In Italia In Italia Emanuele Pellucci

Cinque stelle + al Brunello 2010

Cinque stelle + al Brunello 2010

Cinque stelle alla vendemmia 2010, così come per il Brunello 2006 appena entrato in commercio, ma anche una fetta di storia patria e locale nell’ambito delle celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Sono stati questi i momenti salienti della ventesima edizione di Benvenuto Brunello, la kermesse montalcinese che ha concluso, dal 18 al 21 febbraio, la settimana dedicata alle anteprime dei grandi rossi toscani.

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Tre maestri dell’enologia italiana: Riccardo Cotarella, Vittorio Fiore e Barbara Tamburini

In virtù della storia ultracentenaria del proprio vino, Montalcino ha voluto dedicare quest’edizione alle celebrazioni con un programma che prevedeva vari appuntamenti sull’argomento. Il primo atto è stato il talk-show dal titolo: 150 anni d’Italia-150 anni di Brunello, che ha riunito sul palco del Teatro degli Astrusi alcune delle grandi famiglie del vino italiano. L’apertura non poteva che spettare a Francesco Ricasoli, discendente del barone Bettino, uno dei padri del Chianti nonché successore di Cavour a capo del governo dell’Italia unita. Un personaggio, lui che fu soprannominato “il barone di ferro”, che riassume i due concetti di nazione e di vino. Francesco Ricasoli, attuale “signore di Brolio”, ha parlato anche dei legami tra Bettino e il vino di Montalcino intercorsi con Clemente Santi, primo sperimentatore del Brunello nei suoi vigneti del Greppo a metà Ottocento.

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Nel chiostro del Museo civico di Montalcino (Siena) 200 giornalisti provenienti da 30 Paesi hanno potuto assaggiare i vini di oltre 140 Cantine

È stata poi la volta di Rossana Carpenè, che ha ricordato l’opera del nonno Antonio, tra i primi spumantisti d’Italia e promotore delle cattedre ambulanti, quindi di Lamberto Vallarino Gancia, che ha ripercorso le tappe del nonno Carlo, anche lui tra i padri della spumantistica nazionale. Infine, Francesca Colombini Cinelli, rappresentante illustre della famiglia che ha contribuito a diffondere il Brunello nel mondo. Sul palco anche Ezio Rivella, padrone di casa perché presidente del Consorzio, ma anche in veste di uno dei principali artefici, attraverso Banfi, della diffusione dei vini di Montalcino nei cinque continenti. Banfi era comunque presente con la testimonianza di Enrico Viglierchio, il direttore generale, che ha ricordato come il suo arrivo a Montalcino nel 1999 fu “affascinante e traumatico” nello stesso tempo.

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Al talk-show “150 anni d’Italia - 150 anni di Brunello” erano presenti, da sinistra, Riccardo Illy (Mastrojanni), Sandro Chia (Castello Romitorio), Enrico Viglierchio (Banfi), Riccardo Ricci Curbastro, presidente di Federdoc, Ezio Rivella, presidente del Consorzio, Lamberto Vallarino Gancia, Francesca Colombini Cinelli, Francesco Ricasoli (Castello di Brolio), Rosanna Carpenè, Gianni Bruno di Veronafiere e il moderatore Daniele Cernilli

Non sono mancati gli interventi di due produttori di Brunello delle più recenti generazioni: Sandro Chia, artista di successo, e Riccardo Illy, il “re del caffè”. La carrellata è stata completata dalle parole di Riccardo Ricci Curbastro, presidente Federdoc (che oltre a rendere merito della valorizzazione delle denominazioni da parte di alcuni personaggi, facendo i nomi di Mario Fregoni, Attilio Scienza, Ezio Rivella e Donatella Cinelli Colombini, ha affermato che la proliferazione delle Do è un segno di debolezza del settore), e Gianni Bruno di Veronafiere, che ha lanciato l’idea, in accordo con le Regioni, per un concorso che designi una bottiglia rappresentativa dell’Italia.

