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Rottensteiner presenta Trigon e alza l’asticella del Lagrein

Rottensteiner presenta Trigon e alza l’asticella del Lagrein
Judith e Hannes Rottensteiner

A Milano ha debuttato la nuova etichetta dedicata da Judith e Hannes Rottensteiner al vitigno simbolo della zona di Bolzano-Gries, proveniente da una piccola vigna speciale. È evidente il salto di qualità rispetto alla già stimata Select Lagrein Gries Riserva.

Gries è la culla del Lagrein altoatesino: sono del 1300 i più antichi documenti che ne attestano l’apprezzamento in zona. È quindi assurdo pensare che il quartiere di Gries a Bolzano fosse fino a mezzo secolo fa il luogo in cui i viticoltori erano più poveri. D’altronde il Lagrein era ancillare alla Schiava, le dava colore e forza, ma era lei la protagonista. Un raro caso di matriarcato per i tempi. Oggi Gries è menzione geografica ed è stata ridotta rispetto al passato, quando abbracciava tutta la città e comprendeva anche la zona Rincio (menzione del Santa Maddalena, dal terreno più sabbioso che conferisce Lagrein meno strutturati). A recuperare le qualità intrinseche del vitigno come protagonista furono tre produttori: Christian Werth (dell’Abbazia Muri-Gries), Ulrich Ambach, enologo della Cantina sociale di Gries (poi Cantina di Bolzano) e appunto il padre di Hannes Rottensteiner, che ci ha invitato alla presentazione milanese del suo nuovo Lagrein di punta, che si chiama Trigon.

Un solista capriccioso

Il Lagrein, d’altra parte, non è per niente facile come solista: tende a rese esagerate (anche 250 quintali per ettaro) ed è alto il rischio di avere tannini verdi nel vino. Nel tempo è stato apprezzato soprattutto nella sua versione in rosa, meno complicata da gestire e in certe epoche anche molto richiesta. Essendo vigoroso, necessita di acqua e terreni fertili, e di sole per raggiungere la maturità e smussare i tannini. Ecco perché Gries è una zona elettiva, per i suoli e per l’abbondanza di sole e calore. Come noto, in effetti, Bolzano è tra le città italiane nelle quali si raggiungono le massime temperature estive. Purtroppo, questa patria del Lagrein, secondo Hannes Rottensteiner, è minacciata dalla “bentonite”, più che da oidio o peronospora, ovvero dalla speculazione edilizia che si sta mangiano molto terreno attorno al centro città.

Rottensteiner
Judith Rottensteiner al pranzo di presentazione del nuovo Lagrein Trigon

Il Select alla prova del tempo

Prima di assaggiare l’ultimo nato, abbiamo ripercorso alcune annate di Select Lagrein Gries Riserva. Nasce da tre mini-appezzamenti e fermenta in cemento, si affina per un anno in barrique (10% nuove) e infine si assesta per un altro anno in vasca di cemento o botte grande. L’assaggio delle annate 2022, 2020, 2018, 2016 e 2014 di Select Gries ha messo in evidenza la capacità del vino e del vitigno di esprimere sia le annate (dalla calda e secca 2022 alla “normale” 2016 sino alla fresca 2014) sia il luogo, che dà Lagrein talvolta corposi, maturi, morbidi ma che conserva sempre – per le caratteristiche del vitigno – un tocco erbaceo più o meno accentuato, che porta comunque freschezza.

Le caratteristiche delle vendemmie in assaggio

Di tutte, l’ultima (2022), pur manifestando ancora tratti di gioventù, era la più completa e appagante.
L’annata 2020 ha sofferto di una pioggia intensa sul finale di stagione, che ha sottratto struttura al vino. Esprime piacevoli profumi anche balsamici, ma al palato è più debole e sfuggente rispetto alle altre.
La 2018 è molto tipica per il vitigno (col suo mirtillo accanto a note balsamiche). Così come la 2016, che però – nonostante la sua classicità – tendeva a mostrare note di evoluzione un po’ precoce. Sorprendente la 2014 (come spesso accade): frutto ancora brillante al naso (lampone, più raro nel Lagrein) con piacevoli erbe aromatiche; al palato leggiadra e agrumata.
«Forse possiamo ripensare il potenziale invecchiamento», ha commentato Judith Rottensteiner al termine degli assaggi. E in effetti, davanti a selezioni e basse rese (ma quanto bisogna sacrificare!) questi vini dimostrano almeno un raddoppio rispetto alla vulgata che suggerisce 5-6 anni. E lo vedremo certamente con l’ultimo nato, Trigon.

Rottensteiner
La bottiglia del Trigon, uscito con la vendemmia 2022

Oltre i luoghi comuni

Veniamo dunque a Trigon 2022, il progetto con cui i Judith e Hannes Rottensteiner alzano l’asticella del Lagrein. Le uve provengono da un solo maso, di un conferitore storico, su terreni alluvionali profondi e acidi, da viti di oltre 30 anni (in parte allevate a pergola) ed è prodotto in sole 2.500 bottiglie. Il resto va a comporre il Select, di cui abbiamo scritto sopra. È partito da un errore: avevano ridotto troppo la quantità e il tannino era troppo concentrato. Andava bene per il taglio del Select, ma da solo era eccessivo. Alla fine, hanno comunque trovato il modo per domare il tannino: passarlo in barrique torbidissimo, lasciandolo a contatto un anno sur lies. Il risultato: un vino concentrato, ma elegante, dal profumo balsamico, speziato con nota di pepe e frutto rosso maturo. Al palato il Trigon dimostra lunghezza, potenza e un caratteristico tannino potente, ma avvolgente. Costerà circa 75 euro al dettaglio.

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