Vino spaziale, il caso del Petrus 2000 affinato in orbita
Gli affinamenti spaziali costituiscono una delle ultime frontiere in campo enologico. Se solo fino a qualche tempo fa la spedizione di un vino in orbita sarebbe stata fantascienza, ora è una realtà che si può toccare, o meglio, assaggiare. Tornate sulla Terra dopo 14 mesi nello spazio, le prime bottiglie affinate in orbita di Château Petrus, annata 2000, sono finalmente state sottoposte a un panel di 12 assaggiatori e le prime note di degustazione sono state svelate.
Per approfondimenti: Forbes, The drinks business, France bleu, La Revue du vin de France e Fake Booze
Nel 2019 dodici bottiglie di Petrus 2000 sono state spedite nello spazio insieme a dei tralci di vite. Ben protetto da un cofanetto metallico, il famoso vino bordolese ha trascorso 438 giorni e 19 ore a bordo della Stazione Spaziale Internazionale, a un’altitudine di 400 km e in assenza di gravità. Il viaggio totale è durato circa 300 milioni di km (pari a circa 300 viaggi tra la Terra e la Luna).
Che sapore ha il vino affinato nello spazio?
Tornate sulla Terra il 14 gennaio 2021 a bordo di SpaceX Dragon, ora le bottiglie spaziali sono pronte per essere messe alla prova. La prima degustazione ha messo a confronto, alla cieca, una bottiglia affinata in orbita con una della stessa annata affinata sul suolo terrestre. E, dalle prime dichiarazioni, pare che ben 11 degustatori su 12 abbiano colto delle differenze sia nel colore che nel profilo gusto-olfattivo. Il tempo trascorso nello spazio ha dunque alterato le caratteristiche del Petrus, ma non lo ha rovinato (Forbes).
Più floreale al naso e morbido al palato
Così lo ha trovato la maggior parte degli esperti dell’Institut des Sciences de la Vigne et du Vin di Bordeaux. Tra i partecipanti alla degustazione c’era la critica enologica Jane Anson, che ha affermato: «Il vino rimasto sulla Terra era ancora un po’ più chiuso e tannico, tanto da sembrare più giovane, mentre quello che era stato nello spazio aveva tannini morbidi e aromi più floreali». Inoltre, si è scoperto che l’assenza di gravità “energizza” le viti, che sono cresciute più velocemente, nonostante le condizioni estreme dovute anche a una limitata quantità di luce e acqua (The drinks business).
Il viaggio cosmico potrebbe aver accelerato il processo di invecchiamento
Secondo quanto riportato da France bleu, il vino bordolese che ha viaggiato nello spazio sarebbe, dunque, invecchiato più velocemente. Per Nicolas Gaume, il co-fondatore di Space Cargo Unlimited, la start-up responsabile del progetto, questa degustazione è solo l’inizio di un’avventura sia sul vino che sulla vite. A questo primo assaggio seguiranno le analisi in laboratorio, per capire in che modo l’eno-odissea nello spazio abbia avuto impatto a livello molecolare. Non si possono, dunque, ancora trarre delle conclusioni, «ma il primo risultato ci dà il giusto entusiasmo per poter continuare», dichiara Gaume.
Lo spazio sarà il nuovo ambiente di ricerca per il futuro dell’agricoltura
Le nuove osservazioni convalidano l’approccio innovativo di Space Cargo Unlimited, che consiste nell’impiego dello spazio extraterrestre come nuovo ambiente di ricerca per il futuro dell’agricoltura, con l’obiettivo di prepararsi al cambiamento climatico che avrà inevitabilmente un impatto significativo sulla viticoltura. «Le piante che hanno saputo resistere all’assenza di gravità saranno più resilienti, più capaci di reagire a stress (…) come i cambiamenti climatici», spiega Nicolas Gaume. Il prossimo esperimento è previsto per il 2022 e verrà testata una fermentazione in assenza di gravità (La Revue du vin de France).
Ma c’è chi fa della satira sul tema
“Il consiglio di regolamentazione di Bordeaux ha votato all’unanimità per estendere i perimetri della denominazione di 300 km. Verticalmente”. È ciò che si legge sulla rivista satirica Fake Booze. Che continua con tono scherzoso: “La modifica delle regole consentirà agli Château della regione di invecchiare i loro vini nello spazio, pur mantenendo l’uso della denominazione Bordeaux in etichetta”. Inoltre, pare che Cassie O’Peia, rappresentante del Bordeaux InterGalactic Appellatory Regime for Spatial Enlargement (BIGARSE), abbia detto a Fake Booze: «Questo è un piccolo passo per il vino, ma un grande balzo per i nostri saldi bancari». Per una completa trasparenza, questi vini saranno classificati come “Vins Sans Gravité”.
Foto di apertura: © Nasa per Unsplash
Tag: Chateau Petrus 2000, Fake Booze, Forbes, France bleu, La Revue du vin de France e Fake Booze, Rassegna stampa internazionale, The Drinks Business, vino spazialeQuesta notizia fa parte della rassegna stampa internazionale di Civiltà del bere. Per riceverla gratuitamente una volta a settimana in formato newsletter iscriviti qui.
© Riproduzione riservata - 01/04/2021