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Castello Vicchiomaggio: impossibili i vinelli

Castello Vicchiomaggio: impossibili i vinelli

Annate storiche di vini mitici (15): Toscana II parte

Castello Vicchiomaggio di Greve in Chianti era una fortezza longobarda di origini medioevali, ricostruita nel Rinascimento. Acquistata da Federico Matta nel 1964, che all’epoca era il più importante importatore di vino italiano nel Regno Unito, oggi la tenuta – nelle mani di John Matta – consta di 32 ettari vitati e altri 10 nel Grossetano.

Ripa delle More

RIPA DELLE MORE – Entriamo nel vivo e chiediamo a John Matta di spiegarci perché i suoi vini, in particolare il Ripa delle More: Sangiovese 60%, Cabernet Sauvignon 30%, Merlot 10%, risultano così interessanti con il passare degli anni. «Parrà scontato», ci risponde, «ma partiamo dalla vigna: rese bassissime, tra i 25 e i 34 quintali per ettaro, garantiscono uve altamente ricche in polifenoli, che poi nel vino si tradurranno in estratti indispensabili a garantirne la durevolezza». Dunque puntate tutto su vini molto concentrati, chiediamo. «A Castello Vicchiomaggio produciamo varie tipologie: le Riserve per durare nel tempo, ma anche vini che sono pronti dopo un anno dalla vendemmia. Ma pure questi ultimi devono avere buona struttura, coniugata a maggior freschezza e frutto: per il tipo di lavoro che facciamo in vigna, sarebbe impossibile produrre vinelli. La stessa natura dei nostri suoli: argilla e pietra, la loro esposizione a sud, l’altitudine ottimale sui 250 metri, i forti pendii che garantiscono un perfetto drenaggio, è paradossalmente di ostacolo alla produzione di vini scorrevoli».

LE ANNATE MIGLIORI – Qual è lo scopo di accantonare vecchie annate? «Per organizzare verticali con gli operatori; per capire il potenziale evolutivo dei nostri nettari; più marginalmente per scopi commerciali». E quali sono le annate da voi giudicate più entusiasmanti, fra quelle serbate in cantina? «Un inverno freddo e un’estate piuttosto calda e asciutta ci hanno garantito un 2001 strepitoso. Anche il 2004, dopo due vendemmie complicate, sì è rivelato un ottimo vino, equilibrato ed elegante. Strano l’andamento climatico del 2007: un inverno particolarmente mite, un germogliamento precoce, una produzione scarsa ci hanno regalato un prodotto di grande spessore e originalità, ancora in pieno divenire: corposo ma elegante, con sentori di spezie, frutti rossi maturi, finale tenuemente vanigliato; tutto quel che serve per un lungo sviluppo negli anni».

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© Riproduzione riservata - 01/06/2012

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