A inizio 2024 uno studio condotto negli Usa ha gettato il sasso nello stagno: le acque in bottiglia sarebbero piene di nanoparticelle di plastica. I produttori italiani sono insorti proclamando l’assoluta qualità delle acque minerali nostrane. Ma il problema, temiamo, è di quelli a cui non si può sfuggire e riguarda non solo l’acqua, ma anche il vino, il cibo e l’aria che respiriamo.
Un articolo scientifico uscito agli inizi del 2024 ha innescato negli Stati Uniti, e di riflesso anche in Italia, una serie di preoccupazioni riguardanti l’acqua imbottigliata. Lo studio originario, condotto da un team della Columbia University di New York e della Rutgers University di New Brunswick, nel New Jersey, ha utilizzato per la prima volta una speciale tecnica microscopica, la SRS, microscopia a Raman a scattering simulato, per indagare sulla qualità dell’acqua imbottigliata e ha scoperto qualcosa che forse non era completamente inatteso ma che senz’altro ci deve un po’ allarmare. Esaminando tre marche commercializzate negli Stati Uniti i ricercatori hanno contato fino a 240 mila particelle di plastica in un litro d’acqua, per il 90% delle quali di dimensioni nanometriche. Una quantità da 10 a 100 volte superiore rispetto a quella rilevata da indagini precedenti.
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