Il 18 novembre il nostro “salotto del vino” milanese ha ospitato questa storica realtà dell’Ogliastra che oggi vede 408 famiglie socie per un totale di circa 450 ettari vitati. La verticale di Josto Miglior (indietro fino al 2003) e l’assaggio dei cru Baccu Is Baus, Baccu S’Alinu e Cinquesse
Gli Antichi Poderi Jerzu sono molto più di una cooperativa, sono una Cantina diffusa nel territorio di Jerzu, borgo millenario dell’Ogliastra considerato la culla del Cannonau di Sardegna nonché una delle tre sottozone di elezione della Doc (insieme a Capo Ferrato e Oliena), che da sola produce oltre il 30% del totale. L’areale aziendale è molto esteso: tra un vigneto e l’altro si arriva a oltre 60 chilometri di distanza. La fondazione degli Antichi Poderi risale al 1950 ed è il fil rouge che lega tra loro famiglie e generazioni, coinvolgendole in un progetto collettivo che mantiene salda la comunità e viva l’economia locale, preservando al tempo stesso la bellezza del paesaggio. Dal 2010 alla presidenza c’è Marcello Usala, mentre il direttore commerciale è Franco Usai, l’enologo consulente (da oltre 30 anni)il winemaker di fama Franco Bernabei, affiancato dal tecnico di cantina Nicolò Miglior, pronipote del fondatore Josto Miglior.

L’appuntamento all’Enoluogo di Civiltà del bere
Il 18 novembre all’Enoluogo di Milano Antichi Poderi Jerzu ha organizzato un incontro-degustazione riservato alla stampa specializzata, alla presenza del responsabile commerciale Roberto Vargiu. L’appuntamento, moderato dal direttore di Civiltà del bere Alessandro Torcoli, ha permesso di fare un viaggio indietro nel tempo di ben 22 anni grazie alla verticale della Riserva di Cannonau Josto Miglior, in assaggio dall’ultima vendemmia 2021 fino al lontano 2003. A seguire, il racconto di tre affascinanti cru aziendali: le Riserve Baccu S’Alinu e Baccu Is Baus e il Cinquesse, un altro Cannonau di carattere, frutto della collaborazione con la Fondazione Maria Lai, che omaggia la grande artista e tessitrice sarda.
I numeri chiave di Antichi Poderi Jerzu
L’Ogliastra è un anfiteatro naturale che guarda verso il mare (distante meno di 10 km in linea d’aria) con vigneti che vanno da 30 fino a circa 800 metri, circondati dai caratteristici Tacchi: monti calcareo-dolomitici, il cui nome deriva dalla conformazione simile ad un tacco di scarpa. Antichi Poderi Jerzu oggi conta 408 soci che complessivamente gestiscono 450 ettari divisi in piccoli appezzamenti frammentati, con esposizioni e suoli diversi fra loro. L’uva prodotta si aggira intorno ai 30 mila quintali per circa 1.600.000 bottiglie complessive all’anno, di cui il 15% vola all’estero. Il grande lavoro di zonazione è cominciato all’inizio del 2000 e proseguito fino al 2007, con il contributo dell’Agenzia regionale per lo sviluppo in agricoltura della Sardegna Laore e del Centro di ricerca per la viticoltura di Conegliano Cra-Vit, ha diviso la superficie vitata in nove macro zone, indentificate in base all’omogeneità pedoclimatica.
Il vino simbolo in verticale dal 2003
Josto Miglior,che porta il nome del medico condotto che fondò la cooperativa 75 anni fa, è una Riserva di Cannonau di Sardegna nata con l’ambizione di essere il fiore all’occhiello della cantina. Le uve arrivano dalle migliori vigne storiche (che oggi superano i 50 e 70 anni) e l’assemblaggio può cambiare leggermente di anno in anno, in base all’andamento vendemmiale, mentre l’iter di produzione, che prevede un utilizzo sapiente della barrique, è rimasto sostanzialmente invariato nel tempo. Siamo sotto le 10 mila bottiglie e il tasting all’Enoluogo – condotto alla francese, ovvero dal millesimo più vecchio al più recente – ha permesso di cogliere le sfumature delle etichette più agée, a cominciare da un’evoluta ma ancor viva annata 2003, servita in Magnum. La vendemmia 2003, decisamente calda, ha segnato la prima vera avvisaglia del cambiamento climatico. Dopo 22 anni, nel calice spiccano le note terziarie di tabacco e cuoio, ma intorno il frutto è ancora presente con richiami di prugna secca, confettura di bosco, ciliegia sotto spirito. Non manca una spinta acida, mentre il tannino appare levigato. Ha almeno altri 10 anni davanti a sé.
