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44° Congresso Ais: il nuovo presidente Maietta mira alla comunicazione

44° Congresso Ais: il nuovo presidente Maietta mira alla comunicazione

Si sono conclusi con un’autentica ovazione, sei minuti ininterrotti di battimani, gli otto anni vissuti da Terenzio Medri alla presidenza nazionale dell’Associazione italiana sommelier. Cosa ha spinto i 130 delegati riuniti a Perugia per il 44° Congresso dell’Ais, svoltosi dal 30 settembre al 2 ottobre, a tributargli un applauso così fuori del comune? Il riconoscimento di una gestione lungimirante ed equilibrata che ha portato il loro sodalizio da 24 a 30 mila soci, ma soprattutto lo ha fatto uscire dalle secche in cui era nel 2002 quando Medri fu eletto la prima volta.

Perugia

Piazza Grande a Perugia, la città che dal 30 settembre al 2 ottobre ha ospitato il Congresso Ais

Le polemiche intestine tra le diverse sezioni regionali che dilaniavano allora l’associazione, e che hanno portato al distacco di un gruppo di affermati professionisti raccolti intorno a un personaggio di prestigio come Giuseppe Vaccarini, sono adesso alle spalle. «Lascio un’Ais unita e forte», ha potuto dichiarare Medri nella sua relazione. «Unita grazie a una organizzazione che ha imparato a valorizzare le realtà regionali con la riforma statutaria del 2003 sull’autonomia (un federalismo ante litteram) e, al tempo stesso, a integrarle in un progetto comune di respiro nazionale. Forte, cioè autorevole, ascoltata, accreditata presso i produttori vitivinicoli, presso gli attori della filiera commerciale che da essi ha origine, enoteche, ristoranti, alberghi, e presso le istituzioni pubbliche». Questa autorevolezza l’Ais se l’è conquistata grazie alla scelta di puntare tutto sulla cultura: oggi il sommelier non è più soltanto un mescitore di calici, ha spiegato Medri, è una nuova figura, capace di raccontare, insieme al vino, anche i saperi e sapori del territorio da cui proviene, non solo ma delle eccellenze enogastronomiche, del made in Italy. Continuerà, questa rivoluzione culturale, adesso che Medri, non più rieleggibile per norma statutaria, è tornato alla sua professione di albergatore a Cervia? Antonello Maietta, che gli succede alla presidenza, è stato eletto dalla Giunta esecutiva nazionale proprio perché dà le massime garanzie di voler proseguire sulla stessa rotta, dal momento che ha contribuito a tracciarla, come vicepresidente dell’associazione. «Mi sono candidato alla presidenza», ha tenuto a spiegare a Civiltà del bere, «proprio perché spinto da un vincolo morale di continuità». Maietta, ligure, cominciò a frequentare i corsi Ais nel 1980, quando aveva 19 anni. Nel 1983 era già delegato della sua provincia, La Spezia, incarico mantenuto per 13 anni durante i quali portò i soci da tre a 250, molti più di quanti ne contasse allora Genova. La nomina a presidente, perciò, non è stata il frutto di chissà quali lotte: è il naturale sbocco di 30 anni di impegno associativo, per uno che è stato miglior sommelier d’Italia nel 1990, finalista due anni dopo al Concorso per il miglior sommelier del mondo a Rio de Janeiro, quindi presidente regionale della Liguria e infine membro della Giunta nazionale.

Maschio

Pietro Caravello, Sabrina Somigli e Marco Catapano, vincitori del trofeo Bonaventura Maschio, con Andrea Maschio. Da sette anni le distillerie di Gaiarine (Treviso) assegnano borse di studio a tre sommelier (Nord, Centro e Sud Italia) risultati primi nei rispettivi master di specializzazione sulle acquaviti

