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Alto Adige enoico. L’importanza dell’altitudine

Alto Adige enoico. L’importanza dell’altitudine

L’Alto Adige enoico è un complesso mosaico di terroir, altimetrie, vitigni e sottozone. Per comprendere meglio l’essenza di questa piccola, ma fondamentale regione del vino italiano, il Consorzio Vini Alto Adige ha organizzato l’evento “Dalle valli alle vette: l’Alto Adige nel calice” a Milano, presso l’hotel The Westin Palace (in collaborazione con Ais). Manifestazione che ha dato la possibilità di degustare 50 etichette in rappresentanza della produzione vitivinicola altoatesina, espressione del lavoro di circa 200 eterogenee cantine.

Ogni altitudine ha i suoi vitigni

Due i momenti chiave: il convegno “L’Alto Adige, terra di vini” e il banco d’assaggio, che quest’anno ha proposto un ideale percorso dalle valli sino alle montagne, alla scoperta dei vitigni ideali per ogni fascia di altitudine. Dalla ricchezza e morbidezza dei Pinot Grigio, Lagrein e Cabernet che prendono vita ai piedi a partire dalla Bassa Atesina, passando dalla fragranza e la succosità della media fascia collinare, custode dei migliori Pinot bianco, Sauvignon e Gewütrztaminer, e dove Pinot nero e Lagrein acquistano più eleganza e armonia, sino alla maggior fragranza dei vini di alta quota, come Sylvaner, Müller Thurgau, Riesling.

 

 

Qualche numero, in pillole

L’Alto Adige enoico si estende su 5.414 ettari, il 98% dei quali a Doc, per una produzione annua pari a 350.000 ettolitri di vino (60% bianco e 40% rosso), pari a meno dell’1% dell’intera produzione nazionale, di cui il 50% si consuma in loco. I viticoltori sono circa 5.000, il che significa che la proprietà media destinata alla viticoltura è inferiore all’ettaro. Il 70% del vino prodotto è frutto del lavoro di 12 cooperative, il 25% proviene dall’attività di 38 tenute private, il restante 5% è ottenuto dal lavoro di una miriade di piccoli vignaioli.

L’importanza delle altimetrie

Dal convegno sono emersi alcuni punti chiave che caratterizzano la vitivinicoltura del Sud Tirolo, a partire dai 300 giorni l’anno di sole che mediamente irradiano la provincia di Bolzano. In primis il ruolo chiave giocato dalle altimetrie. Il 29% della produzione proviene dalla Bassa Atesina o comunque da aree comprese fra i 300 e i 500 m di altitudine. Qui la massima espressione la danno i Pinot grigio, il Lagrein vinificato in rosso, il Merlot e il Cabernet Sauvignon. Il 57% dei vini si ottengono nella fascia medio collinare posta fra i 300 e i 500 m slm, dove svettano per qualità Pinot bianco, Sauvignon, Gewürtzraminer, Schiava e Pinot nero.

I vini di montagna (sopra i 500 m slm)

Infine, il 14% – vera a propria viticoltura di montagna – proviene da una fascia altimetrica superiore ai 500 m slm e che talvolta oltrepassa i 1.000 metri; in questo caso sono i più fragranti bianchi a farsi notare: Sylvaner, Riesling, Müller Thurgau, Kerner e Veltliner. Per un totale di oltre 20 varietà vinificate con successo, ciascuna nel suo miglior contesto pedoclimatico.

 

 

Il mosaico delle sottozone

L’incontro, condotto dal giornalista Pierluigi Gorgoni, ha pure evidenziato le sette principali zone vitivinicole altoatesine.

Bassa Atesina

La Bassa Atesina, che è l’area più estesa e più calda dove si avvantaggiano i vitigni a maturazione più tardiva, come il Cabernet Sauvignon, ma dove sorgono pure dei vigneti particolarmente elevati, come a Magré, dove il Müller Thurgau – a oltre 1.000 m slm – trova la sua massima espressione, ma anche Mazzon e Montagna, patrie del Pinot Nero, e Termeno, roccaforte del Gewürztraminer.

Oltradige

L’Oltradige, culla del Lago di Caldaro e di Appiano, dove primeggiano la Schiava (ma assai meno che in passato), il Merlot, il Cabernet e i Pinot nero più di struttura; nei punti più elevati dicono la loro Pinot bianco e grigio, Chardonnay e Sauvignon.

