A ogni età il suo caffè: viaggio tra le generazioni
Dalgona per i teenager, chemex per i millennial, espresso (macchiato caldo, freddo, doppio, lungo, corto, corretto) per i boomer: nei decenni il caffè si trasforma e alla fine conquista tutti.
Per la serie, dimmi che caffè bevi e ti dirò quanti anni hai. Il caffè è una bevanda intergenerazionale, consumata in tutto il mondo senza barriere di dieta o religione. Grazie alla sua versatilità, è in grado di attrarre un po’ tutti, presentandosi sotto “vesti” assai diverse. Ogni generazione lo conosce secondo riti e modi di consumo peculiari, e spesso resta legata al primo amore.
Le preferenze dei boomer
Partiamo dai boomer. Sono le generazioni della prima onda, quella in cui l’unico caffè degno d’essere bevuto era – ed è tuttora, almeno per loro – la tazzulella di espresso italiano. Napoli è la città del cuore, Peppino, Eduardo e Pino Daniele i cantori d’un mondo che, dal dopoguerra, cambiava modi e mode, costumi e consumi ovunque, ma non al bar. Dove ancora, entrando, il boomer chiede “un caffè” e si aspetta la solita tazzina. Da miscela italiana, un po’ Arabica un po’ Robusta (quanta? non si sa, è un segreto), di quel torrefattore che c’è scritto sulla tazzina, sul piattino, sul tovagliolino e magari pure nell’insegna, per non sbagliare.
Al banco e in tazzina
Per il boomer il caffè si beve rigorosamente al banco, si fanno quattro chiacchiere con il barista e via, verso nuove avventure. Tazzina unica, ma declinata “a modo mio”. E allora via libera alle richieste di macchiato caldo, freddo, corretto, lungo, corto, ristretto. I più avventurosi ordinano un marocchino.
La terza ondata dei millennials
Abituato ad una realtà enogastronomica sfaccettata, fatta di prodotti di nicchia, vino e birra artigianali, il millennial non può accettare che il caffè sia la solita, anonima e sempre uguale tazzina di caffè, una bibita globalizzata e non un sacro prodotto della Terra. Così ha scoperto la cosiddetta Third Wave, magari a Londra o a New York, entrando in quelle caffetterie di design, benché un po’ seriali, con i banchi di legno e le pareti di mattoni a vista. Le lavagnette parlano di estrazioni “strane” di cui l’espresso è solo una, e di origini da fare il giro del mondo perché, sì, il terroir, il clima, il produttore contano, eccome.
Origine e modo di preparazione
Per i millennial chiedere “un caffè” è come chiedere “un vino” al ristorante, senza specificare. Il caffè, come il vino, è uno e cento, muta con l’origine ma anche per il modo in cui viene estratto. In filtro con la chemex o espresso, moka o cold brew? E giù a studiare.
I gusti dei ventenni
E la cosiddetta generazione Z, insomma i teenager e i ventenni di oggi? Per certo non li vedrete con una tazzulella in mano, e nemmeno a disquisire di Yirgacheffe etiope o Panama Geisha, fermentazioni anaerobiche, naturali o lavati. Per loro il caffè è un frappé, un frappuccino anzi, una bevanda-mix aromatizzata e magari pure colorata. Il loro simbolo, globalizzato su TikTok durante il primo lockdown, viene dalla Corea del Sud e si chiama dalgona, dal nome di un dolcetto assai diffuso. È un caffè solubile montato a mano con zucchero e acqua in uguali proporzioni in modo da ottenere una crema densa che si aggiunge sopra un bicchiere di latte freddo o caldo, guarnito a piacere.
L’iced coffee
L’ultimo trend è pero l’iced coffee che unisce in vari modi caramello, ghiaccio, un caffè anche di oscura origine e latte, possibilmente montato. L’estetica vince sul gusto, i post vincono sulla degustazione ma, alla fine, il caffè è sempre lì, presente. E, siamo certi, troverà il modo per accogliere anche i coffee lovers della prossima generazione.
Foto di apertura: il caffè è una bevanda intergenerazionale, ma ogni età ha le sue preferenze di consumo © The creative exchange – Unsplash
Tag: caffè, caffè espresso, Chemex, Daigona© Riproduzione riservata - 04/10/2021