Una terra generosa, sia per i numeri produttivi sia per l’articolata geografia vitivinicola. Dai colli piacentini alla “terra di mezzo” bolognese fino alla Romagna del Sangiovese e del ritrovato Albana: Fabio Giavedoni ci racconta una regione ricca di sfaccettature, che ha ancora tanto da dare.
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Una media annua di quasi 6 milioni di ettolitri di vino prodotti da oltre 22.000 agricoltori e aziende viticole (dati Coldiretti): sono questi i numeri della produzione vitivinicola dell’Emilia–Romagna, una terra decisamente “generosa” e piuttosto articolata nella sua geografia produttiva. Una regione che già nel nome manifesta le due distinte anime territoriali che la compongono: quel piccolo trattino che unisce (ma che anche divide) Emilia con Romagna racchiude e separa un mondo di significati diversi, anche dal punto di vista della produzione vinicola. Per confermare questa basta cogliere questo primo e macroscopico aspetto: l’ingente produzione di frizzanti della tradizione emiliana si arresta bruscamente ai confini con la Romagna, dove da sempre si sono prodotti solamente vini fermi.
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