In Italia In Italia Cesare Pillon

Che cosa c’entra col vino un cacciatore di teste? C’entra, c’entra…

Che cosa c’entra col vino un cacciatore di teste? C’entra, c’entra…

Cesare Pillon ci racconta la storia di Simone Maggioni, ex executive searcher e ora titolare di un’azienda in Maremma. Podere La Pace produce vini in stile Bolgheri e la sua precedente esperienza lavorativa lo ha aiutato a posizionarli ed esportarli.

Si chiama Simone Maggioni ed è titolare in Maremma di un’azienda vitivinicola, il Podere La Pace. 7 ettari che ha acquistato nel 2007 sulle colline metallifere di Massa Marittima, dai quali ricava annualmente 35 mila bottiglie. Ma perché occuparsi di un produttore così minuscolo? Per l’originalità con cui ha dimostrato che con i suoi vini mira davvero all’eccellenza. Quando erano in preparazione le prime bottiglie, gli è venuta l’idea di creare un benchmark, cioè un elemento di confronto per valutarne il livello qualitativo.

Come è nato il Cabernet Franc di Podere La Pace

Poiché stava realizzando il vigneto impiantandovi sei varietà di vitigni bordolesi, ha selezionato nella zona di Bolgheri, dove questi vitigni hanno dato risultati entusiasmanti, un vino dalle caratteristiche simili a quelle che intendeva ottenere lui; ne ha acquistato in grande quantità e per alcuni anni lo ha distribuito ai potenziali clienti. Cosicché questi, quando nel 2015 hanno potuto assaggiare l’autentico Cabernet Franc del Podere La Pace, si sono resi conto che non aveva niente da invidiare al Bolgheri. E Maggioni non ha avuto problemi a posizionarlo nella fascia di prezzo che riteneva più adeguata.

Un nuovo Rinascimento del vino?

Questa capacità innovativa nella ricerca del meglio fa tornare alla mente i momenti più intensi del Rinascimento del vino italiano. E viene il dubbio che non avendo esaurito il proprio compito nello scorso millennio, come si riteneva, sia diventato un fenomeno carsico, in grado di riaffiorare anche dopo decenni per esercitare il proprio stimolo evolutivo. In questo caso è inevitabile che lo faccia con le innovazioni apportate dalle nuove piccole e medie aziende create da personaggi estranei al mondo contadino. È successo così anche allora; se fosse maturata unicamente nell’ambito delle aziende preesistenti la svolta che ha impresso al vino italiano non sarebbe stata così incisiva e radicale.

Imprenditori appassionati che scoprono il vino

Eppure nessuno ha calcolato quanto deve il vino italiano ai personaggi venuti da altre esperienze, che hanno portato nelle vigne e nelle cantine una mentalità imprenditoriale moderna, capitali oculatamente amministrati, idee innovative, capacità manageriale e soprattutto la volontà di fare esclusivamente vini di qualità.
La ricchezza del loro apporto, direttamente proporzionale alla varietà delle loro esperienze professionali, è stata molto ampia poiché a fare vino si sono cimentati giornalisti ed editori, avvocati e imprenditori industriali, banchieri e finanzieri, manager e scrittori, attori e cantautori.
Il fermento innovativo si è bloccato per almeno 30 anni. Per farlo riprendere doveva arrivare, tra i vignaioli della domenica, qualcuno con un profilo professionale così diverso da suggerirgli innovazioni inedite.

Idee innovative per l’export

Simone Maggioni è apparso come un vulcano di idee. Non era mai successo prima che a decidere di far vino di pregio fosse un executive searcher che lavorando come consulente per la leadership si è specializzato nell’alta direzione, nella pianificazione della successione dirigenziale e nella gestione delle imprese familiari. È insomma un cacciatore di teste su scala internazionale; un compito che gli ha permesso di avere rapporti privilegiati con i più bei cervelli di tutto il mondo. È questa rete di amicizie e conoscenze la base di una delle sue invenzioni: la distribuzione mirata dell’export.
Nel 2015 ha costituito un team di partner, che sono diventati ambassador e si adoperano per portare i vini del Podere La Pace sulle tavole di consumatori selezionati e di ristoranti di alto profilo. L’azienda è nata biologica e Maggioni è impegnato a guidarne lo sviluppo con tecniche di produzione sostenibili; il primo passo è stato ottenere la certificazione di società benefit, ma un contributo sostanziale allo sviluppo della sua complessa strategia conta di averlo dall’Advisory Board che ha costituito l’anno scorso. Ne fa parte, oltre a Tomaso Galli, manager nell’ambito della moda e dei beni di lusso con esperienze in Gucci e Prada, e a Federico Unnia, professionista dei mezzi di comunicazione e delle relazioni pubbliche, anche Emilio Pedron, un uomo che ha contato molto, nelle vicende del vino italiano. L’obiettivo che Maggioni pone alla sua impresa è semplicissimo: l’eccellenza assoluta, da raggiungere con il miglioramento perpetuo.

Foto di apertura: © M. Winkler – Unsplash

Tag: ,

© Riproduzione riservata - 30/12/2022

Leggi anche ...

50 anni di storia del vino: le tappe legislative, dai vini tipici alle Uga
In Italia
50 anni di storia del vino: le tappe legislative, dai vini tipici alle Uga

Leggi tutto

Vini contemporanei da antichi vitigni. Il seminario a Vinitaly
In Italia
Vini contemporanei da antichi vitigni. Il seminario a Vinitaly

Leggi tutto

Roma Doc, largo ai giovani. I casi Borgo del Cedro e Federici
In Italia
Roma Doc, largo ai giovani. I casi Borgo del Cedro e Federici

Leggi tutto