Altro appuntamento “storico” è stata la proiezione in anteprima nel programma Rai La Storia siamo noi di Giovanni Minoli, di un filmato che ha ripercorso le tappe dell’evoluzione della vitivinicoltura italiana attraverso immagini e interviste a illustri personaggi del mondo del vino.

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L’inglese Nick Belfrage, wine writer e Master of wine

Naturalmente il piatto forte della kermesse montalcinese era costituito dagli assaggi del Brunello 2006 e della Riserva 2005 da parte dei 200 giornalisti provenienti da 30 Paesi. Un momento irrinunciabile per la stampa specializzata che quest’anno ha potuto degustare i vini di 140 aziende nella suggestiva cornice del chiostro del Museo civico con l’assistenza di una cinquantina di sommelier dell’Ais Toscana coordinati da Leonardo Bartolommei e Francesco Vessio. Non più la grande tensostruttura sistemata nel cortile della fortezza, ma una diversa e più raccolta e luminosa location.

Il perché del cambiamento di sede è spiegato dal direttore del Consorzio Stefano Campatelli: «I necessari lavori di ristrutturazione alla fortezza trecentesca hanno reso la scelta praticamente obbligata, nel senso che già il prossimo anno avremmo dovuto lasciare questa sede. Da qui la ricerca di una nuova sistemazione. L’opzione del Museo civico è stata doppiamente azzeccata: da una parte perché il chiostro dove sono stati sistemati i tavoli d’assaggio riservati alla stampa è sicuramente molto suggestivo, dall’altra perché la struttura museale dispone di altri locali che potremmo utilizzare già dal prossimo anno per espanderci. In questo modo penso che potremmo recuperare spazi da destinare ai tavoli dei produttori per un contatto diretto con i giornalisti, cosa che quest’anno è avvenuto solo in minima parte».

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L’americana Monica Larner (Wine Enthusiast)

Come di consueto le degustazioni si sono svolte nell’arco di due giornate per permettere ai giornalisti di assaggiare il più alto numero possibile di campioni e di partecipare agli altri eventi in programma. Oltre al Brunello 2006 erano in degustazione anche le selezioni della stessa annata, nonché le Riserve 2005 e gli altri tre vini a Doc del territorio (Rosso di Montalcino 2009, Moscadello e Sant’Antimo). Commenti molto positivi sono stati espressi da quasi tutti i degustatori. Nick Belfrage, inglese, vecchia conoscenza dei vini italiani, non ha dubbi sul fatto che il Brunello dell’annata 2006 meriti appieno le cinque stelle assegnategli a suo tempo. «Alcuni di questi li ho assaggiati ieri e li ho trovati molto buoni e oggi ho voluto di nuovo degustarli per una verifica e sono rimasto della stessa opinione. Peccato che in Inghilterra i vini impegnativi, come appunto il Brunello, abbiano poco mercato, contrariamente a bottiglie come Pinot grigio e Prosecco che invece si vendono bene». Anche l’indiano Subhash Arora (delWine), onnipresente alle degustazioni e ai concorsi in tutto il mondo, è entusiasta del 2006: «Con la mia esperienza di giurato internazionale credo che avrei assegnato la medaglia d’oro ad almeno il 70% dei vini assaggiati qui. Prodotti fruttati ed eleganti, di grande struttura, che matureranno bene per almeno altri 10-15 anni».

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Nicola e Marta Valentini con Mirco Carraretto de La Mia Cantina di Padova

Tra tante voci straniere ne sentiamo una italiana, anzi locale, e autorevole come quella di Massimo Castellani, delegato Ais per la provincia di Firenze. Anche lui è soddisfatto del Brunello 2006: «Quest’annata rivela un filo conduttore comune rappresentato dal ritorno all’eleganza di questo vino, un prodotto che si lega alla riscoperta dei vari terroir: i vini della parte nord più austeri, quelli del sud più caldi, ma con una vera riconoscibilità. Le selezioni le ho trovate grandissime, eccezionali, così come le Riserve 2005 mostrano risultati interessanti, con longevità più ampia di quanto ci si potesse immaginare dopo la vendemmia».

