Sapidi e raffinati, sono lo specchio delle sperimentazioni più innovative della storica Maison. Le limited edition 2018 vestono un packaging minimalista ideato dall’architetto e designer Philippe Starck. Niente etichetta e colori tenuti, come beige, terracotta e rosato, che riprendono quelli del suolo della Champagne
L’attesa è terminata, le nuove annate sono disponibili. Parliamo dello Champagne Brut Nature Blanc 2018 e dello Champagne Brut Nature Rosé 2018 di Louis Roederer, che segnano un altro capitolo del lungo sodalizio artistico tra la storica Maison, distribuita in esclusiva in Italia da Sagna S.p.A., e l’architetto e designer Philippe Starck.
Le scelte “essenziali” di Philippe Starck
Un’amicizia profonda e una visione condivisa che ruotano intorno all’essenzialità. È lo stesso Starck a riassumere la filosofia con cui ha impostato il progetto grafico per la limited edition dei Pas Dosé 2018: «Questi Champagne non hanno bisogno di artifici. La loro bellezza è nel cuore. I Brut Nature sono così onesti ed essenziali, che non volevo aggiungere nulla. Bisognava fare il meno possibile. Poche parole scritte sulla bottiglia, sostanzialmente descrittive, come un appunto preso in cantina. Solo la verità e la sincerità del vino». Il packaging è minimal e rigoroso, anche grazie alla scelta di colori tenui come il beige caldo, il terracotta e il rosato. Le bottiglie sono senza etichetta, con una capsula di dimensioni ridotte. Il cofanetto riprende i colori chiave abbinandoli al metallo argentato, una specie di firma che richiama al tempo stesso l’energia del suolo e dell’uomo.
Sperimentazione, ricerca e creatività
Come spiega lo chef de caves Jean-Baptiste Lécaillon, le cuvée Brut Nature sono la vetrina delle sperimentazioni aziendali più innovative da 20 anni: «Rappresentano un laboratorio del cambiamento climatico che ci permette di riscoprire antichi saperi, come la valorizzazione dei vitigni originari o la complantazione, cioè la compresenza di diverse varietà mescolate a loro».
«La creatività di Philippe Starck, il suo rispetto per il luogo e il suo approccio originale ci hanno ispirato già dal 2003», racconta il presidente e direttore generale Frédéric Rouzaud. «Così abbiamo indirizzato le ricerche per creare uno Champagne diverso, essenziale. Lasciandoci interpretare le sue parole, Philippe ci ha permesso di superare confini che non avremmo varcato senza la sua ispirazione. Così, nel 2006, è nato il primo Brut Nature».


Un terroir unico nella Vallée de la Marne
La release avviene solo nelle vendemmie calde e secche, che permettono alle argille dei vigneti di Cumières, nella Vallée de la Marne, di esprimere al meglio la loro grandezza. Le piante vengono coltivate in 10 ettari suddivisi in tre parcelle: Les Pierreuses, la parte alta, sassosa, esposta a sud; Les Chèvres, ricca di argille, che guarda a sud-est; e infine Les Clos, la più argillosa, orientata a sud-ovest. Questi impasti argillosi formano alcune risorgive che emergono dalla montagna e “fluttuano” all’orizzonte. «Da lontano sembrano tante piccole macchie che oscurano il paesaggio e, non a caso, anticamente venivano chiamate boudins noirs, cioè sanguinacci», precisa Lécaillon
In vigna scelte responsabili e lungimiranti
Consapevole del cambiamento climatico, da 20 anni la Maison studia e testa pratiche agricole ispirate alla biodinamica e alle coltivazioni biologiche. In particolare su queste argille si è cercato di ricostituire a ritroso un equilibrio originale. Il suolo viene coltivato con la massima delicatezza, cercando di agire il meno possibile. «La sfida è rimanere vigili senza disturbare la natura. E la tecnica della complantazione, ovvero la compresenza di diversi vitigni antichi, rafforza quest’espressione dell’origine attraverso un approccio artigianale e contadino. Per lo chef de caves la diversità di vitigni è l’alleato più potente contro le incertezze climatiche. «Garantisce equilibrio e compensazione, che attenuano gli effetti di alcune malattie o delle intemperie. È anche un’opera di conservazione del patrimonio genetico, poiché da oltre due decenni coltiviamo una serra di vecchie piante».
Annata 2018, meravigliosa per natura
Le varietà in questione sono il Pinot blanc, l’Arbane, il Petit Meslier e il Pinot gris. La vendemmia e la pressatura avvengono lo stesso giorno, i singoli mosti vengono uniti senza assemblaggi successivi. I vini base non subiscono fermentazione malolattica, per conservare la freschezza salina. Il tirage è a bassa pressione per una bollicina cremosa, mentre l’assenza di dosaggio preserva la purezza. «Il nostro Brut Nature è un esperimento permanente, un testimone di intelligenza collettiva, sempre diverso, che racconta il futuro della Champagne come mai prima», chiosa Lécaillon. Ora i riflettori sono tutti puntati sulle cuvée 2018 Blanc e Rosé, entrambe figlie di un’annata «meravigliosa per natura». Lécaillon non ha esitato a definirla «eccezionale e storica, di suolo e di vignaiolo, capace di regalarci vini dal frutto croccante, pieni di energia e sapidità». Calda come il 2003, ma più equilibrata, ricorda il 1999 per il tipo di evoluzione in bottiglia.
Il racconto dei vini
In particolare, il Brut Nature Blanc 2018 è uno Champagne tonico e vellutato, dai profumi ammalianti e dalla texture succosa, con un finale fresco e minerale. Note di frutta gialla, mandorla tostata e frutti rossi, in cui il Pinot gioca un ruolo da protagonista.
Il Brut Nature Rosé 2018, invece, si distingue per il suo slancio e la sua concentrazione, con una freschezza spigliata e una salinità raffinata. Il frutto è maturo, con una bella progressione al palato, note speziate e richiami di cacao amaro.