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Strategie per affrontare il presente: (2): la parola agli operatori intervenuti a VinoVip al Forte

15 Luglio 2025 Jessica Bordoni
Strategie per affrontare il presente: (2): la parola agli operatori intervenuti a VinoVip al Forte

Durante la terza edizione del summit in Versilia, abbiamo intervistato una decina tra titolari d’azienda e professionisti del settore. Dopo le considerazioni dei produttori, spazio ai consigli e ai suggerimenti di chi il vino lo promuove, lo comunica e lo vende per lavoro

Tra convegni, talk show e walk around tasting, all’ultima edizione di VinoVip al Forte abbiamo avuto modo di confrontarci con i partecipanti, titolari e professionisti di primo piano del settore. La scorsa settimana abbiamo pubblicato le considerazioni di alcuni produttori, e in particolare quali strategie stanno mettendo in atto in azienda per fronteggiare le sfide del presente. Oggi vi riportiamo le parole di un gruppo operatori presenti al summit, che hanno provato a offrire qualche utile spunto e consiglio per superare le criticità e rafforzare la propria impresa.

Più spazio all’enoturismo e alla figura del sommelier

Tra gli aficionados di VinoVip al Forte, il presidente dell’Associazione Italiana Sommelier Sandro Camilli ha rimarcato il ruolo chiave di una promozione efficace, che per essere tale deve necessariamente passare dalla valorizzazione del territorio. «L’incoming è una leva di sviluppo ormai imprescindibile per le Cantine e per i turisti il vino rappresenta un valore aggiunto. Oggi i visitatori cercano esperienze capaci di emozionarli, non soltanto quiete e riposo. La vendita diretta è un canale ancora poco sviluppato e con ampi margini di crescita, ma sta alle aziende coglierne il potenziale lavorando a un’ospitalità ben organizzata e puntuale». E poi c’è la questione ristorazione, che tocca direttamente l’attività professionale dei sommelier. «La nostra figura è ancora vista come un costo dagli chef e dai ristoratori, mentre rappresenta un prezioso investimento. Se messo nelle condizioni giuste per lavorare, il sommelier permette di far ruotare la cantina e alzare il prezzo medio dello scontrino. Noi da sempre cerchiamo di fare awareness su questi aspetti».

Andare incontro al pubblico e stimolarlo con iniziative ad hoc

Nicola De Toma, titolare dell’omonima enoteca di famiglia nel centro di Lodi dove oggi lavora anche il figlio Andrea, ha ricordato l’importanza di un dialogo costante e costruttivo con il consumatore finale. «Il nostro esercizio si trova in una zona pedonale, a pochi passi dal Duomo, e da aprile a fine ottobre abbiamo allestito un dehors con dei tavolini dove fare mescita. Ogni 15 giorni in calendario c’è la presentazione di una Cantina: serviamo 2-3 referenze emblematiche con un accompagnamento gastronomico raccontando la storia e lo stile della Casa vinicola, meglio se alla presenza di un responsabile aziendale. È il primo anno che abbiamo attivato questa formula e stiamo avendo un buon riscontro. Da parte del pubblico c’è tanta voglia di scoprire e provare nuovi vini, per poi acquistare le bottiglie. Alle aziende, quindi, consiglio di investire in questo tipo di iniziative e più in generale nella partecipazione agli eventi. Bisogna andare incontro al consumatore, stupirlo con racconti interessanti e prodotti accessibili, attivando anche promozioni e scontistiche per stimolare la vendita».

Vigna, cantina, marketing e new media

La wine educator Cristina Mercuri, titolare di una wine academy che porta il suo nome, ha invitato a non perdere di vista la centralità della vigna, principio e fondamento di ogni attività produttiva: «Il cambiamento climatico ci consiglia di focalizzarci ad esempio sui vitigni autoctoni, naturalmente più resistenti nel loro habitat di origine, così come di valorizzare le vecchie vigne, che godono di un maggiore equilibrio vegetativo. O, ancora, di privilegiare le pratiche della viticoltura biologica, biodinamica e rigenerativa, più rispettose dell’ambiente. In cantina, invece, il mio suggerimento è di tenere sempre la mente aperta. Penso ai dealcolati: non vanno considerati come il male assoluto, bensì come un’opportunità da cogliere per parlare a una fetta di pubblico ancora solo potenziale, a cominciare dalle nuove generazioni. Si tratta di un gancio per “educare” gradualmente al vino il palato dei neofiti e degli scettici, che in un secondo momento potranno orientarsi verso etichette più complesse e ricercate». Da comunicatrice esperta, Cristina Mercuri ha ricordato anche l’importanza del marketing e dei new media per dare visibilità ai propri brand: «aspetto che ancora troppo spesso le Case vinicole tralasciano».

Maggiore sinergia tra produzione e formazione

Un gap di cui è ben consapevole anche Pietro Tonutti, professore e direttore del master universitario “Vini italiani e mercati mondiali” della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, che si avvia alla sua XI edizione. «Quando ci si trova in un momento di crisi come quello attuale, è fondamentale giocare d’attacco e non in difesa, continuando a investire in professionalità e competenze. Sono fermamente convinto che i giovani, con le loro idee nuove e la loro voglia di cambiare le cose, possano fare la differenza. A mio avviso serve uno sforzo collettivo di promozione concreta delle attività di formazione, ma soprattutto una maggiore sinergia tra il mondo della produzione e quello della formazione per confrontarsi tutti insieme sulla complessità di un comparto molto articolato, che spazia dagli aspetti enologici a quelli commerciali, da quelli socio-culturali a quelli tecnico-gustativi. Infine, a chi guida le aziende, ricordo la virtù della pazienza. Gli investimenti, spesso non garantiscono un investimento immediato. Essere capaci di aspettare, alla lunga ripaga».

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