Già in precedenza due critici come James Suckling e Monica Larner (Wine Enthusiast) avevano avuto modo di testare quasi 170 Brunello 2006, 27 dei quali hanno spuntato punteggi tra i 95 e i 100 centesimi e ben 113 con risultati tra i 90 e i 94 centesimi.

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David West e Cathy Whims dell’osteria Nostrana di Portland (Oregon)

Suckling ha addirittura “incoronato” due di loro con il massimo della valutazione (100/100): Luce della Vite, della famiglia Frescobaldi, e Tenuta Nuova di Casanova di Neri. Quest’ultimo ha conseguito il punteggio più alto (97/100) assegnato dalla Larner. La collega americana si è spinta oltre, affermando che: «C’è solo una cosa, oltre al 2006, che crea più eccitazione tra i produttori, ed è il vino del 2007, ancora in affinamento. Gli assaggi mostrano», ha spiegato, «che il lancio del Brunello del prossimo anno potrebbe rappresentare la migliore annata che la regione abbia mai avuto».

Giudizi positivi da parte dei tecnici anche per i vini della vendemmia 2010, come mostrano le “cinque stelle” assegnate dalla commissione creata dal Consorzio. Per Vittorio Fiore, enologo e consulente che opera sul territorio dagli anni Settanta, «i vini di questa vendemmia manifestano caratteristiche straordinarie del Sangiovese», parere condiviso anche da Franco Biondi Santi, secondo il quale: «la vendemmia 2010 è stata straordinaria». Soddisfatto, naturalmente, Ezio Rivella, che ha sottolineato come: «la crescita qualitativa dei produttori è evidente sia in vigna che in cantina». «Cinque stelle al 2010 o addirittura cinque stelle + (se esistesse)», ha detto il presidente del Consorzio del Brunello. «Questo è un riconoscimento a tutto il movimento dei produttori che stanno lavorando per rafforzare e migliorare la qualità del vino a livello internazionale».

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Roberto Franceschini del Romano di Viareggio (Lucca)

La conferma di tutto ciò viene anche dalla commercializzazione, considerato che nel 2010 sono state richieste dalle aziende 8.300.000 fascette Docg contro le 7.200.000 dell’anno precedente. Bene anche gli altri vini: 3.200.000 bottiglie di Rosso (invariate rispetto al 2009), 200.000 di Sant’Antimo e 40.000 di Moscadello. Il 62% di queste è stato venduto sui mercati esteri, di cui il 25% negli Stati Uniti. Buoni risultati sono stati spuntati anche in Germania, Svizzera, Canada, Inghilterra e Giappone. In crescita il mercato asiatico (Corea del Sud, Hong Kong, Cina). Il fatturato è cresciuto del +5%, sfiorando i 142 milioni di euro, mentre è rimasto stabile il giro d’affari enoturistico con 26 milioni di euro.

La proclamazione delle “stelle” alla vendemmia 2010 è avvenuta durante la cerimonia di consegna dei tradizionali Premi Leccio d’Oro ai ristoranti, trattorie ed enoteche che in Italia e nel mondo valorizzano il Brunello e gli altri vini di Montalcino.

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Ezio Rivella, Gerarda Pantalone, prefetto di Siena, e Maurizio Buffi, sindaco di Montalcino, con la formella celebrativa dell’ultima vendemmia dedicata all’anniversario dell’Unità d’Italia e del grande vino rosso

Quest’anno gli ambiti riconoscimenti (attribuiti da una giuria composta dallo staff direttivo del Consorzio e dagli esperti Allan Bay, Faith Willinger, Antonello Maietta e Alfredo Tesio) sono andati al Romano di Viareggio, uno dei ristoranti cult della Versilia, di proprietà del dinamico Romano Franceschini, all’enoteca La Mia Cantina di Nicola e Marta Valentini di Padova e all’osteria Nostrana di Portland (Oregon-Stati Uniti).

