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Trenta brindisi al Prosecco Primo Franco

17 Marzo 2014 Emanuele Pellucci
Prosecco: vino da bere giovanissimo, entro qualche mese? Chi l’ha detto? Non certo Primo Franco, uno dei massimi esponenti della produzione di alta qualità del Prosecco. Gli è bastata una verticale di otto annate organizzata nei giorni scorsi al Four Seasons di Firenze per sfatare questo luogo comune. 2013, 2003, 2000, 1997, 1995, 1992, nonché le selezioni Riva di San Floriano 2013 e Grave di Stecca brut 2010: con queste annate di Prosecco Primo Franco ha voluto celebrare i trent’anni del suo ingresso nell’azienda di famiglia, fondata dal nonno Antonio nel 1919 e sviluppata successivamente dal padre Nino. VALDOBBIADENE IN TOUR - Firenze è stata una tappa di un tour italiano che farà conoscere alla stampa e ai sommelier questo straordinario percorso qualitativo ed evolutivo delle etichette della famiglia Franco di Valdobbiadene. Un percorso che ha portato negli anni a far ottenere al loro Prosecco, nelle varie tipologie, numerosi premi e riconoscimenti a livello internazionale. UN'EVOLUZIONE PIACEVOLISSIMA - Al Four Seasons, affiancato dal collega Davide Paolini, Primo Franco ha illustrato non solo le caratteristiche delle diverse annate partendo dal Prosecco 2013, che porta il suo nome in etichetta, fino a risalire all’annata 1992, ma anche il lavoro svolto in vigna e in cantina all’indomani del suo ingresso in azienda, nel 1983. Tutto questo rivolto ad ottenere il massimo della qualità. L’assaggio di questi vini ha permesso di scoprire i risvolti evolutivi del Prosecco che, nonostante nelle più vecchie annate (1992 compreso) si avvertissero leggere note ossidative, al gusto si presentavano freschi, fruttati e piacevolissimi. Vini ancora vivi, tanto da poter accompagnare differenti tipi di cucina. BEN OLTRE L'APERITIVO - «Occorre sfatare», ha spiegato Primo Franco, «il luogo comune che il Prosecco sia un vino da consumare solo all’aperitivo. Soprattutto con il tempo, dopo che ha perduto la carica giovanile delle infinite bollicine, per la sua piacevolezza in bocca può essere l’ideale compagno di tanti abbinamenti, anche della cucina esotica».

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