I millesimi 2008, 2010 e 2017
Il tasting prosegue con due annate vicine ma distanti: 2008 e 2010. La 2008 ha un naso fruttato e una balsamicità spiccata, con richiami mediterranei; la 2010, frutto di un andamento climatico più equilibrato ma più caldo, regala un sorso avvolgente, con una maggiore concentrazione e dolcezza di frutto, un tannino più disteso e morbido. Un salto di altri sette anni ci porta alla 2017, considerata l’annata più calda di sempre. Paradossalmente però, al naso risulta tra le più fresche e balsamiche della batteria, con sentori di menta, erbe aromatiche, radici, liquirizia, chiodi di garofano. In bocca calore, ricchezza e perfino una certa masticabilità.
Le edizioni più recenti: 2019 e 2021
Il millesimo 2019, non particolarmente caldo, ci porge un vino ancora giovane ma già pronto. Nota di canfora legata all’affinamento, tocco smaltato e inchiostro. Si percepisce l’influsso del terreno e del mare: emerge la parte iodata che nei Josto Miglior più vecchi è meno percepibile. Il tannino è più incisivo, il frutto più fresco richiama la fragola e l’amarena. La verticale si chiude con l’annata 2021, attualmente in commercio, che a dispetto della sua gioventù rivela già tutto il suo bel potenziale in termini di equilibrio fra le parti. Naso intenso di frutti rossi tipici del Cannonau e di macchia mediterranea, con un coté floreale di viola, rosa e geranio. Il tannino è ancora un po’ squadrato, ma viene bilanciato da un frutto dolce.
Baccu Is Baus vs Baccu S’Alinu
Il tasting prosegue con altre due Riserve di Cannonau, i cru Baccu Is Baus e Baccu S’Alinu. La vinificazione è la medesima, con fermentazione in acciaio e affinamento in barrique e in tonneau. A fare la differenza sono le caratteristiche geo-morfologiche delle due vigne, allevate in parte a Guyot e in parte ad alberello con densità di 5.000 ceppi/ha. Nel caso di Baccus Is Baus parliamo di terreni sabbiosi di origine granitica situati a circa 500 metri di altezza; nel caso di Baccu S’Alinu di suoli argillosi d’origine calcarea-scistosa tra i 600 e i 700 metri. All’assaggio, Baccu S’Alinu 2019 è più verticale, fresco, dritto e rigoroso, con un frutto ancora un po’ teso e agrumato. Nel complesso appare più ricercato e austero. Baccus Is Baus 2020 è più giovane anagraficamente ma più aperto, con una bella sapidità e salinità al sorso. Un Cannonau più immediato, orizzontale e generoso.
Cinquesse e l’omaggio all’artista Maria Lai
L’ultima etichetta in assaggio è il Cinquesse 2021, il cui nome inca le cinque S che secondo l’artista Maria Lai devono caratterizzare il lavoro nei campi: solco, sasso, sole, scure e sale. Sull’etichetta è scritta una poesia della stessa Lai che tematizza questi concetti e il loro significato. Questo Cannonau è un omaggio ad una donna orgogliosamente sarda, che ha trovato il senso del suo lavoro nelle tradizioni rurali della sua terra. Proviene da un vigneto di 20 ettari e 30 anni situato sulle colline di Jerzu ad altitudini superiori ai 400 metri su suolo argilloso-scistoso. Bella struttura, trama tannica elegante e avvolgente, con richiami fruttati di lampone, fragola e arancia sanguinella. Anche in questo caso l’annata 2021 lascia intravvedere un percorso evolutivo pieno di luce.