Insieme alla proclamazione delle “stelle” c’è stata la presentazione della formella celebrativa, che è stata poi apposta sul muro esterno dell’antico Palazzo Pubblico di Montalcino, che quest’anno è stata dedicata ai 150 anni dell’Unita d’Italia e del Brunello. La posa della piastrella è stata accompagnata da una medaglia e da una lettera del Presidente della Repubblica Napolitano, che ha voluto esprimere così la propria stima verso tutta l’enologia italiana.

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Una veduta su Montalcino, patria ultracentenaria del Brunello

 

I numeri del Brunello

Bottiglie vendute nel 2010
8,3 milioni

Export
Stati Uniti, Germania, Svizzera, Canada, Inghilterra

Prezzo medio franco cantina a bottiglia: 15 euro

Un meteorologo, un agronomo e un enologo studiano il Brunello

Dopo la vendemmia 2010 a “cinque stelle”, anche tutte quelle che verranno potranno godere della stessa valutazione? È quanto si chiedono a Montalcino dopo la presentazione dello studio sulla prevedibilità della raccolta a cura del meteorologo professor Giampiero Maracchi, del professor Attilio Scienza e dell’enologo Riccardo Cotarella. Presentazione avvenuta nel corso della cerimonia di proclamazione delle “stelle” a Benvenuto Brunello e che ha destato molto interesse tra gli addetti ai lavori.

In pratica, si tratta di annullare in anticipo le alterazioni in vigna per garantire ogni anno il miglior vino possibile, ecco perché è un’ottima notizia per l’enologia e per i grandi rossi italiani. «Certo, non è detto che si debba avere ogni anno il vino perfetto, che in realtà non esiste», dice Ezio Rivella, presidente del Consorzio del Brunello, «ma quello che per caratteristiche del terroir, nel rispetto della specificità di ogni cru, più si avvicina a quello ideale. Del resto, il test fatto quest’anno sul Brunello ha dato una chiara risposta positiva».

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Da destra, Riccardo Cotarella, il meteorologo Giampiero Maracchi e il professor Attilio Scienza presentano una ricerca sulla prevedibilità della raccolta. Con loro sul palco il prefetto di Siena, il presidente del Consorzio, il sindaco di Montalcino e la scrittrice e gastronoma Faith Willinger

A Montalcino l’analisi è partita da tre tipologie di dati, comparati con quelli dell’ultimo decennio: quelli meteorologici, quelli sulla maturazione enologica e polifenolica dell’uva e quelli derivati dalle analisi sui mosti e sui vini. «Di qui l’elaborazione del modello che rende possibile prevedere il momento migliore per la vendemmia», ha spiegato il professor Maracchi, ordinario di Agrometeorologia all’Università di Firenze, «e quindi anticipare eventuali alterazioni dovute alla troppa o troppo poca permanenza dell’uva in vigna».

