Scienze Scienze Riccardo Oldani

Adattarsi al nuovo clima: indicazioni per i produttori

Adattarsi al nuovo clima: indicazioni per i produttori

I cambiamenti climatici hanno un doppio impatto sul mondo del vino: hanno reso i consumatori più sensibili alle questioni ambientali e impongono ai produttori nuove strategie per far fronte a mutate condizioni ambientali. Sandra Taylor, guru internazionale della sostenibilità e della responsabilità sociale d’impresa, suggerisce una serie di azioni utili.

Nel mondo del vino si vive un nuovo clima. È non è soltanto quello determinato da uno spostamento delle preferenze verso prodotti più salutari e rispettosi dell’ambiente. È anche quello fisico, legato al riscaldamento globale e all’impatto delle attività umane sull’equilibrio del pianeta, che in tempi più rapidi del previsto ha cambiato drasticamente le condizioni in cui i produttori operano, costringendoli a modificare strategie, scelta delle varietà, pratiche agronomiche, modo di comunicare. Un tema complesso, sul quale, nel corso degli incontri organizzati nell’ambito della conferenza virtuale di Vinitaly wine2wine, è intervenuta Sandra Taylor, considerata una delle donne più influenti negli Usa in tema di responsabilità sociale d’impresa.


Sandra Taylor, una delle donne più influenti negli Stati Uniti sui temi della sostenibilità

Una visione autorevole

La Taylor ha fatto parte in passato del comitato Affari Internazionali del Senato statunitense e poi è stata vicepresidente di Starbucks con delega alla social responsibility. Ha quindi fondato una proprietà di consulenza, la Sustainable Business International LLC, di cui è amministratore delegato. La sua visione sul tema dei cambiamenti climatici, l’impatto sul mondo del vino e le contromisure da prendere è semplice e lineare, ma impone un pragmatismo e una plasticità di azione senz’altro molto più tipica della realtà statunitense che di quella europea.

Che cos’è la sostenibilità

Tutto in effetti parte dal concetto di sostenibilità, per cui vale la definizione proposta già negli anni Ottanta dalla commissione Brundtland, precorritrice dei successivi trattati globali sul clima culminati con quello di Parigi del 2015. «La sostenibilità», dice Taylor, «è far fronte alle necessità del presente senza compromettere quelle delle future generazioni. Qualsiasi attività, cioè, deve essere impostata tenendo in mente i nostri figli e i nostri nipoti. Impone quindi certamente il rispetto delle risorse naturali, per evitare di esaurirle, ma non si limita a questo. Implica anche equità sociale, diversità, integrazione».

Il valore delle certificazioni

Un modo per dimostrare al pubblico di aver sposato la causa della sostenibilità è affidarsi a una certificazione ambientale. Ne esistono diversi tipi in tutto il mondo, «ma quelli credibili sono rilasciate da soggetti terzi indipendenti», sottolinea Taylor, «e raccomandano attività rispettose dei lavoratori e delle comunità, il miglioramento continuo dei processi, l’attenzione alla qualità dell’aria e dell’acqua, all’uso razionale dell’energia, alla riduzione delle sostanze impiegate in vigna e delle emissioni dannose per il clima». L’adozione di questi processi sottopone le Cantine a un controllo da parte di terzi «e si traduce», sottolinea Taylor, «in un’ottimizzazione e riduzione dei costi. Gli investimenti iniziali richiesti per la loro implementazione hanno sempre un ritorno e vanno visti come investimenti».

Protocolli, azioni e condivisione delle informazioni

Quali sono le azioni da compiere? Taylor riporta esperienze fatte negli Usa. «Il cambiamento delle condizioni climatiche suggerisce», dice l’esperta, «l’introduzione di nuove cultivar, come è avvenuto in California con vitigni come l’Aglianico o il Tempranillo, più adatti a un clima secco. Un altro aspetto importantissimo è tenere un registro delle attività avviate, analizzarne i risultati con reporting periodici e condividerli con gli altri produttori della zona. Questa strategia si è per esempio rivelata efficace in aree produttive particolarmente colpite da incendi, come quelle australiane e californiane, che negli anni hanno saputo migliorare la risposta a questi eventi».

Azioni da compiere e comunicare

I passi più semplici da avviare riguardano in particolare la riduzione nell’uso di pesticidi e di diserbanti come il glifosato, osserva Taylor, «che non solo hanno un impatto positivo nella percezione del prodotto da parte del consumatore, ma contribuiscono a migliorare le condizioni di lavoro per gli addetti e a rendere più sano l’ambiente per chi abita nel territorio».

A tutto questo si devono aggiungere strategie per comunicare al pubblico i passi intrapresi. Questo può essere fatto con lo storytelling aziendale ma, conclude Taylor, «anche cercando di ridurre al minimo la proliferazione di marchi, avviando una maggiore collaborazione tra aziende e consorzi o aree di produzione e, infine, introducendo sistemi di valutazione della sostenibilità di una Cantina, che potrebbero essere adottati nelle guide o nei concorsi, sotto forma di medaglie o punteggi».

Foto di apertura: un vigneto australiano devastato da un incendio. Le Cantine del Paese hanno attivato forme di condivisione delle loro esperienze per sostenersi a vicenda e attivare iniziative di prevenzione (foto www.crushedgrapechronicles.com).

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© Riproduzione riservata - 23/12/2020

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