Bolzano

Bolzano, procedendo da Sud verso Nord, è la terza area chiaramente individuabile oltre che terzo comune provinciale per produzione enoica: nella sua conca si esaltano il Santa Maddalena Classico (massima espressione della Schiava) e il Lagrein, nella frazione di Gries.

Val d’Adige e Terlano

Procedendo ci si imbatte nella Valle dell’Adige; dominata da un’arenaria porfirica rossa, conferisce ai suoi vini una nota minerale particolarmente identitaria; qui è terra di dominio di Terlano, espressione unicamente di grandi vini bianchi da invecchiamento, che vede protagonisti Pinot bianco, Pinot grigio e Chardonnay.

Merano

Andando verso Nord-Ovest si accede alla sottozona Merano. Qui il clima è molto mite e temperato, il che – unitamente ai suoli sabbiosi – crea condizioni pedoclimatiche ideali. La sottozona Alto Adige Merano è luogo di elezione della Schiava, ma ottimi risultano essere anche Merlot e Pinot nero, grazie al terroir che infonde loro una rinfrescante acidità.

Valle Isarco

Alla volta di Nord-Est rispetto a Bolzano si accede all’entusiasmante Valle Isarco, dominata da terreni ricchi di quarzo, mica e scisti, assai apprezzati da Sylvaner e Müller Thurgau, che qui spiccano per freschezza e mineralità; ottimi anche i risultati ottenuti dai più recenti impianti del semiaromatico Kerner e del Riesling.

Valle Venosta

Infine, la sottozona più nordica, elevata ed estrema, difficile ed eroica, la Valle Venosta. Qui le precipitazioni non superano i 400 mm al metro quadro l’anno: la metà della piogge che irrorano la Bassa Atesina. Sui suoi terreni magri e sabbiosi, corroborati da un clima fresco, traggono origine vini all’insegna della raffinatezza e dell’eleganza; a inizio valle vi è una certa presenza di Pinot nero, quindi subentra il Pinot bianco, mentre l’alta valla è terra d’elezione di alcune grandi espressioni di Müller Thurgau e Riesling, ma anche Veltliner, Kerner e Sylvaner.

I vini in degustazione

Cantina Kurtatsch – Graun, Müller Thurgau Alto Adige Doc 2015

Dalle alte colline della Bassa Atesina, un Müller dal naso rinfrescante di erbe aromatiche, foglie di limoncella e anice, dal gusto polposo e caldo, tipico di un’annata torrida come la 2015, ma reso vibrante da un adeguato piglio acido. 88/100

Cantina Nals Margreid – Sirmian, Pinot bianco Alto Adige Doc 2015

Da Sirmian, nel comprensorio della Valle dell’Adige, un Pinot Bianco che sa di pesca bianca, mandorle e nocciole tostate; polposo, grasso, di grande armonia, frutto di uve ben mature ma non certo prive di freschezza. 92/100

Cantina Valle Isarco – Aristos, Kerner Alto Adige Valle Isarco Doc 2016

Da una grande sottozona di bianchi, un semiaromatico che gode della freschezza del millesimo 2016: note d’agrumi, fiori bianchi, spezie e ricordi pietrosi introducono a un sorso morbido, dove acidità, dolcezza e alcol si bilanciano vicendevolmente. 91/100

Castelfeder – Gewürztraminer Alto Adige Doc 2015

Di nuovo in Bassa Atesina, ci si imbatte qui in un Traminer dalle tipiche sensazioni di rosa, camomilla, mandorla dolce; un vino il cui punto di forza sta probabilmente nel palato: perfetta sintesi tra dolcezza zuccherina e nota amaricante identitaria del vitigno. 89/100

Cantina Girlan – Gschleier Vecchie Vigne, Alto Adige Doc 2015

Da Appiano, non lontani dal comprensorio di Bolzano – culla di Lagrein e Schiava – ci arriva un rosso perfetta espressione del vitigno d’origine. Fragranza fruttata al naso, arricchita da ricordi floreali di viola e amaricanti di mandorla; dinamicità e freschezza beverina al palato. 90/100

Franz Haas – Schweizer, Pinot nero Alto Adige Doc 2014

Da Mazzon (con un contributo di uve di altre aree d’elezione), “gran cru” di Pinot nero, ci giunge un rosso identitario, uscito indenne dalle difficoltà dell’annata 2014: fragoline, confettura di mirtilli, pepe nero al naso, per un sorso setoso, morbido e confortevole. 87/100

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© Riproduzione riservata - 17/05/2017

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