Il professor Attilio Scienza, ordinario in Viticoltura all’Università di Milano, è entrato nel dettaglio parlando dell’importanza del “nanoclima”, cioè le condizioni climatiche che sono attorno alle foglie e ai grappoli. «Il microclima o nanoclima», ha detto, «è quella parte di vigneto determinata dalla forma di allevamento ed è quello che determina la qualità dell’uva. Mentre per certi aspetti, come esposizioni e altitudini, possiamo fare solo delle scelte, il microclima lo scegliamo noi, il che incide sugli aromi, sugli antociani e sulle bucce. E mentre la fotosintesi ha un’influenza più ampia, sono infatti la radiazione e la temperatura che determinano a livello di buccia la qualità degli antociani, dei polifenoli, dei tannini e dei terpeni accumulati. Negli ultimi anni sono stati fatti progressi a livello ecofisiologico, cioè la conoscenza del rapporto tra la pianta e l’ambiente e come l’ambiente influenza la fisiologia della pianta, e in termini di sensori. La nostra sensoristica multispettrale ci consente un monitoraggio straordinario per ottenere informazioni preziose a tutti i livelli. Questi strumenti possono determinare nel vigneto le zone precoci da quelle tardive, così come quelle che fanno più acidità e quelle che ne fanno meno, oppure più o meno colore. Si chiama, questa, viticoltura di precisione».

Da parte sua, Riccardo Cotarella ha illustrato le varie fasi del progetto applicato a Montalcino proprio con la vendemmia 2010. «Con la collaborazione di alcune aziende», ha spiegato, «è stato effettuato lo studio delle quattro macrozone con cui tradizionalmente si usa dividere il territorio. Dai dati analitici ottenuti sono stati eliminati i valori più alti e più bassi ricavandone la media. Il risultato è che a nord abbiamo vini più freschi, fragranti e fruttati; a est vini con tannini più morbidi mentre a ovest, grazie anche alla ventilazione marina, prodotti con maggior carattere, infine, a sud vini più strutturati, facendo però attenzione alle possibili sovramaturazioni. Nel complesso», ha concluso Cotarella, «l’annata è stata ricca ed equilibrata, potrei direi meravigliosa ed eccezionale. Insomma, avremo un Brunello da ricordare».

Affidiamoci al nanoclima di Alessandro Torcoli

Che la qualità del Brunello fosse influenzata dalle perturbazioni sull’oceano Atlantico, di fronte al Senegal, onestamente non ce l’aspettavamo. Figuriamoci come possiamo prevedere le conseguenze, anche finanziarie, del terribile tzunami che ha afflitto il Giappone poche settimane fa. Allora è forse più sensato stare dalla parte di Attilio Scienza, quando dice che non possiamo fare quasi nulla per intervenire sul macroclima (regionale), poco sul mesoclima (vigneto) o sul microclima (ceppo); abbiamo però gli strumenti per agire sul nanoclima (foglia e grappolo). Esistono ad esempio dei sensori per monitorare l’interazione tra il microclima e la composizione chimica dell’acino.

Della qualità del Brunello in queste ultime annate, e della sua variabilità, si è parlato diffusamente al convegno di Benvenuto Brunello, quando è stata annunciata l’eccelsa qualità dell’ultimo raccolto (“cinque stelle +”, come l’ha definita il presidente Rivella con formula poco ortodossa). Come possiamo leggere in queste pagine, tra emozioni contrastate il Brunello di Montalcino Docg, perla dell’enologia italiana, si conferma leader di mercato, con un successo che è stato solo relativamente intaccato dai ribassi praticati da qualche miope – o disperato – imbottigliatore. All’estero la ripresa è palpabile, e il Brunello è là che guarda, ben oltre le Alpi. Forse anche consapevoli di questo dato di fatto, i produttori ilcinesi hanno affidato le loro sorti al presidente Ezio Rivella, l’uomo che – con la Banfi della famiglia Mariani – ha reso il Brunello una star internazionale.

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L’affollato Teatro degli Astrusi a Montalcino

Scambiamo un paio di riflessioni, dunque, con il cavalier Rivella, a suggello di un’esperienza decisamente positiva.

– Partiamo dall’organizzazione della manifestazione Benvenuto Brunello, sostanzialmente rinnovata.
«Abbiamo cercato di rilanciare una formula che sembrava un po’ stantia. Il problema è che a Montalcino mancano locali e strutture, ma abbiamo individuato il chiostro, un ambiente ideale, e abbiamo recuperato il Palazzo Vescovile. Pare che i 153 giornalisti stranieri e i 230 italiani abbiano gradito».

