La biennale “marittima” di Civiltà del bere si è svolta l’8-9 giugno a Forte dei Marmi, in un’atmosfera e uno stile ideali per rafforzare le relazioni e stimolare le idee. I momenti clou del summit: il focus sui fine wines bianchi, il talk show sul futuro visto dai giovani, il premio Khail al prof. Luigi Moio e il Grand tasting conclusivo
Due giorni di incontri, wine tasting, dibattiti e confronti. Il Gotha del vino italiano si è dato appuntamento a Forte dei Marmi l’8 e 9 giugno per la terza edizione di VinoVip al Forte. La versione “balneare” di VinoVip Cortina, organizzata dalla rivista enologica Civiltà del bere, ha riunito circa 500 persone tra professionisti ed appassionati di alto profilo. A fare da sfondo il parco e il giardino d’inverno della Fondazione Villa Bertelli, nell’atmosfera raffinata della “perla della Versilia”.
L’unicità del summit VinoVip
«Per la nostra rivista è un onore», ha commentato il direttore Alessandro Torcoli, «organizzare annualmente questo summit del settore vitivinicolo, in contesti di grande prestigio ed eleganza. Come nelle bottiglie, guardiamo alla qualità più che alla quantità: in un mondo in cui si organizzano molte fiere che macinano grandi numeri, il nostro evento si caratterizza per l’atmosfera e uno stile ideale per rafforzare le relazioni e stimolare le idee. Di questo andiamo fieri ed è il segreto di VinoVip, una manifestazione che è nata nel 1997».

Il focus sui grandi bianchi
Protagonisti della prima giornata di VinoVip al Forte, domenica 8 giugno, sono stati i grandi bianchi di pregio italiani. Vini che a nostro avviso rappresentano il futuro, per stile e per potenziale, dato che non hanno ancora raggiunto i vertici di apprezzamento di altri fine wines internazionali, soprattutto francesi (Borgogna, Bordeaux blanc, Condrieu), e ancora non si avvicinano ai valori dei rossi in generale. Alle 15, nel giardino dei Lecci della Fondazione Villa Bertelli, ne abbiamo parlato alla conferenza “Stili e tendenze dei grandi bianchi del mondo” con il giornalista Aldo Fiordelli, senior editor di JamesSuckling.com e autore di Civiltà del bere. «Termini come “longevità, esclusività e artigianalità”, un tempo aspetti importanti nella definizione di “vino di pregio”, possono considerarsi ancora oggi come un valore? E fino a che punto?», è stato lo spunto di riflessione lanciato dal palco da Fiordelli.
Il cambio di passo dei fine wines bianchi italiani
Questi concetti, secondo Fiordelli, andrebbero ripensati alla luce di un cambiamento non solo del clima, ma anche delle filosofie di pensiero e, di conseguenza, degli stili di vinificazione dei produttori. «Se in passato abbiamo dovuto assorbire dall’estero gli stili per fare grandi bianchi», conclude Fiordelli, «oggi abbiamo tutte le competenze enologiche per fare bianchi identitari in ogni nostro territorio vocato a questo tipo di produzione». A seguire, alle 16.30, nel giardino d’inverno della villa, abbiamo potuto assaggiare le versioni di 32 aziende da tutta la Penisola, durante il walk-around tasting “I fine wines bianchi italiani”.

Il talk show dedicato ai giovani del vino
La mattina di lunedì 9 giugno è stata la volta del tradizionale talk show di VinoVip al Forte, dal titolo “Il futuro del vino raccontato da chi lo farà”. L’incontro, moderato dal direttore di Civiltà del bere Alessandro Torcoli, si è concentrato sulle nuove generazioni impegnate a vario titolo nel settore enologico, ovvero nella comunicazione, nella sommellerie e nella produzione di vino. Purtroppo, due dei cinque giovani relatori – per problemi di salute – non hanno potuto essere presenti personalmente a Villa Bertelli, ma hanno fornito i loro contributi audio. Il primo a intervenire (via “messaggio”) è stato il valdostano Alessandro Rosset, quarta generazione alla guida di Rosset Terroir, che ha sottolineato il valore della sostenibilità ambientale e l’importanza della reattività di tutto il sistema ai cambiamenti climatici.



