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Velenosi, le nuove sfide Solestà e Prope

Velenosi, le nuove sfide Solestà e Prope

Il 2018 segna per Velenosi l’uscita sul mercato di un prezioso Rosso Piceno Superiore, omaggio alla città di Ascoli, dove ha sede l’azienda, e alla storica denominazione, che quest’anno compie 50 anni. Debutto assoluto anche per la collezione di cinque etichette prodotte nella tenuta abruzzese di Controguerra.

Il vino è un’arte capace di far sognare. Così la pensa Angela Velenosi, vulcanica ambasciatrice dell’enologia marchigiana nel mondo. Nel suo caso il “sogno” è cominciato nel 1984, anno di fondazione della Velenosi Vini ad Ascoli Piceno. A distanza di oltre tre decenni, la passione e gli obiettivi aziendali sono rimasti gli stessi: racchiudere nel calice i profumi e i sapori unici del Piceno, coniugando la tradizione artigianale e le tecnologie di ultima generazione per offrire al consumatore un prodotto eccellente sotto il profilo della qualità e profondamente rispettoso dell’ambiente.

 

Angela Velenosi

 

Il desiderio di rilanciare la Doc Rosso Piceno Superiore

Tra le ultime sfide della Cantina Velenosi c’è Solestà, una nuova prestigiosa etichetta che ha debuttato ufficialmente durante lo scorso Vinitaly con l’annata 2016. «Questo vino nasce dal desiderio di rilanciare la denominazione Rosso Piceno Superiore – che proprio nel 2018 compie 50 anni – e prende il posto del nostro Brecciarolo Gold, in una sorta di staffetta ideale», spiega Angela Velenosi, che proprio quest’anno è stata insignita del titolo di cavaliere della Repubblica dal Capo dello Stato. «L’obiettivo del progetto è ridare dignità a una Doc dal grande passato, in cui crediamo fortemente e su cui abbiamo investito moltissimo. Amo definire il Solestà come il vino della maturità, un punto di arrivo e una presa di coscienza di quello che oggi siamo e sappiamo fare».

 

La bottilgia del nuovo Piceno Superiore Solestà

 

Solestà, omaggio al sole e ad Ascoli Piceno

Il nome prende spunto dall’omonimo ponte romano in travertino situato ad Ascoli Piceno, lungo il fiume Tronto. «È l’omaggio al grande amore che nutro per questa città, quartier generale dell’azienda Velenosi e centro propulsivo di tutte le nostre attività. Ovviamente non manca un riferimento al sole e all’importanza che la luce e il calore rivestono per la crescita di uve perfettamente sane e mature, premessa indispensabile per produrre vini territoriali dalla spiccata personalità».

Blend di Montepulciano e Sangiovese dalle dolci colline marchigiane

Solestà è un blend di uve Montepulciano e Sangiovese, rispettivamente al 70% e al 30%. I vigneti sorgono su declivi sinuosi, tra i 200 e i 300 metri di altezza, allevati a cordone speronato su suoli prevalentemente argillosi e calcarei. Dopo la diraspatura le uve sono convogliate in fermentini da 100 ettolitri con tempi di macerazione che possono superare le quattro settimane. Poi il vino viene trasferito in barrique di primo passaggio, dove matura tra i 12 e i 16 mesi prima dell’imbottigliamento. Rosso rubino con riflessi color granato, ammalia con il suo complesso bouquet di frutti rossi in confettura e spezie, soprattutto tabacco, liquirizia, cannella e noce moscata, che poi ritornano piacevolmente anche a marcare l’assaggio. La beva è equilibrata, di bella struttura, con tannini setosi e una straordinaria persistenza gustativa.

 

Prope, la sfida abruzzese di Angela Velenosi

Storica paladina delle Marche, in anni recenti Velenosi ha allargato il suo raggio d’azione anche al vicino Abruzzo. La nuova sfida si chiama Prope ed è una linea di cinque vini presentati sul mercato nei mesi scorsi. «Da produttrice e promotrice del Piceno, non ho mai nascosto di essermi innamorata di questa terra perché vengo da fuori», precisa Angela Velenosi. «La mia famiglia, infatti, è originaria del Teramano ed è molto legata alle colline di Controguerra. Qui sorgono i 15 ettari vitati che abbiamo acquisito. La storia della linea Prope è quindi una storia d’amore. Nasce dal rispetto per la mia regione nativa. Ho imparato a conoscere il Montepulciano d’Abruzzo da mio nonno, che ne era un grande estimatore. Lo considerava il suo inchiostro nero, quello con cui raccontava ciò che amava di questi luoghi e con cui costruiva le mie mappe per conoscerli. Da lui ho ereditato la passione per il mio lavoro e soprattutto per il Montepulciano d’Abruzzo, un vino che mi sento scorrere nelle vene».

 

La nuova linea Prope

 

 

Un vino per celebrare la vicinanza tra Abruzzo e Marche

La nuova collezione è stata chiamata Prope, locuzione latina che significa “vicino a”, proprio per celebrare la prossimità tra Abruzzo e Marche, tra Controguerra e Ascoli Piceno. I suoli su cui sorgono i vigneti sono di natura sedimentaria. L’argilla è ben presente ma moderata dallo scheletro e da una buona presenza di sabbia e limo. A questi si aggiungono resti di fondali oceanici che connotano i vini di una particolare mineralità.

Vigne di collina accarezzate dal vento dell’Adriatico

«Siamo a 264 metri sul livello del mare e gli appezzamenti godono di una prolungata esposizione a sud e sud-est. La vicinanza alla montagna e al mar Adriatico consente ai venti mattutini di raggiungere i filari e asciugare l’umidità della notte. Si tratta di un terroir davvero. il mio desiderio è rispettarlo attraverso pratiche agronomiche volte a favorire la biodiversità. Pratichiamo l’inerbimento, il sovescio con la semina di erbe e fiori che permettono di fissare naturalmente nel terreno azoto. O, ancora, piantiamo i roseti testa ai filari per favorire l’insediamento di insetti utili, usiamo le concimazioni organiche naturali e i trattamenti a base di rame e zolfo».

Non solo Montepulciano…

Oltre al Montepulciano d’Abruzzo, la gamma Prope comprende il Cerasuolo d’Abruzzo e i bianchi Passerina, Pecorino e Trebbiano, tutti usciti sul mercato con l’annata 2016. L’etichetta prende spunto dall’opera di Osvaldo Licini, un artista del territorio vissuto tra la fine dell’Ottocento e gli anni Sessanta del secolo scorso. «La sua poetica ruota intorno a figure gigantesche di angeli ribelli a cavallo tra cielo e terra, che quando incontrano il proprio riflesso o la propria anima gemella si librano nello spazio e nel tempo, tenendosi per mano quasi in una danza. Con Licini è stato un vero e proprio colpo di fulmine. In un certo senso io mi sento un po’ come i suoi angeli: curiosi di nuove avventure, alla scoperta di un territorio magico che ci ha fatto nascere nel petto un forte sentimento, una riconquista».

 

Questo articolo è tratto da Civiltà del bere 6/2018. Se sei un abbonato digitale, puoi leggere e scaricare la rivista effettuando il login. Altrimenti puoi abbonarti o acquistare la rivista su store.civiltadelbere.com (l’ultimo numero è anche in edicola). Per info: store@civiltadelbere.com

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© Riproduzione riservata - 31/12/2018

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