Un weekend tra i vini dei Colli Piacentini
Il 23 maggio 1878 è una data che ha segnato la svolta nella storia della viticoltura emiliana. Quel giorno di quasi centotrentotto anni fa, all’amo di un pescatore che si trovava sulle rive del Po non abboccarono solo carpe, lucci o storioni, ma anche un’antichissima coppa di argento. Si trattava del “gutturnium“, un grande vaso vinario risalente all’epoca romana. Questo eccezionale reperto archeologico testimonia l’antica origine della tradizione vitivinicola in Emilia, in particolare nella zona di Piacenza, e dà il nome al vino simbolo dell’enologia piacentina: il Gutturnio. Incastonata tra la Lombardia, il Piemonte e l’Appennino Ligure, la provincia di Piacenza, così come le zone adiacenti, sta oggi vivendo un’importante rivalutazione dal punto di vista vitivinicolo.
Biologico, tradizione e nuovi incroci. I vini dei Colli Piacentini
Sempre di più le cantine dei Colli Piacentini si muovono verso il rispetto dell’ambiente e l’agricoltura biologica, tanto che tra le Valli Tidone, Trebbia, Nure e d’Arda sta crescendo il numero delle aziende sostenibili e che prestano attenzione a un territorio che ha tutte le potenzialità per essere valorizzato.
Una importante mano nel settore enologico è stata data da un grande studioso: Mario Fregoni. Per anni professore di viticoltura dell’Università Cattolica di Piacenza, Fregoni ha compiuto numerosi studi culminati nella creazione di un nuovo incrocio di Barbera e Croatina chiamato Ervi (o Incrocio Fregoni 108). Il Gutturnio è proprio un blend di queste due uve, anche se localmente la Croatina è chiamata Bonarda. Il professore ha allora pensato di dare vita a un vitigno unico che unisse le caratteristiche principali di Barbara e Bonarda con l’obiettivo di innalzarne la qualità. In questa zona, però, oltre ai già citati vitigni rossi, nell’ultimo periodo hanno ritrovato spazio varietà quasi dimenticate come l’Ortrugo, che – oltre a essere vinificato in purezza, fermo, frizzante o spumante – entra nell’uvaggio del Vin Santo di Vigoleno, una delle più piccole Doc italiane. Infine, antichi vitigni aromatici come Malvasia di Candia aromatica e Moscato sono affiancati a varietà internazionali come Chardonnay e Pinot Nero, in particolare per la produzione di spumanti.
Le cantine da visitare lato Est
Alla tradizione dei vini piacentini è sicuramente legata l’Azienda Agricola Cordani, che si trova sulla strada che porta al Castello di Gropparello nella più orientale delle quattro valli della provincia, la Val d’Arda. Qui Gutturnio, Ortrugo e gli altri vini dei Colli Piacentini sono prodotti da diverse generazioni. Marco Cordani dirige l’azienda dal 2001, ma ha mantenuto inalterate le tradizionali tecniche di vinificazione come l’utilizzo di vasche di cemento e la rifermentazione naturale in bottiglia per i vini frizzanti. Solamente Apogeo, Gutturnio Superiore Doc, fa un breve passaggio in barrique usate.
Sul Colle di Monterosso, sempre nella Val d’Arda, sorge l’azienda Croci, che a 250 metri di altitudine sovrasta la pianura piacentina. Recentemente Massimiliano Croci, il titolare, ha scelto di tornare a produrre i vini vivaci Sur Lie, ovvero con la rifermentazione naturale in bottiglia. Un’altra novità è “Emozione di ghiaccio”: il vino è ottenuto da uve Malvasia di Candia e Moscato lasciate appassire naturalmente sulla vite e raccolte ghiacciate tra fine novembre e gennaio per una produzione molto limitata: dalle 1.000 alle 2.000 bottiglie da 0,375 litri all’anno.
Tra le prime realtà a credere nei vini fermi e strutturati in Emilia si deve ricordare, e quindi anche visitare, La Tosa. Siamo a Vigolzone, Ferruccio e Stefano Pizzamiglio conducono l’azienda nata negli anni Ottanta e che, da allora, ne ha fatti di passi; e di vini. All’interno della sede, per i più curiosi, è stato anche allestito un museo della vite e del vino. Le visite sono possibili tutti i giorni della settimana su appuntamento. Per chi vuole fermarsi per un pasto in relax la Tosa è anche agriturismo.
Verso il naturale e la modernità a Ovest
La Stoppa di Elena Pantaleoni (foto di copertina) è sicuramente una delle realtà italiane che, per prime, hanno seguito una conduzione in vigna e in cantina il più possibile rivolta alla natura. La cantina si trova a Rivergaro, non lontana dal fiume Trebbia, si estende su 58 ettari di cui solo 30 vitati e 28 destinati a boschi di querce e castagni. Prima della famiglia Pantaleoni, un avvocato piantò nella tenuta vitigni francesi, ma oggi alla Stoppa si producono poche etichette principalmente legate ai vitigni autoctoni, anche se le vecchie viti francesi non sono state espiantate e sono ancora in produzione. Provate il rosso Igt Macchiona (Barbera e Croatina) e il bianco Igt Ageno (Malvasia di Candia aromatica e Ortrugo): vini originali che sfidano i tempi e il tempo.
All’estremità occidentale della provincia di Piacenza, al centro della Val Tidone, nel 1998 nacque Torre Fornello. Enrico Sgorbati ha ristrutturato un antico borgo dotando la cantina di moderne e tecnologiche attrezzature. Una linea è totalmente Bio e alle uve autoctone sono affiancate varietà internazionali per la produzione di vini come Zu, taglio bordolese senza solfiti aggiunti.
Dove mangiare
Da Faccini a Castell’Arquato. Ristorante “oh the road”, ma solo all’apparenza. Da Faccini il menù è tipico e genuino, ma di altissimo livello qualitativo. Tuffatevi nei primi: tortelli alla piacentina e pisarei e fasö.
Trattoria La Famiglia, a Gazzola. Cucina tipica con una raccomandazione: niente camicia bianca, sarebbe impossibile non imbrattarla di sugo già dai primi bocconi.
Osteria del Trentino, 0523.32.42.60, Piacenza. Non fatevi ingannare dal nome, il locale è storico e si trova nel centro della città. Il proprietario è un oste appassionato e propone cucina tipica piacentina: salumi e primi piatti emiliani da non perdere.
Dove dormire
Torre San Martino, albergo diffuso nella Val Trebbia
Azienda Agrituristica Il Gelso, località Strada Montecanino, 34 Piozzano – PC, tel e fax: 0523.970129
© Riproduzione riservata - 08/05/2016