La ricerca di autenticità e chiarezza
La giornalista fiorentina under 30 Francesca Luna Noce (sempre da remoto) ha parlato della crisi di credibilità del giornalismo enologico e della necessità di essere chiari senza diventare superficiali. Dal palco, Paolo Porfidio, classe 1989, head sommelier del ristorante Terrazza Gallia di Milano, ha ricordato l’utilità di approcciare l’ospite con un linguaggio più comprensibile anche a tavola, abbandonando i tecnicismi. Dello stesso avviso Ilaria Cappuccini, digital creator riminese che dal suo profilo Instagram parla di vino agli under 35 con un tono pop, aperto e inclusivo. Mentre la vigneronne toscana Elena Casadei, titolare di un progetto vinicolo che porta il suo nome, Le anfore di Elena Casadei, ha spiegato la sua personale visione enologica, in cui l’utilizzo delle anfore aiuta a comprendere l’unicità del legame vitigno-terroir.

Il Premio Khail al prof. Luigi Moio
Al termine del talk show il prof. Luigi Moio ha ricevuto il Premio Khail, il riconoscimento intitolato all’ideatore dell’evento e fondatore di Civiltà del bere Pino Khail e destinato a un personaggio che si è distinto nella valorizzazione del vino italiano nel mondo. Docente di Enologia dell’Università di Napoli e viticoltore in Irpinia, è tra i personaggi di spicco del panorama scientifico internazionale: già presidente dell’Oiv (Organisation internationale de la vigne et du vin) nel triennio 2021-24, autore di oltre 350 pubblicazioni scientifiche e del saggio Il respiro del vino (successo editoriale da oltre 50.000 copie, in continua ristampa).
Il vino come paradigma di diversità
«Ho conosciuto Pino Khail, leggo la sua rivista da quando avevo 15 anni e frequentavo la Scuola enologica», ha detto il prof. Moio, «e ne ho sempre apprezzato gli approfondimenti scientifici e tecnici e i contributi del giornalista Cesare Pillon, dei professori Mario Fregoni, Angelo Costacurta e di tanti altri. Questo riconoscimento mi rende felice. Il vino è un’invenzione straordinaria dell’uomo e possiede il fascino proprio del vettore culturale. Ero un po’ preoccupato dei rischi che correva in questo mondo che converge sempre più verso l’omologazione di gusti e prodotti. Ma, dopo aver ascoltato gli interventi dei giovani durante il talk show, mi sento più tranquillo, con la consapevolezza di lasciare in buone mani il futuro di questa bevanda unica, paradigma di diversità».

Il Grand tasting finale
Nel tardo pomeriggio di lunedì 9, a partire dalle 17 e fino alle 21, è andato in scena il Grand Tasting di VinoVip al Forte, momento clou della manifestazione in Versilia, con la degustazione di 117 vini di pregio (tra classici e novità) di 32 aziende provenienti da tutta Italia. Molti produttori hanno voluto essere presenti personalmente dietro al banchetto per raccontare al pubblico di appassionati e operatori la genesi e le caratteristiche delle loro etichette. Il parterre de rois comprendeva 39 bianchi, 39 rossi, 32 bollicine di cui 3 spumanti rosé, 3 rosati e 1 vino dolce.
Nelle prossime settimane pubblicheremo alcuni approfondimenti giornalistici sui principali appuntamenti di VinoVip al Forte, come la conferenza sui bianchi e il talk show. Sono previsti anche due articoli-intervista: il primo al prof. Moio, vincitore del Premio Khail; il secondo a un gruppo di produttori e operatori presenti all’evento, con cui faremo il punto sulle strategie da mettere in campo per superare questo momento economico così complesso e sfidante.