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Weekend in Roero. I vini della sponda sinistra del Tanaro

5 Giugno 2016 Anita Franzon
È una storia recente, si fa per dire, quella del Roero, territorio a sinistra del fiume Tanaro che guarda dritto negli occhi le Langhe senza sfiorarle. Quest'area collinare nel cuneese, ma che si spinge verso nord fino ai confini con le province di Asti e Torino, un tempo fu verde d'alghe, immersa nel blu profondo e le uniche bollicine erano quelle causate dalle correnti marine circolanti nella massa d'acqua che ricopriva il fondale. Solamente intorno a 2, forse 3 milioni di anni fa, si verificò l'emersione del Roero con la successiva formazione di colline dal cui suolo, ancora oggi, affiorano conchiglie e altri sedimenti marini. Sulla grande quantità di sabbia che costituisce i terreni del Roero, la vite ha trovato condizioni ideali e dona vini profumati e intensi. Anche qui, come nelle vicine Langhe, i vitigni più coltivati sono il Nebbiolo tra i rossi, mentre tra i bianchi il Roero è diventata la terra d'elezione dell'Arneis.

Otto comuni da visitare a piedi

Sarebbe inutile fare un paragone con i vini prodotti sull'altra sponda, anche perché sebbene a distanza di pochissimi chilometri, una questione di metri in linea d'aria, i risultati sono completamente diversi. È questa la magia del Roero. Il nobile casato dei Conti di Roero, che nel Medioevo furono i feudatari di queste terre a cui cedettero il nome, costellò il territorio di castelli, palazzi e torri che dominano il territorio dall'alto delle Rocche, alture scoscese che da Pocapaglia a Cisterna d'Asti segnano parte del confine roerino. L'Ecomuseo delle Rocche del Roero riunisce gli otto comuni di sommità e organizza trekking guidati in oltre 100 chilometri di sentieri adatti anche alla mountain bike o a un semplice e più rilassante pic nic. Un itinerario perfetto per un weekend in Roero.

Negro e Valfaccenda, origini e futuro della viticoltura nel Roero

La viticoltura ha qui origini antiche, probabilmente preromane, ma è a partire dal XVII secolo che, grazie ad alcuni catasti comunali si hanno le prime documentazioni. La famiglia Negro, per esempio, ha una storia attestata proprio da un atto catastale che risale al 1670 e ha costruito nei secoli la tradizione della vitivinicoltura del Roero. Oggi Negro può contare su quasi 60 ettari di vigneti, divisi tra la storica Cascina Perdaudin a Monteu Roero, la cascina San Vittore di Canale e Basarin di Neive. L'azienda è condotta da Giovanni Negro insieme ai figli Gabriele responsabile vigneti, Angelo l'enologo, Emanuela responsabile estero, Giuseppe responsabile commerciale, mentre la moglie Marisa ricevere gli ospiti nella cantina della frazione Sant'Anna di Monteu Roero, il cuore dell'azienda. Un altro atto notarile stilato quasi un secolo più tardi, il 29 ottobre 1750, documenta la vendita di un appezzamento in regione Fippiane di Canale a Giacomo Faccenda. Oggi questa zona è chiamata Valle Faccenda ed è qui che dopo più di due secoli Luca Faccenda, classe 1982, enologo con esperienza dall'altra parte del mondo, in Nuova Zelanda, e dall'altra parte del Tanaro, in Langa, decide di tornare a casa e cominciare una nuova storia: quella di Valfaccenda. Oggi Luca produce 15.000 bottiglie ed è impegnato nell'associazione SoloRoero insieme ad Alberto Oggero ed Enrico Cauda di Cascina Fornace, unici tre produttori a produrre soltanto Roero Docg da uve Nebbiolo e Arneis per far crescere il nome della zona, oltre che per puntare sulla qualità dei vini. Segnatevi questi nomi di giovani appassionati, e passate a dare un'occhiata alle loro cantine.

