Dalle Nostre Rubriche

In Italia

In Italia

Dai matrimoni riusciti nascono forza e complessità (anche nella vite)

30 Agosto 2019 Roger Sesto
Dai matrimoni riusciti  nascono forza e complessità (anche nella vite)

In viticoltura lo scopo degli incroci della vite è quello di migliorare la resistenza delle piante alle malattie e alle avversità climatiche. I più conosciuti? Müller Thurgau, Pinotage, il nostro Manzoni bianco, i francesi Alicante Bousquet e Marselan.

La storia del miglioramento genetico della vite – racconta l’agronomo Roberto Miravalle – ha sempre avuto come obiettivo il potenziamento della sua resistenza alle avversità. Fece eccezione Hermann Müller Thurgau che, nel 1882, selezionò l’omonimo vitigno “intraspecifico”; operazione mirata all’aumento dell’allora scarsa biodiversità delle varietà germaniche, in un contesto dominato dal Riesling, peraltro relativamente scarso. Il Müller Thurgau ebbe subito una buona diffusione e, ancora oggi, è molto importante soprattutto nelle aree viticole a nord delle Alpi e in Trentino-Alto Adige.

In Italia gli incroci arrivano tardi

Da noi il miglioramento genetico della vite ebbe grandissimi successi sull’uva da tavola, che qui trascuriamo, non essendo il focus di questo nostro approfondimento. Così come tralasceremo di parlare degli ibridi (incroci tra specie di viti diverse) che sono un mondo a parte, totalmente innovativo rispetto agli incroci.
Il miglioramento genetico fu assai più timido per quanto concerne l’uva da vino, di cui si occuparono soprattutto i professori Luigi Manzoni, Giovanni Dalmasso, Riccardo Terzi, Bruno Bruni, Rebo Rigotti, Mario Fregoni e Cesare Intrieri. Peraltro, alcuni incroci prodotti dagli studiosi appena citati oggi stanno vivendo momento di grande interesse. Il più diffuso è probabilmente il Manzoni bianco; attualmente coltivato su quasi tutto il territorio nazionale.

Albarossa in Piemonte, Rebo in Trentino, Ervi e Merlese in Emilia Romagna

Dello stesso ricercatore è il più raro Manzoni Moscato, nei confronti del quale sta nascendo un certo interesse. Un incrocio assai apprezzato è il piemontese Albarossa, varietà creata nel 1938 dal Dalmasso alla ricerca di nuovi vitigni capaci di fondere l’eleganza del Nebbiolo con la freschezza della Barbera; nell’ultimo decennio si è rapidamente diffuso, tanto che si è persino costituito un gruppo di produttori allo scopo di valorizzarlo, proponendolo come moderna alternativa alla Barbera. Tornando in Trentino, ormai da anni il Rebo è una realtà di un certo successo. In Emilia Romagna da qualche tempo l’Ervi sta riscuotendo un notevole interesse. Più specificamente in Romagna, è il Merlese che lentamente comincia a far parlare di sé.

L’Ervi migliora le caratteristiche della Barbera con la Croatina

La strategia del Midi e la lungimirante Germania

A parte l’Alicante Bouschet (Petit Bouschet x Grenache), come da noi anche in Francia la storia del miglioramento genetico per incrocio è recente. Tra i più famosi vitigni frutto di questa pratica c’è il Marselan (Cabernet Sauvignon x Grenache), entrato in varie Aoc della costa mediterranea, dalla Provenza al Roussillon, e in forte sviluppo in Argentina. Gli ultimi incroci messi a punto sono il Caladoc (Grenache x Malbec), che sta avendo successo in Languedoc, il Chenanson (Jurançon x Grenache) e l’Arinarnoa (Tannat x Cabernet Sauvignon). Va detto che l’impiego dei vari incroci sembra la principale strategia applicata in tutto il Midi, dopo la fallimentare introduzione in quella zona dei più classici vitigni bordolesi.

Nella foto: apertura grappolo di Mueller Thurgau (R. Kiaulehn)

L’articolo prosegue su Civiltà del bere 4/2019 . Se sei un abbonato digitale, puoi leggere e scaricare la rivista effettuando il login. Altrimenti puoi abbonarti o acquistare la rivista su store.civiltadelbere.com (l’ultimo numero è anche in edicola). Per info: store@civiltadelbere.com

In Italia

Gavi, carta di identità e appunti di degustazione di un bianco decisamente moderno

Alla scoperta della produzione Docg in 14 calici di altrettante Cantine, con […]

Leggi tutto

Doc Lago di Caldaro: tre interpretazioni della zona classica  

Le scelte agronomiche ed enologiche di Cantina Kaltern, Manincor e Klosterhof, tra […]

Leggi tutto

Surgiva e la mission di valorizzare l’originaria purezza dell’acqua

Compie 50 anni il marchio trentino della famiglia Lunelli leader nell’alta ristorazione […]

Leggi tutto

Gavi: un vino moderno, sempre più studiato e in grado di difendersi dal global warming

Nel 2023 il Consorzio di Tutela ha avviato un progetto in collaborazione […]

Leggi tutto

Conoscere per custodire: Tenuta San Guido riapre al pubblico il Rifugio faunistico Padule di Bolgheri

Istituita nel 1959 da Mario Incisa della Rocchetta, la Riserva ospita più […]

Leggi tutto

Amarone della Valpolicella: Case Vecie e la rivoluzione di Brigaldara

A 500 metri d’altezza c’è chi sta silenziosamente trovando nuovi significati per […]

Leggi tutto

Herita Marzotto Wine Estates è “Leader Esgfi” ai Sustainability Award 2025

Herita Marzotto Wine Estates è stata premiata come “Leader Esgfi” alla quinta edizione […]

Leggi tutto

Bellavista: Alma Assemblage 2, la trilogia evolve

Il secondo capitolo della trilogia realizzata dalla Cantina di Franciacorta con il […]

Leggi tutto

I 10 anni di Costa Arènte e i 20 di Duemani

Le due Cantine del polo enologico Le Tenute del Leone Alato, una […]

Leggi tutto
X

Hai dimenticato la Password?

Registrati