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Ar.Pe.Pe.: assoluta tradizione

Famiglia Pelizzatti

Isabella ed Emanuele Pelizzatti Perego (foto Francesco Balatti)

Ubicata a Sondrio, la Cantina della famiglia Pelizzatti Perego rappresenta la tradizione valtellinese per antonomasia. Nessuna scorciatoia e cedimenti a proposte commerciali, non si produce nemmeno lo Sfursat, considerato, appunto, una “forzatura”, bensì si vinifica una ben più rischiosa ma filologicamente corretta vendemmia tardiva. «Innanzitutto è importante sottolineare che il vino non si progetta in cantina, ma deve rispecchiare le caratteristiche dell’annata. Pertanto, il primo pensiero è rivolto al rispetto del territorio e a non rovinare in cantina l’ottimo Nebbiolo che si produce con immensa fatica sui nostri terrazzamenti. Nella trasformazione in cantina la massima cura va all’esaltazione delle caratteristiche del vitigno e del territorio, utilizzando il tempo come principale alleato, mediante lunghissimi affinamenti quando l’annata lo consente». In queste parole, pronunciate dalla co-patron Isabella Pelizzatti Perego, l’essenza della filosofia aziendale. Chiediamo quale sia il segreto della longevità dei loro vini: «Pensare alla bellezza delle grandi Riserve prodotte da nonno Guido e nostro padre Arturo, che esprimono ancora oggi la grandiosità del Nebbiolo nel territorio, è motivo per noi di grande orgoglio. Vinifichiamo in tini di legno da 50 ettolitri, con rimontaggi e follature manuali. Utilizziamo lieviti autoctoni selezionati dalla Fondazione Fojanini, effettuiamo macerazioni lunghe anche 30-40 giorni nelle grandi annate destinate alle Riserve, con accurate irrorazioni del cappello. Al termine della svinatura il vino permane sulle fecce nobili per i primi 6 mesi circa. L’affinamento prosegue poi in tini o botti grandi di rovere e castagno da 55 ettolitri per altri 2-5 anni in base all’annata. Tali lunghissimi affinamenti esaltano al meglio le caratteristiche del Nebbiolo, con il raggiungimento di naturale equilibrio ed eleganza. Dopo la permanenza in legno il vino resta in cemento o acciaio per un anno prima della messa in bottiglia. Qui vi staziona da 12 a oltre 24 mesi in base alla tipologia e all’annata». Chiediamo che ci parli del vino a loro più caro e di qualche annata ancora conservata in cantina, disponibile per degustazioni, ritenuta storica: «Innanzitutto il Riserva Rocce Rosse, Sassella Valtellina Superiore Docg è, da sempre, prodotto solo nelle grandi annate. Poi va precisato che il microclima della Valtellina rende i nostri millesimi un po’ particolari rispetto alla media, vedasi l’annata 2002, in generale disastrosa, da noi eccelsa! Entrando nel dettaglio, il Rocce Rosse 1984, commercializzato nel 1990, è il nostro vino del cuore, in quell’anno al suo debutto. Come non citare poi proprio il 1990: grandissima vendemmia, che ci diede delle uve perfette e dalle gradazioni zuccherine elevate. A dispetto di altre zone, per noi è stato valido anche il 1991, dall’andamento stagionale normale e un inizio vendemmia dopo il 20 ottobre; si tratta di un’annata il cui equilibrio è emerso nel tempo. Il 1995 ci ha regalato una grandissima vendemmia, grazie alle poche piogge e a condizioni meteo perfette tra settembre e ottobre. Buona l’annata 1996, in linea con la 1991. Infine due parole sul 1997, un millesimo davvero eccezionale, climaticamente perfetto, che ha condotto a una raccolta di frutti eccelsi, ricci di zuccheri, cominciata il 13 ottobre».

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© Riproduzione riservata - 15/10/2009

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