Enologa e allieva di Attilio Scienza, fa parte dei giovani viticoltori dei Colli Tortonesi che negli anni ’90 si sono messi in testa l’obiettivo pionieristico di recuperare questo antico vitigno. E ci sono riusciti. La storia dei due cru aziendali Il Montino e Santa Croce
C’era rimasto solo mezzo ettaro di Timorasso nel 1987 tra i 46 comuni sparsi su 50 chilometri di lunghezza per 25 di larghezza dei Colli Tortonesi. Qui dove il Piemonte incontra la Liguria e risente delle influenze oltrepadane della Lombardia. Oggi sono 350 gli ettari in produzione e 500 quelli piantati, con la grande ondata nel 2019. Tra i protagonisti di una riscoperta attiva di ciò che poi è stato chiamato Derthona c’è la Cantina La Colombera di Elisa Semino non a caso definita in modo un po’ naÏf ma senza dubbio calzante the queen of Timorasso. Ecco perché.
La missione di recuperare il Timorasso
Elisa Semino, enologa e allieva di Attilio Scienza, fa parte dei giovani viticoltori dei Colli Tortonesi che negli anni ’90 si mettono in testa l’obiettivo pionieristico di recuperare il Timorasso. È questo un vitigno complesso da gestire in vigna e di straordinaria espressione in bottiglia, trascurato in passato per le sue difficoltà sia ampelografiche sia di vinificazione. Lo chiamavano “torbolino” per via di un mosto grasso e scuro. Col papà Piercarlo e il fratello Lorenzo, Elisa scommette nelle enormi potenzialità di quest’uva dal corredo organolettico sorprendente.
La prima vendemmia di Timorasso alla Colombera risale al 1997; la prima bottiglia è in commercio con l’etichetta Derthona nel 2000. Di recente l’azienda ha stappato alcune vecchie annate in occasione di una degustazione retrospettiva alla presenza anche dell’agronomo e compagno di Elisa Davide Ferrarese.

Storie di cru: Il Montino e Santa Croce
Il primo cru da Timorasso aziendale è Il Montino, a cui segue il Santa Croce. Si tratta di due vigneti che sorgono uno accanto all’altro e sono entrambi (come tutti gli appezzamenti di proprietà) esposti a sud-ovest, accentuando quel carattere smoky spesso tipico del Derthona. Ci troviamo a 200-300 metri di altitudine e su suoli di origine marina e base marnosa. La principale differenza tra i due cru, come spiega l’agronomo Davide Ferrarese, è che Il Montino prende tutto il caldo dalla pianura padana, mentre la vigna Santa Croce, nonostante la stessa esposizione, rimane più protetta. Siamo nella zona delle valli Curone, Grue e Ossona che culminano nel Monte Giarolo famoso anche per il suo Nobile, uno dei migliori salami d’Italia, cucito come il Varzi ma impastato con i tagli nobili del maiale. Il cuore del Derthona che La Colombera condivide con Vietti, Pio Cesare e altre belle vigne della denominazione. Tra i migliori assaggi il 2006 sicuramente è da sottolineare non solo per il fatto di essere durato, ma per concentrazione e tensione. A riprova delle doti di invecchiamento del Timorasso. 2010 e 2016 le migliori annate del Montino.