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Annate storiche: Villa Diamante, ribaltamento delle abitudini

Annate storiche: Villa Diamante, ribaltamento delle abitudini

Sorta sulle colline di Montefredane, per poi espandersi anche a Tufo, questa bella azienda nasce nel 1996, frutto della passione di Diamante Maria Renna e dell’enologo Antoine Gaita; l’idea era quella di esaltare le indubbie doti enoiche dell’Irpinia, conducendo le vigne in regime di agricoltura biologica, e vinificando con un approccio slow. «Il Fiano è sempre stata un’uva per la produzione di vini di pregio. Quando la Mastroberardino lo lavorava quasi in monopolio, soprattutto per la produzione di bianchi di pronta beva, era un uva rara e quindi molto remunerata». Così esordisce Gaita.

BASSE RESE E VENDEMMIA TARDIVA – «La qualità dei nostri vini è andata perfezionandosi nel tempo. Da sempre abbiamo ricercato la concentrazione della materia prima, convinti che questa sia un’importante premessa per consentire alla molecole nobili del Fiano di offrire delle sensazioni olfattive intense e di gran pregio. Per fare questo, per prima cosa abbiamo ridotto la produzione a 60 quintali per ettaro; in seconda battuta si è deciso di raccogliere le uve tardivamente, non prima della metà di ottobre, terminando anche verso fine mese. In questo modo ottenevamo dei Fiano insolitamente caldi di alcol per l’epoca, ma soprattutto ricchi e concentrati».

LONGEVITA’ E INTENSITA’ IN CANTINA – «Nel 1997», continua Antoine Gaita «abbiamo deciso di far maturare a lungo il vino sulle proprie fecce fini, consentendogli così di arricchirsi di quelle sostanze utili alla stabilità tartarica, ma soprattutto allo sviluppo di aromi terziari e alla grassezza e rotondità gustative. Abbiamo anche tentato di evitare le filtrazioni, ma alcuni problemi ci hanno indotto a rinunciare a questa scelta». In pratica sono stati completamente innovati i tradizionali protocolli vitienologici del Fiano. «Già! E ci prendevano per pazzi! Ma oggi chi vuole produrre del Fiano di qualità deve procedere, almeno parzialmente, su questa strada. Un percorso che conduce a un vino molto intenso, di eccezionale longevità, che a livello cromatico mostra di essere una sorta di sintesi fra Sauvignon e Chardonnay».

IL FIANO VIGNA DELLA CONGREGAZIONE – «In Italia, i vini bianchi longevi sono ancora rari e non ancora entrati nella comune mentalità del consumatore; tra le annate di Fiano di Avellino Vigna della Congregazione, nostra etichetta di punta, che amo ricordare, va annoverata la 1998: ancora in uno stato di gran pregio, nonostante le difficoltà legate a quell’epoca. Tra parentesi, per risolvere il problema della colatura delle bottiglie dopo parecchi anni d’invecchiamento in posizione orizzontale, ci siamo dovuti rivolgere ai francesi, maestri nel campo dei vini bianchi di lungo invecchiamento», ha concluso Antoine Gaita.

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© Riproduzione riservata - 11/12/2012

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