– L’evento è stato ritoccato in un contesto favorevole, con grandi annate alla ribalta.
«Quest’anno abbiamo proposto due millesimi eccellenti. Esce sul mercato il Brunello 2006, all’epoca giudicato a cinque stelle, e abbiamo annunciato un 2010 altrettanto speciale, se non di più. Qualche mese fa non ce lo saremmo aspettati».

– Come mai da un’annata apparentemente normale escono vini eccellenti, superiori alle attese?
«È l’esperienza che cresce in vigna, che consente di sopperire alle imperfezioni del tempo. In generale possiamo dire che un’annata siccitosa fa soffrire la vite (e non abbiamo sinora mai concesso l’irrigazione di soccorso, pur ammessa dal disciplinare a discrezione del Consorzio). D’altro canto le annate piovose, se accompagnate da una buona maturazione, laddove ci sono forti escursioni termiche e periodi soleggiati in genere danno buoni risultati».

Evidentemente, in questo contesto l’approccio “nanoclimatico” di Scienza può servire a migliorare ulteriormente, concentrandosi sulle maturazioni dei grappoli e sugli accorgimenti per raggiungerle.
– Il peggio è passato? Ci riferiamo alle due crisi, quella soggettiva (autoinflitta dalla comunità dei produttori locali) e quella oggettiva, che ha colpito i vini d’alta gamma.
«Il Brunello va bene. Nel 2010, infatti, sono state vendute 8.300.000 bottiglie, con una crescita del + 15%, su un potenziale teorico di 10.000.000 che cerchiamo però di contenere».

– Uno dei crucci di tutti i vini d’eccellenza, oggi, è il problema dei ribassi, provocati da qualche operatore. Ma diciamo al consumatore, quanto deve costare il vostro vino?
«Un Brunello di Montalcino non può costare meno di 11 euro di listino. Cioè circa 20 euro in enoteca».

– Come vanno le cose negli Usa?
«Il 25% del Brunello è venduto negli Stati Uniti. Il suo prestigio resiste e anzi viene rafforzato, perché è continua la richiesta, c’è grande affetto e interesse. La sua motrice è la ristorazione italiana, il cui supporto non manca mai. Teniamo anche presente che i connaisseurs, sono solo il 20% di coloro che bevono vino negli Stati Uniti e la quota aumenta di continuo. Il Sistema Usa è complicato: si impone la figura del distributore, sono enormi società, con cataloghi immensi, e hanno grande peso. Per qualcuno l’unica via è cercare un dialogo con i distributori più piccoli».

– Ha fiducia nella crescita dei consumi in Cina?
«La Cina ha grandi prospettive, con programmi quinquennali di investimento… ma la strada è dura, perché al consumatore bisogna insegnare tutto, a cominciare dalla pronuncia dei nomi. Siamo mondi lontanissimi. E anche la ristorazione italiana è ancora indietro».

– Infine, parliamo del Rosso di Montalcino. Non sembra esserci coesione sulla scelta del ruolo di questo vino.
«Infatti, abbiamo rinviato la decisione sulla modifica del disciplinare perché poteva sembrare una forzatura nei confronti di chi è contro. Personalmente non ho partecipato alla commissione, ma sono favorevole all’apertura ad altre uve. Dobbiamo aumentare le vendite del Rosso per contenere la produzione, ormai ai limiti, del Brunello, affermando quest’ultimo come prodotto elitario. Il Rosso come “seconda scelta” non ha funzionato. Allora vogliamo dargli una propria personalità, un’individualità. La differenza non devono farla le uve, ma il nome di Montalcino, il terroir, la qualità del vino. Si tratterebbe di aggiungere una modesta quantità di uve migliorative. E per di più si potrebbe segnalare in etichetta “Sangiovese 100%”».

 


© Riproduzione riservata - 12/04/2011

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