Continua la nostra inchiesta sullo stato di salute della mitica regione francese, oggi al centro di un periodo complicato a livello commerciale e d’immagine. Le considerazioni di Raoul Salama, docente e giornalista francese con alle spalle decenni di collaborazioni con autorevoli pubblicazioni come la Revue du Vin de France e Bettane + Desseauve
Alla vigilia delle degustazioni En Primeur 2024, la critica annunciava una situazione tragica. Ma l’allarme è parzialmente rientrato alla fine della campagna. Molti vini hanno soddisfatto anche i palati più esigenti e messo in guardia da facili generalizzazioni e giudizi frettolosi.
Il sistema Bordeaux ha superato diverse crisi e anche oggi sta dimostrando di saper reagire alle difficoltà cercando risvolti positivi anche in un contesto innegabilmente piuttosto complicato.
Perché è maggiormente soggetta alle crisi mondiali
Anche per Raoul Salama, docente e giornalista francese con alle spalle decenni di collaborazioni con autorevoli pubblicazioni come la Revue du Vin de France e Bettane + Desseauve, la situazione bordolese è «grave ma non catastrofica. Alcuni vigneti dovranno essere sradicati, alcune proprietà saranno vendute o scompariranno. Ma questa non è la prima situazione critica che Bordeaux affronta». Salama porta a esempio l’anno 1973, quando una crisi petrolifera mondiale e il conseguente aumento dei costi energetici aggravati, a Bordeaux, da annate non favorevoli e da una diminuzione della domanda, portarono a un eccesso di offerta e a un crollo dei prezzi. Oggi, esattamente come allora, Bordeaux continua a dipendere dalla domanda globale più di qualsiasi altra regione produttrice di vini pregiati al mondo ed è dunque maggiormente soggetta alle recessioni economiche.

Capacità di ripresa al netto di qualche trasformazione
«Ma dall’altra parte», continua l’esperto, «più di altre regioni vitivinicole, Bordeaux ha un senso degli affari e sa arrivare in anticipo sulle questioni. Pertanto, l’area si riprenderà a breve o, più probabilmente, a medio termine, anche se certamente con alcuni cambiamenti». Inoltre: «Se i prezzi, soprattutto quelli dei vini più pregiati, continueranno a essere ragionevoli e accessibili, i veri consumatori torneranno progressivamente, soprattutto in Francia e in Europa».
La prospettiva di un ritorno alle origini per l’En Primeur
Con l’occhio di chi ha vissuto e visto altre crisi simili, Raoul Salama offre uno sguardo navigato anche sull’attuale sistema En Primeur: «Dimostra e conferma che per il consumatore finale acquistare con questa formula ha senso solo nelle annate migliori. Niente di nuovo». Ma l’attuale impostazione della campagna potrebbe non avere un futuro e dover tornare alla sua struttura originaria: «Prima degli anni ’80, l’En Primeur coinvolgeva prettamente un mercato professionale tripartito tra Châteaux, Négociants e Courtiers (ovvero tra tenute, commercianti di vino e intermediari, ndr). In seguito, è diventato un evento internazionale, grazie all’interesse dei consumatori, ma anche a una notevole speculazione. Questi tempi sono ormai finiti e presto torneremo al mercato tripartito, che sarà sempre necessario, data la struttura del mercato dei vini di Bordeaux».
Le piazze da riconquistare e un avvertimento
Un ritorno alle origini, ma anche a prezzi più contenuti è possibile: «E tuttavia ci vorrà del tempo. È più facile e meno costoso conquistare un mercato nuovo che riconquistare quello perso», conclude Raoul Salama aggiungendo una nota positiva che, però, suona anche come un avvertimento per altre regioni vinicole. «Con alti e bassi, Bordeaux è sempre in vantaggio (sono stati i primi a conquistare la piazza statunitense e poi quella cinese). Quello che sta succedendo a Bordeaux succederà a molti altri vigneti in tutto il mondo, Italia inclusa, perché il problema del calo dei consumi è globale». È dunque più importante che mai studiare e comprendere il comportamento di Bordeaux che, oltre a essere da più di 150 anni è all’avanguardia in campo enologico, rappresenta una sentinella per tutti.