ricerca di fermentazione malolattica in legno, poi in vetro per altri 6 mesi. Ribes, pepe nero e spezie dolci ne caratterizzano il profumo. Notevole l’equilibrio gustativo tra la componente zuccherina-alcolica e quella acida.

Foto di apertura: le vigne di Tenuta Ballasanti si trovano a un’altezza compresa tra 400 e 880 metri

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© Riproduzione riservata - 15/04/2023

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