Per quanto il trapasso avvenga nel segno della più rassicurante continuità, è evidente che la personalità di Maietta è diversa da quella di Medri, e quindi l’impulso ch’egli darà all’Ais avrà accentuazioni nuove. Per esempio continuerà a puntare sulla cultura, spiega lui stesso, ma soprattutto in un campo particolare, «la formazione didattica, che è il vero fiore all’occhiello di questa associazione, mettendo a disposizione di tutti i centri di cultura del Paese il nostro patrimonio di conoscenza del settore vitivinicolo e, più in generale, dell’enogastronomia». C’è invece un punto, che secondo lui è il tallone d’Achille dell’Ais, su cui intende concentrare i suoi primi interventi: è la comunicazione. «L’Ais realizza quotidianamente decine di eventi, alcuni molto originali e particolari», spiega, «ma soltanto pochissimi di questi hanno una visibilità adeguata». E lui intende procurargliela, questa visibilità, prendendo iniziative in ogni direzione utile: organizzando un sistema di relazioni istituzionali con Senato, Camera, Consiglio dei ministri, Ministeri interessati alle tematiche dell’associazione, collaborando continuativamente con le più importanti reti televisive e le maggiori testate giornalistiche, e rivedendo perfino l’attuale impostazione dei congressi annuali per dare più spazio a eventi di comunicazione del vino e di aggiornamento professionale di grande rilevanza internazionale. L’internazionalizzazione dell’Ais me­diante la creazione della Wsa, World­wide Sommelier Association, è stata una delle scelte più indovinate degli ultimi anni. La presenza organizzata dell’associazione in 22 Paesi ha contribuito infatti a dare un riscontro mediatico tanto strepitoso quanto inatteso al Concorso per il miglior sommelier del mondo, svoltosi a Santo Domingo a metà ottobre, vinto per di più da un italiano, Luca Gardini. A presiedere la Wsa è Terenzio Medri, che avrebbe voluto lasciare anche questa carica nel momento del massimo successo. Ma non c’è ancora riuscito e non ci riuscirà tanto facilmente: il gruppo dirigente dell’Ais, che controlla la Wsa, è del parere che i vincenti non si cambiano. Nicola Bonera, Miglior sommelier d’Italia

Bonera

Il primo classificato Nicola Bonera, con il premio di 7.000 euro ricevuto dal Consorzio del Franciacorta, insieme agli altri due finalisti Gabriele Del Carlo e Niccolò Baù

Nicola Bonera, 31 anni, bresciano, wine consultant per diversi ristoranti ed enoteche, è il miglior sommelier d’Italia 2010. Ha conquistato il titolo sabato 2 ottobre, in occasione del 44° Congresso nazionale dell’Ais, nel teatro del Pavone a Perugia, imponendosi sugli altri due finalisti, Gabriele Del Carlo e Niccolò Baù, dopo aver superato una semifinale al cardiopalma disputata da 16 concorrenti, tutti di primissimo ordine. Bonera ha vinto perché ha saputo superare con maggior scioltezza (e meno errori) le difficili prove del concorso: la degustazione descrittiva di tre vini alla cieca, il riconoscimento di quattro distillati, la descrizione e degustazione di un piatto con relativo abbinamento, la prova di accoglienza in lingua estera al ristorante, con apertura di una bottiglia di Franciacorta, l’abbinamento di un menu di sette portate con cinque vini italiani e cinque vini europei, la classica decantazione di un vino e la correzione di una carta dei vini piena di errori. Questa scioltezza Bonera se l’è costruita con una lunga consuetudine alle competizioni enologiche. È dal 1996 che affronta concorsi da professionista: si è aggiudicato il titolo di miglior sommelier della Lombardia nel 2002, quando aveva 23 anni, e ha vinto il Master del Sangiovese nel 2006. A vincere il titolo di Miglior sommelier italiano ci provava da sei anni: aveva già ottenuto due piazze d’onore, nel 2004 e nel 2007, e stavolta ce l’ha fatta. Il premio, un assegno da 7 mila euro e sei magnum di Franciacorta, gli è stato consegnato da Maurizio Zanella, che del Consorzio di tutela del Franciacorta è il presidente.

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© Riproduzione riservata - 10/01/2011

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