Dalle Nostre Rubriche

In Italia

In Italia

Trend, manie e basi del mondo dei drink

27 Settembre 2019 Marco Cremonesi
Trend, manie e basi del mondo dei drink

Le ultime tendenze dell’arte della miscelazione: dall’ossessione per la tessitura, al food pairing, fino agli apparecchi sottratti alle cucine stellate.

Il Milk punch è trasparente, ma è a base di latte. È modernissimo, modaiolo, indispensabile in ogni drink list contemporanea. Ma è vecchio di tre secoli. Ed è ricco di narrazioni: lega l’inconsapevole miscelazione delle origini con i super bar che si moltiplicano nelle nostre città. Per questo è diventato uno dei drink simbolo di questi anni, il filo che unisce molti aspetti della miscelazione cresciuta impetuosamente nell’ultimo decennio anche in Italia.

La ricerca delle consistenze

Il Milk punch in bocca ha consistenza unica. E questo è il primo punto: la tessitura è una delle ossessioni degli ultimi anni, così come lo è stata per gli chef la variazione delle consistenze.
Un maestro in questa arte è Guglielmo Miriello, capo bartender del Ceresio 7 a Milano.
La sua ultima drink list traduce in cocktail le consistenze della seta, dell’organza (con un Milk punch) e persino del jeans. Ma forse il primo a reintrodurre in carta il punch chiarificato è stato un locale seminale come il Jerry Thomas di Roma, che compie giusto 10 anni.
Il punch al latte è diventato mania per parecchi buoni motivi: può essere preparato con qualsiasi alcolico come base, gli si può aggiungere qualsiasi frutto o spezia e può essere imbottigliato per utilizzarlo in seguito. E questo è decisivo: è un grande cocktail che può essere servito nel tempo che serve a versarlo dalla bottiglia.

Il Milk punch del Ceresio 7 a Milano

L’abbinamento diventa sofisticato

Inoltre, è versatile. Il suo poter essere fatto praticamente con tutto, lo rende il re del pairing all’europea, l’abbinamento con il cibo esploso negli ultimi anni. I ristoranti Usa, a differenza di quelli del Vecchio continente, hanno sempre servito cocktail. Memorabili le invettive del presidente Jimmy Carter contro i “three Martini dinners”. Ma, appunto, i drink erano evergreen come il Martini o il Manhattan, fino a non molto tempo fa serviti con qualsiasi cibo. Cosa ben diversa dai sofisticati apparentamenti di oggi, in cui il cocktail nasce dalla collaborazione stretta tra chef e bartender, con bevande originali ad accompagnare ogni portata e il drink che ruba ingredienti al piatto o viceversa.

Questo contenuto è riservato agli abbonati digitali e Premium

Abbonati ora! €20 per un anno

ACQUISTA

Se sei già abbonato accedi.

In Italia

Ottavia Vistarino lancia la Réserve des Amis e il Wine Club per gli amici-estimatori

Dalla Casa del Pinot nero in Oltrepò Pavese un nuovo progetto “per […]

Leggi tutto

Addio al principe Alessandrojacopo Boncompagni Ludovisi Altemps, produttore appassionato della Tenuta di Fiorano

L’imprenditore, titolare della proprietà a ridosso dell’Appia Antica dove è nato uno […]

Leggi tutto

Cantina San Michele Appiano: Appius 2021 è figlio di un’annata difficile, ma dal gran potenziale

Presentata la 12^ edizione della celebre cuvée pensata da Hans Terzer e […]

Leggi tutto

Benvenuta Aminta, la nuova tenuta di Andrea Cecchi a Montalcino

Hanno debuttato a Milano i primi due vini, Rosso e Brunello di […]

Leggi tutto

Citra: Caroso 50°, autentica espressione d’Abruzzo

La cooperativa che riunisce 3.000 famiglie di viticoltori del territorio festeggia il […]

Leggi tutto

Tutto quello che c’è da sapere sul Kerner (incluso il legame sempre più stretto con l’Alto Adige)

Nasce dall’incrocio genetico tra Schiava grossa e Riesling, effettuato in Germania nel […]

Leggi tutto

Franz Pardatscher è il nuovo presidente di Cantina Colterenzio

Cambio ai vertici della Cantina Colterenzio. Dopo 18 anni di onorato servizio, […]

Leggi tutto

Antichi Poderi Jerzu protagonista all’Enoluogo di Civiltà del bere

Il 18 novembre il nostro “salotto del vino” milanese ha ospitato questa […]

Leggi tutto
X

Hai dimenticato la Password?

Registrati