Argentina Wine Awards – Finisce la festa con i Malbec premium

Argentina Wine Awards – Finisce la festa con i Malbec premium

20 febbraio – Abbiamo finito in gloria, con ottimimi Torrontés, bianchi fragranti e leggermente aromatici, sotto i 15 dollari, e con i Malbec di alta gamma, oltre i 50. Da urlo! Lo stato dell’arte per la bandiera rossa argentina è davvero ai massimi livelli. Deludente, d’altra parte, la Bonarda, che nulla ha a che vedere geneticamente con la nostra. Mi viene indicato come un “buon esempio” un vino che profuma decisamente di marmellata di fragole. Non mi convince, troppo banale.

Uno dei team internazionali di degustatori: la cinese Shuan Huang, l'argentino José Lovaglio e l'americano Joe Roberts

ARRIVANO I BIANCHI DA TORRONTÉS – Peccato che i Torrontés fossero pochi: solo 12 campioni (contro oltre 100 Malbec). Mi aspettavo una partecipazione superiore con un bianco così tipico in questo Paese, più o meno lo stesso numero di Chardonnay e Sauvignon blanc.

MALBEC: TIPICITÀ ARGENTINA CHE PUÒ CONQUISTARE IL MONDO – Ancora una volta sono stati i Malbec a mietere punteggi da medaglia d’oro. Intensi, equilibrati, in alcuni casi, con apporto di Cabernet franc, ad esempio, assumono un’eleganza spaciale. Sono vini unici, che pur rientrando nel quadro di riferimento “nuovo mondo”, hanno un carattere che può conquistare anche gli europei. Di fatto, Matías ed io abbiamo discusso più volte riguardo a vini meno gradassi e immediati, vini per me intriganti e per lui poco espressivi del frutto. Se ne trovano dei due tipi. Qui l’influenza della scuola italiana, francese o spagnola è evidente e talvolta prevale sull’attrazione per la Napa Valley. È comunque interessante come la nuova generazione di enologi desideri che i vini si esprimano con caratteristiche “argentine”, naso intenso e fruttato e potenza (l’alcol non può andare sotto i 14% vol. per rossi pregiati). Nei casi migliori, di severe selezioni di uva nelle vigne coltivate in altitudine, al vino si aggiunge una freschezza che lo rende  quasi perfetto.

La coreana Moon Song Bang, l'argentino Santiago Majorga e il canadese Tom Firth

DOMANI SI ASSEGNANO LE MEDAGLIE “DA DEFINIRE” – Poniamo l’arma del giudizio, le nostre indicazioni sono nelle mani di Jane Hunt e Tina Coady (le organizzatrici del concorso) che ora frullano i risultati nel laptop per sottoporci domani i vini “da definire”, per i quali i panel si sono espressi in modo ambiguo, sulla soglia di qualche medaglia.

A MENDOZA È FESTA NAZIONALE – Approfitto del clima ideale, caldo ma non umido, per inoltrarmi nel parco di Mendoza. Qui oggi è festa nazionale per la commemorazione della battaglia di Salta. Tavolini e pic-nic in ogni angolo, ma il parco è immenso. C’è spazio per tutti. Anzi, rispetto a una normale domenica primaverile italiana, non diresti neppure che è festa.

Lo chef-patron del ristorante Siete Cocinas, Pablo Del Rio, con la passione per il grande vino

LA RIVINCITA DELLA BONARDA – A cena lo staff di Wines of Argentina ci porta al ristorante Sietes Cocinas, un luogo molto raffinato che propone le tradizioni gastronomiche del Paese, diviso per l’appunto in sette diverse aree. Si riprendono gli assaggi e rivaluto la Bonarda, in due versioni prodotte da due dei nostri colleghi-giudici: una, Emma, è morbida, succosa, rotonda vinificata in legno di Sebastiàn Zuccardi; l’altra, freschissima, da inizio pasto, è prodotta con macerazione carbonica, semplice, mantiene intatte i suoi caratteri fruttati in maniera ammiccante. È di Matias Michelini.

I vini degustati durante la cena

MALBEC D.V CATENA, IL PREMIUM ARGENTINO – Dopo vari assaggi il pasto si conclude con uno dei vini più acclamati (e pagati) di Argentina: il Malbec D.V Catena, Tupungato, Adrianna Vineyard 2007. Certamente “grande”, anche grosso, potente e maturo si presenta molto serioso, con notevole profondità; il finale per il mio palato è eccessivamente “tondo”, tendente al dolce. Resta comunque un bel modo per chiudere la giornata, anche se forse i suoi 85 dollari sono un prezzo che pone in diretta competizione con altri vini, anche europei, più fini ed eleganti. La questione è di mercato, naturalmente, e dato che negli Stati Uniti o in Brasile vanno matti per lui, per adesso ha ragione.

 

 

 

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© Riproduzione riservata - 21/02/2013

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