Trump sarà presidente: nuovi dazi in arrivo per il vino europeo?
Da gennaio 2025, con il ritorno ufficiale di Trump alla Casa Bianca, il settore vitivinicolo mondiale potrebbe subire importanti conseguenze. Il presidente eletto ha infatti intenzione di seguire una linea protezionistica a favore del commercio locale statunitense.
Per approfondimenti: La revue du vin de France, Decanter, The New York Times, JancisRobinson.com, The drinks business e The New York Times
Durante la sua campagna elettorale, Donald Trump ha in più occasioni promesso di imporre dazi del 60% su tutti i prodotti provenienti dalla Cina e dal 10 al 20% su tutte le altre importazioni compreso, dunque, il vino europeo.
Una storia che si ripete
Non sarebbe la prima volta: nel 2019, a seguito di una disputa tra i colossi dell’aeronautica Boeing e Airbus, Trump aveva introdotto dazi del 25% su diversi prodotti d’importazione europea, tra cui i vini francesi, tedeschi, britannici e spagnoli, risparmiando i vini italiani. Tali dazi sono stati sospesi dall’amministrazione Biden nel giugno 2021. Ma la cosiddetta “Trump tax” è stata solo sospesa: «Il pericolo di vederla riapplicata è reale. Mi rammarico che questi quattro anni non siano stati impiegati dalla Francia e dall’Europa per risolvere il conflitto commerciale all’origine di questa tassa», afferma Jean-Marie Fabre, presidente di Vignerons indépendants de France.
Trema il settore del vino francese
D’altronde «gli Usa rappresentano il primo mercato in volume per i vini francesi e il secondo mercato in valore per gli alcolici, di cui l’80% per il Cognac», spiega ancora Jean-Marie Fabre, che spera in un dialogo transatlantico costruttivo e fruttuoso. Un ritorno delle tasse sul vino potrebbe infatti avere conseguenze dirette sul volume delle esportazioni di vino francese verso gli Usa. Uno studio pubblicato dal dipartimento delle dogane nel marzo 2021 dimostrava come l’attuazione dell’imposta del 25% avesse fortemente contribuito a un calo delle esportazioni di vino verso gli Usa comportando una grave perdita di quote di mercato a vantaggio di Italia e Nuova Zelanda (La revue du vin de France e Decanter).
Cosa sapere sui dazi di Trump
Elemento centrale della campagna Make America Great Again, «dazio è la più bella parola del dizionario», avrebbe dichiarato Trump. Come spiega The New York Times, i dazi sono tasse a carico dell’importatore che si applicano a un prodotto quando questo attraversa un confine. Ma se per il prossimo presidente Usa tale politica protezionistica porterà vantaggi alla produzione statunitense creando nuovi posti di lavoro, al contrario, per molti economisti una mossa del genere porterebbe a costi più elevati e a guerre commerciali destabilizzanti a livello globale. Nel caso delle pesanti tasse che Trump aveva già imposto durante il suo primo mandato, la maggior parte dei costi era stata assorbita proprio dai consumatori. Uno studio del Peterson Institute for International Economics ha già calcolato che se i piani tariffari in cima alla lista delle promesse di Trump venissero effettivamente attuati, i costi per una tipica famiglia americana aumenterebbero di $2.600 all’anno.
Gravi conseguenze anche sul mercato statunitense
I dazi sulle importazioni di vino sarebbero, dunque, una cattiva notizia non solo per gli importatori, ma anche per i consumatori statunitensi, perché gli Usa sono il più grande importatore di vino al mondo in termini di valore, importando bottiglie da quasi tutti i Paesi produttori di vino. Degli 1,84 milioni di americani impiegati nell’industria vinicola statunitense, 719.198, ovvero il 39%, sono impiegati nel commercio di vini internazionali. Dazi come quelli proposti non colpiscono solo i produttori di vino stranieri, ma anche gli autotrasportatori, i magazzinieri e tutti gli addetti al settore (JancisRobinson.com).
Intanto tutta l’Europa si prepara a Trump
Nonostante tutto, secondo Trump l’Ue dovrà “pagare un prezzo elevato” per non aver acquistato abbastanza esportazioni americane. Nel settore delle bevande alcoliche i grandi gruppi europei tremano: per Diageo il 40% del business è negli Usa, mentre per Pernod Ricard è il 30%, ma si possono citare anche Moët Hennessy, Remy Cointreau e Campari (The drinks business). “Il peggior incubo economico si è avverato”, scrive in un altro approfondimento The New York Times, che avverte come l’atteggiamento più conflittuale del presidente eletto nei confronti della Cina potrebbe spingere l’Europa a schierarsi e ad affrontare una punizione, come già sta accadendo con i nuovi dazi cinesi sul Cognac in risposta a una guerra commerciale sui veicoli elettrici made in China.
Foto di apertura: J. Tyson – Unsplash
Tag: Decanter, JancisRobinson.com, La Revue du vin de France, The Drinks Business, The New York Times, Trump. dazi© Riproduzione riservata - 14/11/2024