In Italia In Italia Jessica Bordoni

Le passioni di Marina Cvetic

Le passioni di Marina Cvetic

Gli opposti si attraggono, in amore come nel collezionismo. Parola di Marina Cvetic, titolare della Cantina abruzzese Masciarelli, che alla passione per l’antiquariato unisce quella per l’interior design. La sua vena eclettica trova spazio soprattutto negli ambienti del Castello di Semivicoli a San Martino sulla Marrucina (Chieti). Ristrutturata per farne un relais di charme (fa parte dell’associazione Châteaux & Hôtels Collection), il grande complesso seicentesco è stato arredato personalmente dalla produttrice abbinando creazioni di artisti contemporanei a oggetti antichi

Una passione nata da bambina

«Già da bambina sfogliavo le riviste di settore: prendevo spunto dalle immagini d’interni per cambiare la disposizione dei mobili nella mia stanza. Poi iniziai a collezionare suppellettili di vario genere, che riponevo in garage. Credo molto nel concetto di artigianato, che è alla base sia del design sia dell’antiquariato. A conquistarmi sono la creatività, l’ingegnosa manualità dietro a ciascun esemplare, oltre ovviamente alla sua estetica». I pezzi che Marina Cvetic ha acquistato nel corso degli anni provengono da mercatini del vintage, negozi di design, rigattieri, fiere e viaggi. «Se gli impegni di lavoro me lo permettono, cerco sempre di andare al Salone del Mobile di Milano. Lì trovo tutte le novità, i colori e i materiali di tendenza, le aziende emergenti o che non conosco».

L’archivio nel comòPiano Nobile 4 Poltrone Frau

Il mobile più antico della collezione è una cassettiera di scuola toscana che risale al Cinquecento. «Sono particolarmente legata anche a un comò veneziano che ora è sistemato nello showroom del Castello di Semivicoli. In passato si trovava nella mia abitazione e dentro ai cassettoni avevo riposto candelabri, vecchie foto di famiglia, lp, cd, un giradischi, un servizio di tazze Richard Ginori, alcuni ricettari… Era diventato una sorta di archivio personale e i miei figli sapevano che non bisognava avvicinarsi né tantomeno aprire i cassetti».

 

Questo articolo è tratto da Civiltà del bere 03/2016. Per continuare a leggere acquista il numero nel nostro store (anche in edizione digitale) o scrivi a store@civiltadelbere.com.
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© Riproduzione riservata - 18/07/2016

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