Weekend a Bolgheri: un viaggio nel tempo
La sigla SP16d contiene apparentemente poca poesia, eppure indica una delle strade più famose del mondo. Delimitato da 5 chilometri di cipressi, SP16d è il viale che porta verso il borgo toscano di Bolgheri. Imboccare la via delimitata dai cipressi alti e schietti che van da San Guido in duplice filar, come nei celebri versi di Giosuè Carducci, ha un fascino antico e letterario senza pari. Ogni giorno, centinaia di turisti percorrono la Strada Provinciale Bolgherese, ma gli amanti del vino sanno come interrompere la poesia e la strada circa a metà del suo percorso per svoltare verso Castagneto Carducci. Qui, da una parte e dall’altra della via, spuntano come alberi sul ciglio della strada antichi o più recenti poderi trasformati in cantine, e la letteratura trova una continuità nella viticoltura. Aziende come Ornellaia, Le Macchiole, Grattamacco si affacciano sulla Bolgherese, una delle più recenti e ambite strade del vino toscane.
La storia del vino di Bolgheri nasce con Sassicaia
È un piemontese, Mario Incisa della Rocchetta, ad avere l’intuizione che anche in quei luoghi così vicini al mare si potesse creare un grande vino da uve internazionali, vitigni che già il bisnonno, Leopoldo Incisa, nella seconda metà dell’Ottocento studiò e raccolse in un catalogo. Negli anni Trenta del secolo scorso Mario Incisa approda in Toscana grazie alla donna di cui si innamora: Clarice della Gherardesca. È la passione per i cavalli a unirli. Dalla scuderia e dai campi di allenamento di Bolgheri escono grandi campioni del galoppo come Ribot. È qui che Mario Incisa ha un déjà-vu: ripensa agli studi del bisnonno e viene attirato dai terreni sassosi (da cui verrà il nome Sassicaia) della zona, il clima mite e le brezze marine. È sempre qui che il Marchese concepisce l’idea di un vino scalciante e vincente come i suoi cavalli. Fino agli anni Sessanta il futuro Sassicaia rimane all’interno della Tenuta San Guido. La prima annata in commercio, grazie alla preziosa consulenza dell’enologo Giacomo Tachis, all’intraprendenza del figlio Nicolò e dei cugini Antinori è il 1968.
Il nuovo capitolo della storia dell’enologia italiana
Tenuta San Guido si trova proprio all’inizio del viale alberato. Prende il nome dall’Oratorio di San Guido che dà il via al duplice filare di cipressi. I filari delle vigne sono, invece, per la gran parte nascosti nella macchia, perché la tenuta si estende per 13 chilometri dal mare fin dietro le colline. Dei 2.500 ettari totali, i 75 più vocati sono dedicati al Sassicaia e hanno ricevuto una Doc tutta loro: Bolgheri Sassicaia Doc. Anche i cugini Antinori non si lasciano sfuggire l’opportunità di vinificare in questo territorio ed è così che Guado al Tasso, con una storia che parte fin dalla metà del 1600, diventa la tenuta di riferimento per la produzione dei Super Tuscans.
A partire dalla fine degli anni Settanta, altri produttori seguono le orme e il successo ormai indiscutibile del Sassicaia. Nel 1977 nasce Grattamacco. Dal 2002 l’azienda è entrata a far parte del gruppo ColleMassari. 14 sono gli ettari impiantati a vigneto, il regime è biologico certificato e il Grattamacco Bolgheri Rosso Superiore Doc è prodotto da una vigna posta a 100 metri s.l.m., in una delle zone più vocate del Bolgherese. È possibile visitare l’azienda e degustare i vini prenotando la visita direttamente dal sito della cantina.
La storia di Ornellaia comincia, invece, nel 1981 grazie al Marchese Lodovico Antinori, passa poi nelle mani del californiano Robert Mondavi, infine ai Frescobaldi che dal 2005 ne diventano gli unici proprietari. Dietro il cancello sulla via Bolgherese si apre un mondo incantato. Oltre ai grandi rossi come il Merlot di Masseto e il Bolgheri Superiore Ornellaia, che hanno reso famosa l’azienda, dal 2015 è in commercio la prima annata (2013) di Ornellaia Bianco, blend di Sauvignon Blanc e Viognier. Si può visitare Ornellaia solo su appuntamento scegliendo tra una combinazione di visita e degustazione, oppure visita e pranzo per un minimo di 8 partecipanti.
Un successo che dura negli anni
Le Macchiole, azienda nata nel 1983, è oggi una delle realtà più affermate e prestigiose di Bolgheri. La conduzione di Cinzia Merli è impeccabile, così come i vini: Paleo Rosso è Cabernet Franc 100%, Messorio è Merlot 100% e Scrio è Syrah 100%, ma è impossibile fare una classifica. Per conoscere meglio una delle espressioni di questa cantina, diventate Amici del Paleo. Visite e degustazioni in azienda su appuntamento.
Venuto dal nord Italia, il varesino Michele Satta si innamora sin dal 1984 di questi luoghi e del loro potenziale. Supportato dalla moglie Lucia e dai 6 figli, oggi Michele Satta dedica sempre nuovi progetti a questo territorio. Oltre ai tagli “bolgheresi”, durante la visita provate Il Cavaliere Toscana Igt, espressione del Sangiovese della costa.
Un’altra famiglia piemontese dal 1996 è approdata a Bolgheri: Gaja, dopo lunghe trattative, ha scelto Ca’ Marcanda e qui ha fatto costruire da Giovanni Bo una cantina interrata in armonia non solo con la natura, ma anche con la tecnologia e da cui escono grandi vini: non potrebbe essere altrimenti.
Anche grandi studiosi ed enologi puntano su Bolgheri, tra questi Attilio Scienza, professore di viticoltura all’Università di Milano, in società con il figlio Michele ha dato vita nel 1998 a Guado al Melo. La cantina si trova sotto una bassa collina ricoperta di ulivi consentendo le condizioni più adatte per la vinificazione e l’affinamento di vini come Atis, Bolgheri Superiore. È un luogo accogliente e adatto per visite anche con bambini; all’interno si trova una mostra sulla storia della viticoltura, mentre una stanza è dedicata alla vasta biblioteca di Attilio Scienza.
Dove mangiare
– Enoteca Tognoni, un punto di riferimento per gli enoturisti. È il regno dei vini di Bolgheri. Qui si può comprare, fare uno spuntino o mangiare in tutta tranquillità dimenticandosi del tempo che passa fuori dalle mura del borgo.
– Bolgheri +, nel centro del paese è un ristorante giovane, dinamico e accogliente con prezzi adeguati e ottima qualità. Il personale è gentile e ama gli appassionati di vino che accompagna volentieri all’enoteca adiacente per scegliere di persona la bottiglia più adatta per il pasto.
– Osteria Magona, si trova in posizione strategica soprattutto per enoturisti su due ruote con o senza motore. Il ristorante è situato infatti lungo la via Bolgherese: un tipico casale toscano con tavolini all’esterno per la bella stagione. Non dimenticatevi di ordinare un piatto di ciccia, la carne qui non è la tradizione, è d’obbligo.
Dove dormire
– B&B Il Chiassetto, nel centro storico di Bolgheri
– B&B Strada Giulia 16, all’interno delle mura di Bolgheri
– B&B Villa Le Luci, a Castagneto Carducci
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© Riproduzione riservata - 01/05/2016