Storie di vignaioli del Roero, Matteo Correggia e Giovanni Almondo

Matteo Correggia è un nome che chiunque abbia intenzione di scoprire il Roero e i suoi vini dovrebbe conoscere. Era il 1985, poco più di trent'anni fa e in pochi credevano nelle potenzialità di questa terra. Matteo Correggia fu uno dei primi a puntare sui vini prodotti nel Roero; costruì dunque una cantina a Canale e in pochi anni raggiunse risultati importanti riconosciuti in Italia e all'estero. «Il forte legame con il territorio che ci ha trasmesso Matteo è radicato anche in noi, in tutti quelli che costituiscono l’azienda», scrive la moglie Ornella Costa Correggia, «dopo la morte di mio marito ho deciso di non mollare e oggi il nostro successo è un gioco di squadra». Presto entreranno a far parte del team anche i figli Giovanni e Brigitta. Oggi l'azienda è in conversione biologica ed è impegnata nell'innovazione, come l'uso del tappo a vite su alcuni vini. Il Roero Ròche d'Ampséj, Nebbiolo 100% rappresenta una delle rivincite di questo territorio. Oltre alle uve autoctone, l'azienda ha sperimentato vitigni internazionali come il Sauvignon dedicato a Matteo Correggia. Anche Giovanni Almondo a Montà d'Alba è una cantina che dall'anno della sua fondazione, nel 1978, è rimasta a conduzione familiare. Oggi è Domenico, figlio di Giovanni, a occuparsi delle scelte di cantina. Arneis e Nebbiolo sono le uve principali, accompagnate dalle sempre piemontesi Barbera e Brachetto. La produzione è in costante crescita perché l'azienda guarda sempre al futuro che cerca di far dialogare con la tradizione.

Dalle bollicine ai grandi rossi: Deltetto e Cascina Chicco

Giunta alla terza generazione, l'Azienda Agricola Deltetto di Canale a partire dal 2000 ha deciso di dedicarsi a una nuova passione enologica: gli spumanti Metodo Classico che in pochi anni,  insieme ai vini fermi ottenuti da Arneis, Barbera e Barolo, sono diventati una parte fondamentale della produzione aziendale. In costante crescita Cascina Chicco è un'altra azienda che porta il nome Roero nel mondo. Anche la famiglia Faccenda è alla terza generazione di vignaioli; l'obiettivo è quello di conservare la tipicità abbinandola alla sostenibilità ambientale. La cantina è stata recentemente ampliata e ammodernata seguendo il filone della più avanzata tecnologia senza, però, perdere il contatto con la storia. La nuova cantina è interamente scavata nella collina, si estende per una superficie di oltre 1800 metri quadrati e il suo punto più profondo raggiunge i 28 metri sotto la superficie dei vigneti. Sopra, invece, sorge una nuova e spaziosa sala degustazione adibita all'accoglienza.

Malvirà, o la storia dell'Arneis

Il nome Arneis potrebbe derivare da un testamento datato 1480 del feudatario di Canale, che lasciò in eredità alla figlia un vigneto in località Renesio da cui si passò prima al nome Arnesio infine: Arneis. Questo storico vigneto appartiene all'azienda Malvirà condotta dai fratelli Damonte che qui producono Nebbiolo e, ovviamente, Arneis, le cui storie sono indissolubilmente legate. Gli anziani viticoltori usavano piantare il vitigno a bacca bianca negli stessi filari del Nebbiolo perché dotato di profumo e di acini dolci per attirare gli uccelli e distoglierli dall'uva allora considerata più pregiata. Per questo motivo, l'Arneis era conosciuto anche con il nome di Nebbiolo bianco. Dalle bollicine, come un Arneis Metodo Charmat di pronta beva dall'evocativo nome “Rive Gauche”, ai bianchi a base Arneis anche da uve surmature, fino ai grandi rossi da invecchiamento, la scelta delle etichette Malvirà è ampia e di qualità, così come l'ospitalità. All’interno del vigneto Trinità sorge l'agriturismo Villa Tiboldi.

Dove mangiare nel weekend in Roero

All'Enoteca di Canale, stellato e accogliente, è la creazione del giovane chef Davide Palluda, nato e cresciuto a Canale. Simbolo dell'alta ristorazione nel Roero, il ristorante si trova in uno storico e prestigioso edificio nel centro del paese. Osteria dell'Enoteca di Canale, versione giovane e informale, anche più economica del ristorante, ne conserva comunque tutta l'eleganza e la finezza. Rilassante il cortiletto dove si trova il dehor estivo. Cantina dei Cacciatori, a Monteu Roero. Ambiente caldo e casalingo, dove poter apprezzare tutti i piatti tipici della zona: dai numerosi antipasti, passando per i calorici primi, su tutti i tajarin preparati con 40 tuorli.

Dove dormire

Villa Tiboldi, agriturismo tra i vigneti a Canale.

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