In Italia In Italia Luciano Ferraro

A Montalcino le stelle (Michelin) stanno a guardare

A Montalcino le stelle (Michelin) stanno a guardare

A Montalcino stelle Michelin non ce ne sono. Per ora.

Montalcino è uno dei luoghi più famosi al mondo per l’enoturismo. Eppure è priva di un ristorante stellato. Perché l’eccellenza del vino non genera eccellenza a tavola? Inutile chiederlo ai 90 ispettori europei della Michelin, professionisti dell’assaggio, che per contratto devono recensire circa 250 ristoranti l’anno. Sostengono che il loro faro è il piatto, non quello che ci sta attorno (è la stessa filosofia del critico americano Robert Parker, “guarda il bicchiere, non la storia che sta dietro e non farti condizionare del giudizio sul territorio”, ripete ai suoi collaboratori).

Il patto tra Consorzio Brunello di Montalcino e Stelle Michelin

Per gli ispettori, se a Montalcino non piovono stelle la responsabilità è di chi non porta a tavola piatti all’altezza dell’alta ristorazione. Ma perché non avviene? Negli ultimi 30 anni la comunità di Montalcino ha fatto passi da gigante sul vino, mantenendo in secondo piano gli investimenti sull’ospitalità. Qualcosa ora sta cambiando. Alcune Cantine offrono camere che non si fermano all’accoglienza stile rustico. E, al posto delle tavole di stampo agroturistico, aprono ristoranti. Un’attenzione all’enoturismo che ha fatto stringere un patto d’azione tra Michelin e Consorzio del Brunello.

Nel 1959 le prime stelle della Rossa in Italia

L’accordo ha visto la luce a Benvenuto Brunello dello scorso febbraio (la “rossa” ha firmato la piastrella dell’annata 2016, a 5 stelle), e continuerà con una iniziativa editoriale per i 50 anni del Consorzio, ad aprile, come hanno spiegato il presidente Patrizio Cencioni e Marco Do, il direttore marketing di Michelin, un gruppo che fattura più di 21 miliardi di euro, con 65 mila dipendenti, di cui 4 mila in Italia. Quello delle guide (28 nel mondo) è un affare di nicchia per Michelin, con un altissimo ritorno d’immagine. Marco Do ha portato a Montalcino una copia della prima edizione italiana della guida, intitolata nel 1956 “Dalle Alpi a Siena”. Le prime stelle arrivarono nel 1959, 81 per altrettanti locali. Da allora tutto è cambiato a Montalcino, ma le stelle stanno ancora a guardare.

La carica dei wine lovers

Eppure l’importanza dell’enoturismo è cresciuta in modo, quello sì, stellare. Se sull’export il vino italiano sta facendo passi da gigante, con 5,5 miliardi su un totale di 417 miliardi di merci spedite oltre confine nel 2016, anche il settore dei viaggi dei wine lovers sta incrementando il fatturato. E i produttori che, come è giusto, dedicano tutte le energie alla produzione, alla promozione e alla vendita del vino, prima o poi dovranno tutti fare i conti con questo fenomeno.

Comunicazione e marketing nell’enoturismo

Aprire le Cantine in giornate periodiche non basterà più, bisognerà organizzare accoglienza su misura. L’enoturista non è uguale a se stesso. C’è l’appassionato che sa già tutto e vuole vedere l’azienda del suo vino preferito. O il curioso che vuole assaggiare e comprare un paio di bottiglie. L’accoglienza si prepara con comunicazione e marketing, impiegando l’intero mondo dell’informazione digitale. Con un linguaggio che arrivi anche ai millennials, alle giovani generazioni.

Nel 2016 1,2 milioni di turisti solo nel 2016

La Banca d’Italia ha diffuso all’inizio del 2017 la sua stima: ogni anno arrivano in Italia dall’estero un milione di turisti per vacanze enogastronomiche. Valore probabilmente sottostimato. La sola Montalcino ha chiuso il 2016 con un totale di 1,2 milioni di presenze, il 20% in più dell’anno precedente, e 135 mila pernottamenti. Oscar Farinetti, il patron di Eataly, calcola di portare a Fico, il parco agroalimentare che aprirà a ottobre a Bologna, 5 milioni di visitatori, italiani e stranieri.

La forza delle Stelle sul territorio

A questa massa che vuole conoscere e gustare servono ristoranti stellati? Chi pensa che la ristorazione di livello sia utile solo ad accontentare i gourmet disposti a pagare conti salati può leggersi lo studio Taste Tourism di Jfc (azienda toscana di consulenza turistica e di marketing). Sostiene che, in media, ognuno dei 334 ristoranti stellati italiani genera circa 840 mila euro di fatturato indotto nel territorio che lo circonda, con un soggiorno medio di 1,2 notti per i turisti italiani e 1,7 per quelli stranieri.

 

Questo articolo è tratto da Civiltà del bere 2/2017. Per leggere la rivista acquistala sul nostro store (anche in formato digitale) o scrivi a store@civiltadelbere.com

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© Riproduzione riservata - 12/05/2017

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